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PENSIONE, ECCO QUANTO SI RIDUCE SE L’ECONOMIA NON CRESCE

L’andamento dell’Azienda Italia avrà un pesante effetto sulle pensioni degli italiani, soprattutto su quelle dei giovani. Così, per esempio, per un venticinquenne che staccherà a 70 anni e 7 mesi, un Pil a crescita zero da oggi al momento della pensione significherà avere un vitalizio di 1.348 euro netti al mese. Sono 380 euro in meno al mese rispetto ai 1.728 che avrebbe con un’economia in salute, in cui il Pil aumenta invece dell’1,5% all’anno, sempre da oggi al momento del pensionamento.

E’ lo scenario che emerge dalle simulazioni realizzate in esclusiva per L’Economia (settimanale di economia, finanza e risparmio del Corriere della Sera) da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale (vedi tabella).  “In seguito alla riforma Monti-Fornero, dal 2012 i vitalizi sono calcolati in tutto o in parte con il sistema contributivo”, spiega Andrea Carbone, partner di Progetica, “ogni anno i contributi versati vengono rivalutati dall’Inps in base all’andamento del Pil nei cinque anni precedenti. Se l’Italia va bene, le nostre pensioni saranno più alte; se invece resta in stagnazione, o peggio in recessione, l’assegno pubblico sarà più magro”.

Le elaborazioni mostrano il possibile impatto per sei profili di lavoratori con un reddito attuale di 1.800 euro netti al mese: un 25enne, un 35enne e un 45enne, dipendenti e autonomi. Come si è visto, l’impatto è particolarmente pesante per chi ha iniziato da poco la vita lavorativa, e diminuisce invece andando avanti negli anni. Per un autonomo 45enne il calo è di circa 212 euro al mese, da 1.257 a 1.045 euro. Complessivamente si tratta comunque di differenze rilevanti, che vanno dai 200 ai quasi 400 euro al mese per pensioni comprese tra i 1.000 e i 1.700 euro.

“Naturalmente si può solo stimare quale Pil medio avrà l’Italia negli anni a venire”, spiega Carbone, “nella busta arancione, chiamata La Mia Pensione Futura, l’Inps utilizza lo stesso valore adottato dalla Ragioneria generale dello Stato nelle sue previsioni di lungo periodo, pari all’1,5% medio. Il sistema di simulazione sul sito dell’Inps consente di personalizzare la crescita del Pil all’1% annuo, ma non di meno. Ecco perché nelle simulazioni in tabella sono stati usati i due valori previsti dall’Istituto, pari a 1% e 1,5%, oltre a appunto allo 0%. Ci auguriamo che in futuro il simulatore Inps consenta d’inserire valori del Pil inferiori all’1%, in modo che i cittadini possano avere ipotesi più prudenti, che non rischino di sovrastimare la propria futura pensione”.

Oltre a guardare in avanti, cioè a stimare l’impatto del Pil per i futuri pensionati, le simulazioni di Progetica analizzano anche quello che hanno già avuto: cioè il costo dei quattro anni di recessione, fra il 2008 e il 2009 e fra il 2012 e il 2013 (vedi tabella). “Hanno lasciato segni duraturi che ci hanno riportato indietro a livelli di ricchezza di oltre un decennio fa”, sottolinea Carbone, “per i profili più giovani, l’effetto sarà fra tra il nullo e lo scarso. Ma già per un quarantacinquenne, si faranno invece sentire: se invece di quattro anni di recessione avessimo avuto quattro anni con un Pil in crescita annua dell’1,5%, un dipendente avrebbe avuto 66 euro in più al mese di pensione, un autonomo 52. Cifre forse piccole in sè, ma grandi se si pensa che sono state dovute a solo quattro anni di cattivo andamento dell’economia italiana”.

Con una prolungata crisi economica, insomma, gli effetti sulle pensioni sarebbero stati decisamente più pesanti. Le simulazioni di Progetica ipotizzano una continuità lavorativa sino alla fine dell’attività. In caso di buchi contributivi (cioè di sospensioni nei versamenti), la pensione sarà naturalmente più bassa.

www.inps.it