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PENSIONI, IN VISTA UN’ALTRA RIFORMA

È proprio il caso di dire che “tutti i nodi vengono al pettine”, l’antico proverbio. Superata infatti la fase di crisi acuta causata dall’emergenza sanitaria, la politica dovrà necessariamente tornare ad occuparsi di pensioni. Uno dei primi argomenti che dovrebbe finire sul tavolo del Governo, in vista di una riforma che potrebbe arrivare entro l’anno. Volente o nolente. Dal momento che la spesa per le pensioni potrebbe condizionare gli aiuti finanziari (vedi soprattutto le somme a fondo perduto) promessi dall’Unione europea.

Quota 41. Prima dell’emergenza sanitaria, i diversi schieramenti politici avevano iniziato a discutere di alternative a Quota 100, in vista di una sua scadenza a breve (2021). Tra le alternative sul tavolo, c’è quella di Quota 41, attualmente destinata a una fascia precisa di lavoratori, ma che la Lega vorrebbe estendere a tutti.

Ma vediamo come funziona oggi la Quota 41. I requisiti richiesti per accedervi sono i seguenti:

1) almeno 12 mesi di contributi versati, derivanti da effettivo lavoro (non valgono contributi volontari e da riscatto), anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni di età;

2) almeno 41 anni di contributi;

3) appartenenza a una delle cinque categorie tutelate: disoccupati, invalidi, caregiver (assistenza a familiari disabili, lavori usuranti, lavori gravosi).

Si può, quindi, accedere a questo tipo di pensione anticipata, indipendentemente dall’età, possedendo i tre requisiti prima indicati.

Lavoratori precoci. Non basta essere un lavoratore precoce per accedere a Quota 41, visto che questa è riservata soltanto a coloro che fanno parte anche di una delle seguenti categorie:

1) dipendenti e autonomi con invalidità accertata pari o superiore al 74%;

2) dipendenti disoccupati a seguito di licenziamento o dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi;

3) caregiver, cioè coloro che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità;

4) lavoratori che svolgono da almeno sei anni all’interno degli ultimi sette, lavori usuranti e gravosi.

Riforma necessaria. Quota 41 avrebbe come nodo focale, ovviamente, il numero 41: come gli anni di servizio. Si tratterebbe di una flessibilità di uscita intorno ai 62 anni, che se da un lato riallineerebbe l'età pensionabile a quella europea, dall'altro sarebbe una tutela importante per garantire una tutela alle persone che saranno estromesse dal mercato del lavoro a causa delle conseguenze economiche della pandemia.

La riforma del sistema pensionistico sarebbe dovuta partire dalla flessibilità in uscita, come abbiamo accennato, già prima del Covid-19. E ora che l’emergenza sanitaria e i suoi riflessi sul mondo del lavoro (la crescente disoccupazione) sono chiari a tutti, si può pigiare sull’acceleratore. In cerca di una spinta per mettere mano all’ennesima riforma previdenziale, cui sono legati gli aiuti europei.

 

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