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FINO AL 31 DICEMBRE 2024 IN PENSIONE A 67 ANNI

L’età pensionabile resta ferma 67 anni di età, sia per la pensione di vecchiaia che per l’assegno sociale: sino al 31 dicembre 2024, non vi sarà quindi alcun aumento. E questo perché non scatterà il programmato incremento della speranza di vita dal primo gennaio 2023. E’ l’effetto dell’incremento di mortalità verificatosi a causa del Covid-19.

 

Una notizia positiva. La buona notizia è arrivata da un decreto del Mef (Ministero dell'Economia e delle Finanze) dei giorni scorsi, in cui viene certificata una variazione Istat negativa: meno 0,25 di anno, pari a tre mesi, registrata dalla popolazione residente all'età di 65 anni. Corrispondente alla differenza tra la media dei valori registrati negli anni 2019 e 2020 e quella degli anni 2017 e 2018.

 

Adeguamento non negativo. Dal momento che la normativa vigente (legge n. 78/2020) prevede che l'adeguamento dei requisiti per il pensionamento non può essere negativo (in sostanza, non si può tornare indietro), il decreto cristallizza per altri due anni gli attuali requisiti. Si tratta complessivamente del quarto adeguamento, dopo i precedenti: più 3 mesi nel 2013, più 4 mesi nel 2016, più 5 mesi nel 2019 e nel 2021 (mancato adeguamento).

 

Cosa succede. Per i lavoratori la cui pensione viene calcolata interamente con il metodo contributivo viene quindi convalidato sino al 2024 il canale di uscita a 64 anni con 20 di contribuzione effettiva. Il rateo pensionistico mensile non dev’essere inferiore a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale (1.289 euro) e quello a 71 anni in presenza di un minimo di 5 anni di contribuzione effettiva. Il mancato adeguamento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia comporta poi l'invarianza sino al 2024 anche dei requisiti anagrafici per l'assegno sociale, che resterà anch’esso congelato a 67 anni.

 

Pensione anticipata. Nessuna novità, invece, per la pensione anticipata (l’ex anzianità): grazie alla legge che ha introdotto Quota 100 (decreto-legge n. 4/2019), sino al 31 dicembre 2026 continua infatti a beneficiare dell'esenzione dall'applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita. I requisiti contributivi resteranno dunque pari a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne. Non vi saranno variazioni neppure per  requisito dei 41 anni, indipendentemente dall’età, per i lavoratori precoci, coloro cioè che possono contare su almeno 12 mesi di contribuzione versata prima del compimento del 19esimo anno di età. Nel loro caso, però, si applica la “finestra mobile” di tre mesi dalla maturazione dei requisiti.

Nulla di nuovo anche per i “notturni, i lavoratori impiegati in cicli produttivi organizzati su turni di dodici ore, che svolgono attività lavorativa per almeno sei ore nel periodo notturno comprendente l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino. E gli “usuranti” che continuano ad andare in pensione con la vecchia quota 97,6, con 61 anni e 7 mesi di età e 35,9 di contributi.

 

www.inps.it