CLOSE

This website uses cookies. By closing this banner or browsing the website, you agree to our use of cookies. CLOSE

OPZIONE DONNA, VERSO LA PROROGA

Via libera alla riduzione del cuneo fiscale, la differenza tra la retribuzione lorda e quanto si effettivamente si intasca. Ma i pensionati per il momento se la debbono scordare. È cioè sino a quando verrà varata la riforma complessiva dell'Irpef per i lavoratori dipendenti. Il documento programmatico di bilancio recentemente approvato dal governo, infatti, non include la categoria dal percorso di alleggerimento del carico fiscale atteso a partire dal 2020.

Anche il prossimo anno, dunque, non ci sarà l'estensione del famoso bonus degli 80 euro, né una rimodulazione delle detrazioni sui redditi da pensione, come richiesto dalle organizzazioni sindacali.  Disinnescato, per ora, l’intervento su quota 100, che mirava a introdurre un meccanismo di differimento nell'erogazione del primo assegno, più penalizzante rispetto a quello attuale: lo spostamento di ulteriori tre mesi delle “finestre”. Ma non c’è molto per stare tranquilli, dal momento che Matteo Renzi, acerrimo nemico de meccanismo che consente il pensionamento anticipato, ha annunciato che presenterà emendamenti in questo senso durante l'iter parlamentare di approvazione della legge di Bilancio.

Tra il detto e non detto, sbuca anche una buona notizia per le donne: Opzione donna sarà prorogata di un altro anno. Stesso discorso per l’Ape sociale, che scade il prossimo 31 dicembre.

 

Quota 100 La misura sperimentale, che consente il pensionamento anticipato sommando 38 anni di contribuzione e 62 anni di età, sarà mantenuta fino alla sua scadenza naturale (2021). Se qualche ritocco c’è da fare, si può lavorare sull’allungamento di tre mesi delle finestre. Se così non fosse si rischia di creare nuovi esodati.

Ma non basta. La legge in vigore permette a chi usufruisce di quota 100 di arrotondare la pensione con una seconda attività occasionale, a patto che non frutti più di 5 mila euro lordi l'anno. Ecco: ora si pensa di azzerare questa soglia. Dunque, chi decide di ritirarsi con quota 100 non potrebbe più contare su questa seconda entrata. In ogni caso, il divieto di arrotondamento non scatterebbe l'anno prossimo, ma nel 2021.

Considerato poi che questa misura non ha per niente soddisfatto i bisogni delle donne lavoratrici - tant’è che le adesioni, come dice l’Inps, ammontano a meno di un terzo delle domande totali presentate (a tutto settembre sono state infatti solo 45.680 su 175.995 complessive) - emerge una proposta alternativa, peraltro condivisa dalle organizzazioni sindacali. Sarebbe quella di modificare per le sole donne i requisiti di accesso, lasciando invariata l’età anagrafica (62 anni) ma, riducendo l’ammontare degli anni di contribuzioni necessari da 38 a 36, in funzione dell’evidente difficoltà delle lavoratrici di raggiungere la soglia di versamenti richiesta. Ciò in virtù del riconoscimento e della valorizzazione delle condizioni delle donne costrette a doversi sobbarcare gli oneri derivanti dal lavoro domestico o lavoro di cura, addizionato a quello esterno che genera spesso carriere discontinue.

 

Opzione donna  Come detto, la manovra economica di fine anno dovrebbe quasi certamente contenere la proroga di un anno per Opzione donna, cioè la possibilità di ottenere la pensione prima, ma con il meno vantaggioso calcolo contributivo. La proroga andrebbe a vantaggio delle nate nel 1961. A normativa ferma, ora sono interessate le lavoratrici dipendenti nate entro il 31 dicembre 1959 e le autonome entro il 31 dicembre 1958, purché abbiano maturato almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2018.

Continua a essere applicata la finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome. La scelta, è bene ripeterlo, non è indolore poiché il calcolo contributivo genera spesso una importante riduzione dell'assegno - che resterà poi per tutta la vita. L'entità del decremento dipende da diversi fattori, tra i cui l'età alla decorrenza della pensione (la riduzione è maggiore in corrispondenza di età di ritiro dal lavoro più basse), la dinamica della carriera lavorativa e la tipologia di lavoro (dipendente o autonomo). Si stima che il taglio porterebbe una penalizzazione tra il 20% e il 30%. 

 

Ape sociale Si dà per scontato che il provvedimento dovrebbe contenere anche la proroga per un anno dell’Ape sociale, che scade il 31 dicembre 2019. Una sorta di pre-pensione assistenziale che si può ottenere a partire dai 63 anni per coloro che si trovano in condizioni di disagio o svolgono attività considerate gravose (15 categorie).

Possono chiederla i disoccupati da più di tre mesi, coloro che assistono familiari disabili, persone con invalidità pari almeno al 74% e chi svolge lavori gravosi (operai edili, autisti di gru e macchine per l’edilizia, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, autisti di mezzi pesanti, infermiere e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici).

A proposito, va ricordato che nel 2018 sono stati aggiunte altre figure professionali: operai siderurgici e del vetro, operai agricoli, marittimi e pescatori. Per accedere all’anticipo gratuito occorre avere un minimo di 30 anni di contributi che salgono a 36 per chi è impiegato in lavori gravosi.

 

Leonardo Comegna

http://www.governo.it