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LIBERI PROFESSIONISTI, ATTIVITÀ IN PERDITA

Scende in maniera significativa la produttività dei liberi professionisti. Dal 2007 al 2019, il valore aggiunto per occupato, misurato in termini reali (cioè al netto dell'inflazione), del comparto delle attività professionali si è ridotto del 21,5%. Facendo registrare una perdita in termini assoluti di quasi 13mila euro per ogni lavoratore. È quanto emerge dall'analisi “dell'Osservatorio del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti”.

Spazio ai numeri. L'analisi parte dalla valutazione sul numero di occupati. Mentre negli ultimi anni nell'economia generale cresceva la disoccupazione, le fila dei liberi professionisti s’ingrossavano di anno in anno fino a raggiungere nel 2019 una crescita esponenziale del 28% rispetto al 2007. Nello stesso periodo, nell'intera economia, l'occupazione complessiva aumentava appena del 2% e tra gli “indipendenti” diminuiva addirittura dell'11%.

Tuttavia, continua L’Osservatorio, l'offerta di lavoro libero professionale è cresciuta a un ritmo decisamente superiore a quello della produzione, determinando così un repentino crollo della produttività individuale. In altre parole, la domanda di servizi professionali non è cresciuta allo stesso ritmo dell'offerta di servizi Anzi è rimasta quasi stazionaria, con la conseguenza di appiattire significativamente i redditi medi dell'intero comparto.

Valore aggiunto ridotto. Nello stesso periodo, infatti, il valore aggiunto per occupato, misurato in termini reali (cioè al netto dell'inflazione), del comparto delle attività professionali si è ridotto del 21,5% facendo registrare una perdita in termini assoluti di quasi 13 mila euro per ogni lavoratore. Concentrando l'analisi sul settore “Attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi di supporto”, il report indica come il valore aggiunto per occupato ha lasciato sul terreno 12.686 euro (meno 21,5%) passando da 58.986 euro a 46.301 euro. Rispetto a una media nazionale di 60.770 euro che, invece, ha subito un calo molto più contenuto pari a meno 2.384 euro.

Insomma, i numeri forniti dall’Osservatorio, certificano una profonda distorsione del mercato del lavoro che, soprattutto nelle mutate condizioni conseguenti alla crisi del 2008, continua a generare un sovraffollamento del sistema e un eccesso di offerta che deprime il valore dei servizi prestati.

 

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