PENSIONE, QUANTO COSTERÀ NEL 2021
Anno nuovo contributi vecchi, per via del mancato tasso d’inflazione, ma non per tutti. Per i giovani collaboratori aumenterà infatti la contribuzione destinata alla pensione. Ma diamo la parola ai numeri.
Dipendenti. Nulla di nuovo per i lavoratori dipendenti. L'aliquota invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs) dovuta all'Inps, rimane infatti fissata al 33%, di cui 23,81% a carico dell'azienda e 9,19 del lavoratore. Nel 2021 la quota a carico del dipendente resta pari al 10,19% per la fascia di retribuzione mensile che supera i 3.886 euro (un dodicesimo di 47.379 euro, tetto pensionistico).
Artigiani e commercianti. Per loro, la riforma Fornero ha stabilito un aumento progressivo dell’aliquota contributiva dello 0,45%, a partire dal 2013, sino a raggiungere il 24% nel 2018. Ciò significa che quest’anno gli artigiani dovranno applicare il 24% sul reddito d'impresa dichiarato al fisco sino a 47.379 euro e il 25% sulla quota di reddito compreso tra 47.379 e 78.965 euro, massimale imponibile per il 2021.
Per i commercianti l’aliquota è maggiorata dello 0,09%, destinato al fondo per la razionalizzazione della rete commerciale, per favorire la cosiddetta "rottamazione negozi", che garantisce un assegno pari al minimo di pensione sino all’età della vecchiaia. I commercianti dovranno applicare il 24,09% sulla fascia di reddito sino a 47.379 euro e il 25,09% sulla quota compresa tra 47.379 e 78.965 euro.
Nel 2021 il minimale di reddito imponibile ai fini del calcolo rimane fermo a 15.953 euro, per cui il contributo minimo (comprensivo della quota di maternità) dovuto dagli artigiani è di 3.837 euro e dai commercianti è di 3.851. Attenzione! I collaboratori di età inferiore a 21 anni pagano più dell’anno scorso. Per loro, infatti, l’aliquota continuerà a salire di uno 0,45% ogni anno, sino ad allinearsi al 24%.
Parasubordinati. Nessuna novità, a eccezione del massimale imponibile, anche per quanto riguarda i cosiddetti “parasubordinati” (Co.co.co. e free-lance). Per il 2021 il quadro della contribuzione dovuta alla Gestione separata Inps si presenta come segue:
1) lavoratori non iscritti a un altro fondo obbligatorio, né titolari di pensione. Pagano un contributo del 34,23% (33% per il fondo pensioni, più 1,23% per il fondo maternità, assegni familiari e disoccupazione), di cui 11,41% a loro carico e 22,82% per il committente;
2) lavoratori già iscritti a un altro fondo obbligatorio, oppure titolari di pensione. Pagano un contributo del 24% (con la stessa ripartizione, 8% e 16%);
3) titolari di partita Iva. Pagano il 27,72%. Il contributo, lo ricordiamo, è interamente a loro carico, recuperabile in fattura nella misura massima del 4%.
L’addizionale dello 0,72% serve a finanziare le tutele assistenziali come malattia, maternità e assegni al nucleo familiare. Dal primo luglio 2017 l’addizionale è stata maggiorata di un ulteriore 0,51%, destinato a finanziare la stabilizzazione della Dis-Coll, l’indennità di disoccupazione dei collaboratori coordinati e continuativi.
Per tutte le categorie di contribuenti il massimale di reddito imponibile è fissato a 103.055 euro annui.