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SANITÀ, SEMPRE PIÙ CITTADINI COSTRETTI A CURE PRIVATE

I tempi di attesa per visite ed esami medici si allungano pericolosamente. E, altrettanto pericolosamente, sale la spesa sanitaria privata – quella che esce direttamente dalle tasche degli assistiti senza passare dal Servizio Sanitario nazionale. Certamente, non siamo in una situazione di tipo "americano", in cui si ha assistenza solo in presenza di una polizza. Ma non siamo neppure più ai tempi in cui andare "privatamente" era considerato quasi un lusso da "molto abbienti".

 

I "forzati della sanità a pagamento"

Quanti sono i cittadini obbligati a ricorrere alle cure private a causa dei tempi snervanti di attesa delle prestazioni pubbliche? Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Rbm Assicurazione salute, li ha quantificati in "19,6 milioni", chiamandoli "forzati della sanità a pagamento". Commentando i risultati del IX Rapporto Rbm-Censis sulla salute, realizzato su un campione di 10.000 cittadini maggiorenni e presentato a Roma-Eur lo scorso 13 giugno nel corso del Welfare Day, ha ricordato che questo folto gruppo di cittadini è costretto "a pagare di tasca propria per ottenere prestazioni essenziali prescritte dal medico - almeno una all’anno - e di questi circa il 50% appartiene alle categorie sociali più fragili, come gli anziani e malati cronici". E, ça va sans dire, i cittadini costretti a pagare non sono certo felici: "un italiano su due", ricorda Vecchietti, " è rassegnato e non prova neanche a prenotare una prestazione sanitaria con il Servizio Sanitario Nazionale, ma va direttamente nel privato mettendo mano al portafoglio".

 

Attese, quanta pazienza

La tendenza, come direbbe il bollettino del mare, è al peggioramento: "Nel 2019". le prestazioni sanitarie pagate dai cittadini, passeranno da 95 a 155 milioni", ha detto Vecchietti. "La spesa sanitaria privata media per famiglia è pari a 1.522 euro (+2,97% dal 2017), quella pro capite è di 691,84 euro (+ 12,33%). Mentre aumenta dal 10,54% al 27,4% la necessità di finanziare le spese sanitarie attraverso prestiti e crediti al consumo”.

La causa, come si è detto, dipende soprattutto dai tempi lunghi per prenotare le prestazioni sanitarie: ”Per le visite specialistiche si hanno circa 128 giorni medi di attesa per una visita endocrinologica, 114 per una visita diabetologica, 65 per una visita oncologica, 58 per una visita neurologica, 57 per quella gastroenterologica, 56 per una visita oculistica, 54 per una visita pneumologica, 49 giorni per una visita di chirurgia vascolare e 49 giorni per una visita cardiologica", ha detto Vecchietti. Nella graduatoria delle visite pagate di tasca propria, vince (ma non da oggi) il dentista (il 92% va privatamente); diffuso anche l'acquisto privato di farmaci (costo medio di 380 euro e frequenza del 38%) e occhiali o lenti a contatto (220 euro, con frequenza del 18%).

Va meglio per gli esami diagnostici, che in ogni caso vedono un 23% che sfugge al welfare pubblico, e le prestazioni ospedaliere, dove comunque quasi il 10% va privatamente. "La necessità di ricorrere a prestiti e credito al consumo per finanziare le proprie cure passa dal 10,54% al 27, 14%”, ha aggiunto Vecchietti.

 

Prevenire è meglio che curare

Come fermare il trend? Secondo Vecchietti, i concetti base sono due: prevenzione e sanità integrativa. "Sembra evidente che nel lungo periodo solo un cambio di passo potrà consentire di risolvere il difficile rebus della sanità italiana: la soluzione è la prevenzione sanitaria intesa come una azione di lungo periodo in grado di prevenire l’insorgere delle patologie o almeno individuarle in fase iniziale, prima che diventino gravi o irreversibili, con relativa moltiplicazione dei costi sanitari. Oggi di prevenzione sanitaria si parla molto e si pratica troppo poco: la sfida è far entrare nella cultura sociale la priorità della prevenzione, dagli stili di vita al ricorso alle tante forme di screening”.

Inoltre, ha aggiunto Vecchietti, "se un cittadino finanzia l'85% delle cure private aderendo a una forma sanitaria integrativa, l'ammontare da pagare di tasca propria per le medesime cure scende al 33% perché quasi due terzi della spesa sono rimborsati dalla polizza sanitaria".

Alberto Mazza

https://www.rbmsalute.it

http://www.welfareday.it

 

Nellla foto, Marco Vecchietti (primo da sinistra) al Welfare Day