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SCUOLA, SUL CAOS PENSIONI INTERVIENE IL MINISTRO

Voci insistenti parlavano di pensione a rischio per alcune migliaia di dipendenti della scuola, in attesa di ritirarsi dal lavoro il 1 settembre. Ma, dopo l'incontro fra ministero e sindacati, lo scorso 17 luglio, l'allarme è (almeno in parte) rientrato.

I fatti. Nella prima parte del mese, questi rumours – secondo cui vari dipendenti si sarebbero visti sfumare l'assegno pensionistico a causa di difficoltà da parte dell'Inps nell'accertarne il diritto - stavano creando sconcerto tra il personale interessato. L'allarme, insieme alla richiesta pressante dei sindacati di fare chiarezza, ha così persuaso l'istituto di previdenza a fare il punto con un comunicato stampa, diffuso il 12 luglio. Le novità che sono state introdotte in seguito all'affidamento all'Inps dell'accertamento del diritto alla pensione, sono causa - tra le varie sedi dell'istituto pensionistico e gli uffici scolastici territoriali - di alcuni ritardi. Non solo. Si è infatti verificato anche un rimpallo di comunicazioni rispetto ai versamenti, alla presunta mancanza di domande di riscatto o computo e addirittura di contribuzione relativa ai periodo di lavoro di ruolo, non presenti negli archivi telematici dell'ente di previdenza.

Competenza Inps. La situazione di incertezza nasce dal fatto che da quest’anno l'istituto ha assunto su di sé l'attività di certificazione del diritto alla pensione per il personale del comparto scuola. A differenza degli anni precedenti, in cui la certificazione veniva effettuata dagli uffici territoriali del ministero della Pubblica istruzione, salvo successiva verifica da parte dell'Inps in sede di liquidazione del trattamento. Di qui la necessità di procedere a una verifica preventiva del diritto alla pensione.

Troppe domande. Le difficoltà denunciate, si legge tra le righe del comunicato stampa, sarebbero la conseguenza di due fattori. Oltre alla già specificata assunzione diretta della certificazione del diritto, anche il gran numero di domande di cessazione dal servizio. Una concomitanza che avrebbe dunque creato alcune delle difficoltà denunciate. Quest'anno, si precisa nel comunicato, sono state oltre 41.000 le domande di cessazione, con un aumento delle richieste di collocamento a riposo di oltre il 30% rispetto all'anno precedente.

Qualcuno rischia. Fino a oggi il diritto a pensione con decorrenza 1 settembre 2018 è stato accertato per oltre 36.700 dipendenti scolastici. Non è stato invece ancora riconosciuto ai 4.600 che pure avevano presentato, come stabilito, domanda di cessazione dal servizio e di accesso al trattamento pensionistico entro il 20 dicembre 2017. Una “scusa” respinta al mittente da parte delle organizzazioni sindacali, le quali fanno notare che era noto già dal mese di gennaio 2018 che le domande di pensione presentate dal personale docente e Ata e dai dirigenti scolastici alla fine si sarebbero aggirate intorno a 42.000. Ci sarebbe quindi stato tutto il tempo per predisporre le verifiche e gli ulteriori approfondimenti.

Allarme rientrato. Nessuna emergenza, in ogni caso. La rassicurazione è arrivata dal ministero dell’Istruzione e dall’Inps durante il recente incontro con le organizzazioni sindacali. I dipendenti della scuola con diritto a pensione già certificato con esito positivo sono, infatti, alla data del 17 luglio, oltre 36.700. Di questi, più di 17mila coloro hanno la pensione già liquidata con pagamento al 1 settembre 2018, contro le circa 8mila pensioni liquidate nello stesso periodo del 2017. Miur e Inps hanno confermato di essere al lavoro per affrontare le singole situazioni in cui si registra un diniego della richiesta di pensionamento. Casi che saranno affrontati uno a uno, ma che, comunque, risultano percentualmente in diminuzione rispetto al 2017, nonostante le richieste di pensionamento siano cresciute del 30% (fra docenti e non docenti sono oltre 41.000). Il numero di dinieghi per carenza di requisiti ammonta al 10% circa delle richieste totali, contro il 15% circa registrato un anno fa. Si tratta di 4.580 casi su cui Inps e Miur stanno portando avanti puntuali verifiche dei diritti acquisiti o meno. Intanto è già stato avviato un progetto specifico, annunciato dal neoministro Marco Bussetti, per rendere più rapido il passaggio di dati e informazioni fra il ministero e l’ente di previdenza che consentirà di lavorare con anticipo e maggiore velocità sulle pratiche del 2019.

Leonardo Comegna

www.miur.gov.it