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CONGEDO DI PATERNITÀ A RISCHIO ELIMINAZIONE NEL 2019

Un traguardo, faticosamente conquistato dai neo papà, destinato a esaurirsi entro la fine dell’anno. Stiamo parlando del congedo di “paternità” obbligatorio remunerato da due a quattro giorni. La Legge di Bilancio 2017 aveva esteso per il 2018 questa possibilità, ma solo in maniera sperimentale. Se il Governo non deciderà di confermarla, questa misura andrà a esaurirsi.  Ad avvertire chi dovrebbe occuparsene (Ministero del lavoro) è una petizione on line promossa da studiosi e professionisti che si occupano di politiche per la famiglia. Un “manifesto” in cui si chiede che il congedo sia reso strutturale (da non dover necessariamente essere rinnovato anno per anno) e ampliato a 10 giorni, così come già previsto in molti altri Paesi europei. A quanto sembra, l’operazione è stata accolta positivamente dal Governo. L’esecutivo, infatti, all’interno del “pacchetto famiglia” (come lo ha denominato il Ministro per la famiglia e la disabilità Lorenzo Fontana), ha presentato un apposito emendamento alla Legge di Bilancio, stanziando per il 2019 una somma pari a 40 milioni.

 

Mancanza di cultura. Il congedo di paternità, nella versione attuale (da 2 a 4 giorni) rappresenta una misura a forte valenza non solo simbolica, ma anche strategica, in quanto sfida proprio questa concezione. Dando ai padri la possibilità di trascorrere più tempo con i figli, i congedi di paternità (elevati a 10 giorni) favorirebbero il loro coinvolgimento (anche emotivo) nelle attività di cura, e promuoverebbero indirettamente relazioni di genere meno disallineate.

 

Un aiuto dall’Europa. La necessità di azioni volte a promuovere una condivisione più paritaria delle responsabilità di cura, recentemente ha acquisito maggiore rilevanza anche a livello europeo, grazie a un’iniziativa della Commissione Ue (organo esecutivo), che nell’aprile 2017 ha avanzato una proposta di direttiva in materia. Il progetto, che fissa una soglia minima pari a 10 giorni con una compensazione economica al livello almeno dell’indennità di malattia, segnerebbe un considerevole passo avanti. Oggi, infatti, non esistono norme comuni europee, come invece avviene già da tempo per i congedi di maternità e genitoriali. La proposta innovativa dell’Europa, per l’Italia sarebbe decisamente più ampia. Ciò, poiché in molti paesi, le regole a livello nazionale sono già più vantaggiose di quelle minime avanzate nella proposta.

 

Fai da te. Il Consiglio (organo con potere legislativo), in un intervento dello scorso 21 giugno, ha avanzato emendamenti alla proposta della Commissione dell’aprile 2017: i ritocchi riguardano anche il congedo di paternità. Lasciando piena flessibilità ai singoli Stati nel definire sia la durata, sia la compensazione economica ritenuta adeguata. Emendamenti, che di fatto ne svuotano la portata. In questo scenario, a settembre sono iniziati i negoziati informali tra Commissione, Consiglio e Parlamento, dove il voto in plenaria è atteso per il 14 gennaio 2019. C’è da chiedersi se questi tre mesi scarsi basteranno per trovare un accordo, senza che l’intento innovativo venga affossato. Sulla questione aleggia però il pessimismo, dettato da un precedente. Infatti, l’iter della proposta di direttiva che mirava a rafforzare le regole in materia di congedo di maternità, presentata nel 2008, è stato ritirato dalla Commissione nel 2015 dopo sette anni di veti in Consiglio. In altre parole, nel frattempo la politica nazionale è dunque chiamata ad agire, come dire “fai da te

 

www.consilium.europa.eu/it

Leonardo Comegna