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PENSIONI, +2,2% A PARTIRE DA OTTOBRE

Le pensioni aumentano (di poco, per la verità), dopo l’approvazione del cosiddetto decreto Aiuti bis (n. 155/2022), che ha l’obiettivo di far fronte al caro-prezzi. In pratica sarà anticipato di tre mesi (a ottobre) il consueto adeguamento al costo della vita.

 

Come funziona. La rivalutazione degli assegni Inps, si traduce in un aumento del 2,2%, che avrebbe dovuto scattare il 1 gennaio 2023. Si anticipa così il meccanismo di perequazione che riequilibra le somme corrisposte al costo della vita, in base all’indice dei prezzi al consumo.

L’aumento del 2,2%, in realtà risulta dalla somma di due diversi adeguamenti. Uno che riguarda il bilanciamento con i prezzi previsti nel 2023 (2%) e un altro “a conguaglio” (0,2%) rispetto al ritocco previsto nel 2020 per il 2021.

Il primo è “un acconto provvisorio” fissato dal governo in previsione dell’aumento dei prezzi in base ai dati Istat. Il secondo è quello effettivo registrato nel 2021, rispetto a quello previsto in via provvisoria nel 2020 dallo stesso istituto di statistica. Infatti, l’inflazione definitiva nel 2021 è risultata pari a +1,9%, invece del +1,7% provvisoriamente applicato dall’Inps.

Insomma, la rivalutazione del 2,2% comprende l’anticipo della rivalutazione delle pensioni del 2%; si tratta di un “acconto” sul prossimo incremento (prevista nel 2023).

La “perequazione” delle pensioni è infatti la rivalutazione dell’importo legato all’inflazione. Cioè un meccanismo tramite cui il loro importo viene adeguato all’aumento del costo della vita, come indicato dall’Istat anno dopo anno.

 

Gli esclusi. Mentre la rivalutazione a conguaglio dello 0,2% sarà applicata a tutti i trattamenti pensionistici, quella anticipata sarà riconosciuta solo se l'assegno è "complessivamente pari o inferiore all’importo di 2.692 euro” .In caso contrario, se la somma non raggiunge il limite accresciuto con l’incremento, l’aumento è comunque riconosciuto fino a concorrenza del limite maggiorato.

 

Il meccanismo. Salvo diverse disposizioni dell’Inps, al meccanismo di perequazione si dovrebbero applicare le regole operative nel 2022. I trattamenti non saranno aumentati tutti allo stesso modo, ma il rialzo procederà a scaglioni, seguendo le regole della perequazione stabilite dalla normativa in materia. Dipenderà dalle fasce di reddito stabilite in base al trattamento minimo rivisto a marzo, fissato per il 2022 a 524,34 euro. Le cifre:

- 100% dell’inflazione per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, che otterranno l’incremento del 2% più il conguaglio;

- 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra quattro e cinque volte il minimo, che saranno rivalutate dell’1,98%, (importo comprensivo del conguaglio);

- 75% dell’inflazione per le pensioni oltre cinque volte il minimo, con un +1,65%.

Come detto, resta però fermo però il limite di 2.692 euro stabilito nel decreto Aiuti Bis. Oltre questa cifra e salva la rivalutazione fino a concorrenza, i pensionati avranno diritto solo al conguaglio del 0,2%.

 

Alcuni esempi concreti. Una pensione fino a quattro volte il trattamento minimo, cioè al massimo 2.098 euro, riceverà un aumento di 22 euro al mese, per un incremento totale di 66 se si calcolano i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2022.

Le pensioni comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo (cioè fino a 2.622 euro), saranno rivalutate dell 90%, e quindi aumenteranno solo dell’1,8%. Dunque, una pensione di 2.300 euro al mese vedrà un incremento di 19,8 euro al mese, per un totale di 59,4.

Nel caso di pensioni oltre cinque volte il trattamento minimo, e fino a 2.692 euro, l’aumento sarà pari a 16,5 euro, cioè 49,5 fino a dicembre 2022.