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DUE PROFESSIONISTI SU DIECI A RISCHIO CHIUSURA

Due liberi professionisti su dieci “a rischio espulsione dal mercato”. Perché prima che l'emergenza Covid-19 “congelasse” il Paese già si muovevano su un terreno produttivo fragile. Ne è una prova il mezzo milione di iscritti alle casse private che hanno chiesto (e ottenuto) il “bonus” statale da 600 euro per la mensilità di marzo

Per il comparto dei lavoratori indipendenti si profila dunque una “nuova previdenza” che, al di là dell'erogazione della pensione a fine carriera, includerà forme di welfare delle catastrofi. Interventi, cioè, d'ampio respiro e strategici, che gli enti stanno implementando da settimane, con l'intento di supportare l'attività e il reddito del vasto bacino di soggetti alle prese con le conseguenze della pandemia. Una sorta di fai da te, insomma.

 

Platea vasta

Il campanello d’allarme è lanciato da Marina Calderone, presidente del Cup (Comitato unitario delle professioni), intervenuta l’11 giugno in un incontro via web promosso dall'Adepp (l'associazione guidata da Alberto Oliveti, che riunisce 20 enti). Considerato che sui circa 1,6 milioni di iscritti a casse autonome circa un milione esercita la libera professione, la platea di chi ha avuto accesso ai 600 euro è quasi pari al 50% degli associati. Questo significa che si tratta di proventi lavorativi riconducibili all'anno d'imposta 2018 con entrate inferiori ai 35 mila euro (uno dei requisiti per i 600 euro). Oppure dai 35 mila ai 50 mila euro, dimostrando, però, un calo di almeno il 33% del reddito del primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

 

Penalizzati giovani e sud

La fotografia, perciò, è quella di una fetta di esponenti di diverse categorie, pari al 20% che versava in condizioni di proletarizzazione” nella fase precedente all'avvento del coronavirus. Gli under 40 guadagnano un terzo dei loro colleghi ultracinquantenni. E un professionista trentino mediamente dichiara circa 54 mila euro annui, quota che va a meno di 20 mila in Calabria.

Nel frattempo, mentre gli ordini prodessionali si preparano a sedersi al tavolo degli “stati generali” dell'economia, Oliveti ha battuto sul tasto della fiscalità predatoria” dello Stato ai danni delle casse. Su cui, va ricordato, grava la tassazione del 26% sui rendimenti finanziari.

http://www.adepp.it