PENSIONI, RIVALUTAZIONE MOLTO LIMITATA
La scarsa crescita del Pil si ripercuote anche sulla rivalutazione dei contributi versati all'Inps, che serviranno un domani a calcolare la pensione. L'ultimo dato fornito dall'Istat, reso noto con un comunicato del 25 ottobre del ministero del Lavoro, riguarda i contributi versati nel 2018: la rivalutazione avverrà al tasso dell’1,018254%. Questo significa che 1.000 euro di contribuzione accantonata l'anno scorso, utile per il nuovo calcolo della pensione con il sistema contributivo, nel 2019 ne valgono soltanto 1.020 euro.
Pensione dei giovani I maggiori interessati al nuovo criterio di calcolo della rendita sono i giovani. Il meccanismo del metodo “contributivo” è abbastanza semplice. Tre i parametri cui fare riferimento: la retribuzione, l'aliquota di computo e il coefficiente di trasformazione del montante contributivo.
In poche parole, con il versamento dei contributi il lavoratore accantona il 33% (aliquota di computo dei dipendenti) della propria retribuzione (il 24% del reddito gli artigiani e commercianti). Come detto, il conto contributivo viene rivalutato annualmente sulla base della dinamica quinquennale del Pil. Alla data del pensionamento, al montante accumulato, e cioè la somma dei versamenti effettuati e rivalutati, si applica un coefficiente di conversione correlato all’età.
Occorre aggiungere che i coefficienti di trasformazione sono stati recentemente rivisti (al ribasso) proprio con decorrenza 2019: 4,79%, per chi sceglie di lasciare il lavoro a 62 anni (per incassare “quota cento”), al 5,245% per chi resiste fino a 65 e al 5,604% per chi decide di arrivare fino a 67.
Montante rivalutato Vale la pena ripetere che il montante si ricava applicando alla base imponibile (retribuzione, o reddito) l’aliquota di computo: 33% per i lavoratori dipendenti, 24% per gli autonomi e 31% per i cococo iscritti alla gestione separata Inps.
La somma così ottenuta si rivaluta su base composta al 31 dicembre di ogni anno, con esclusione della contribuzione dello stesso anno. Il tasso di capitalizzazione è dato dalla variazione media quinquennale del Pil nominale, calcolato dall’Istat.
La nota ministeriale ha quindi comunicato il tasso di capitalizzazione (1,018254, media quinquennio precedente), cioè l’indice utile per rivalutare il montante maturato alla data del 31 dicembre 2018, che con l’aggiunta degli accantonamenti relativi al 2019 e 2020, serve praticamente a liquidare le pensioni con decorrenza nel 2020.
Pensioni contributive con decorrenza nell’anno 2020
31 dicembre 1996 |
1,055871 |
31 dicembre 2008 |
1,033201 |
31 dicembre 1997 |
1,053597 |
31 dicembre 2009 |
1,017935 |
31 dicembre 1998 |
1,056503 |
31 dicembre 2010 |
1,016165 |
31 dicembre 1999 |
1,051781 |
31 dicembre 2011 |
1,011344 |
31 dicembre 2000 |
1,047781 |
31 dicembre 2012 |
1,001643 |
31 dicembre 2001 |
1,043698 |
31 dicembre 2013 |
1,000000 |
31 dicembre 2002 |
1,041614 |
31 dicembre 2014 |
1,005058 |
31 dicembre 2003 |
1,039272 |
31 dicembre 2015 |
1,004684 |
31 dicembre 2004 |
1,040506 |
31 dicembre 2016 |
1,005205 |
31 dicembre 2005 |
1,039270 |
31 dicembre 2017 |
1,013478 |
31 dicembre 2006 |
1,033937 |
31 dicembre 2018 |
1,018254 |
31 dicembre 2007 |
1,034625 |
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Leonardo Comegna