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LAVORATORI AUTONOMI: NEL 2020 LA PENSIONE COSTERÀ DI PIÙ

Anno nuovo, contributi nuovi: ma non per tutti. L’aumento della contribuzione destinata alla pensione riguarda in particolare i lavoratori autonomi, con l’eccezione dei titolari di partita Iva (free lance). Diamo la parola ai numeri (vedi anche la tabella in allegato).

Dipendenti. Nulla di nuovo per i dipendenti: l'aliquota invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs) dovuta all'Inps, rimane infatti fissata al 33%, di cui 23,81% a carico dell'azienda e 9,19% del lavoratore. Nel 2020 la quota a carico del dipendente sale al 10,19% per la fascia di retribuzione mensile che supera i 3.886 euro (un dodicesimo di 47.379, tetto pensionistico).

Artigiani e commercianti. Per loro, la riforma Fornero ha stabilito un aumento progressivo dell’aliquota contributiva dello 0,45% a partire dal 2013, sino a raggiungere il 24% nel 2018. Quest’anno gli artigiani dovranno applicare il 24% sul reddito d'impresa dichiarato al fisco sino a 47.379 euro e il 25% sulla quota di reddito compreso tra 47.379 e 78.965 euro, massimale imponibile per il 2020.

L’aliquota dei commercianti è maggiorata dello 0,09%, destinato al fondo per la razionalizzazione della rete commerciale, per favorire la cosiddetta "rottamazione negozi", che consente la percezione di un indennizzo pari al Trattamento minimo sino all’età per la pensione di vecchiaia. Dovranno applicare il 24,09% sulla fascia di reddito sino a 47.379 euro e il 25,09% sulla quota compresa tra 47.379 e 78.965 euro.

Nel 2020 il minimale di reddito imponibile ai fini del calcolo è salito a 15.953 euro, per cui il contributo minimo (comprensivo della quota di maternità) dovuto dagli artigiani è di 3.837 euro e dai commercianti di 3.851.

Per i titolari e collaboratori di età superiore ai 21 anni l’aliquota continuerà a incrementarsi annualmente di una misura pari allo 0,45%, sino al raggiungimento della soglia del 24% (praticamente la parità). Pertanto, gli artigiani pagheranno il 21,90% e i commercianti il 21,99%.

Anche per il 2020 continua ad applicarsi la riduzione del 50% dei contributi dovuti dai soggetti con più di 65 anni di età, già pensionati presso le gestioni Inps.

Parasubordinati. Nessuna novità, a eccezione del massimale imponibile, anche per quanto riguarda i cosiddetti “para-subordinati” (Co.co.co. e free-lance). In poche parole, per il 2020 il quadro della contribuzione dovuta alla Gestione separata Inps si presenta come segue:

1) lavoratori non iscritti a un altro fondo obbligatorio, né titolari di pensione. Pagano un contributo del 34,23% (33% per il fondo pensioni, più 1,23% per il fondo maternità, assegni familiari e disoccupazione), di cui 11,41% a loro carico e 22,82% a carico del committente;

2) lavoratori già iscritti a un altro fondo obbligatorio, oppure titolari di pensione: pagano un contributo del 24% (con la stessa ripartizione, 8% e 16%);

3) titolari di partita Iva: pagano il 27,72%. Il contributo, lo ricordiamo, è interamente a loro carico, recuperabile in fattura nella misura massima del 4%.

L’addizionale dello 0,72% serve a finanziare le tutele assistenziali come malattia, maternità e assegni al nucleo familiare. Dal primo luglio 2017 l’addizionale è stata maggiorata di un ulteriore 0,51%, destinato a finanziare la stabilizzazione della Dis-Coll, l’indennità di disoccupazione dei collaboratori coordinati e continuativi.

Per tutte le categorie di contribuenti il massimale di reddito imponibile è fissato a 103.055 euro annui.

 

www.inps.it