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COME ANTICIPARE LA PENSIONE CON LA GESTIONE SEPARATA

La gestione separata eroga solo prestazioni di natura contributiva; gli assicurati possono accedere, tra l'altro, anche al pensionamento a 64 anni con almeno 20 anni di contribuzione effettiva. Canale di uscita riservato dalla riforma Fornero solo ai “contributivi puri”. Insomma, tre anni di anticipo rispetto ai tradizionali 67 anni.

 

L’opzione. Questi i requisiti per esercitare l'opzione:

 

  •         avere meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
    • avere almeno un contributo accreditato alla data del 31 dicembre 1995;

    • possedere almeno 15 anni di contributi di cui almeno cinque nel sistema contributivo (cioè accreditati dopo il 1996);

    • avere almeno un contributo mensile versato nella gestione separata Inps.

Per centrare l'uscita a 64 anni, oltre a questi requisiti, è necessario poter disporre di una "scorta contributiva” tale che il primo rateo dell'assegno superi 2,8 volte il valore dell'assegno sociale. Cioè 1.310 euro circa al mese (anno 2022). Se questo requisito non è soddisfatto, l'età per il pensionamento è 67 anni, insieme a 20 anni di contributi. Se il valore della pensione non risulta inferiore a 1,5 volte l'assegno sociale oppure, se neanche l'ultima condizione è rispettata, l'età della pensione sale a 71 anni in presenza di cinque anni di contributi effettivi.

 

A chi conviene. L'opzione per il “tutto contributivo” va valutata da chi ha carriere brillanti e pochi contributi prima del 1996. In questa ipotesi è possibile, infatti, andare in pensione a 64 anni, quindi con un anticipo di circa due-tre anni rispetto ai requisiti Fornero. Senza necessità di riscattare la laurea e senza rimetterci molto dal punto di vista previdenziale.

Ma il “computo” va visto anche da coloro che con il regime Fornero non riuscirebbero a centrare i requisiti di 20 anni di contribuzione per la pensione di vecchiaia. Un esempio per capire meglio: una lavoratrice dipendente con dieci anni di contribuzione al 1995. Dopo un lungo periodo di inattività lavorativa si iscrive alla gestione separata in cui totalizza cinque anni di contribuzione per la scarsità dei versamenti annui.

Non avendo maturato il minimo di 20 anni di contribuzione tra le due gestioni, non può utilizzare il “cumulo” dei periodi assicurativi per conseguire la pensione di vecchiaia e pertanto la contribuzione versata andrebbe in gran parte perduta. In tal caso è possibile ricorrere al “computo” al fine di ottenere la pensione di vecchiaia all'età di 71 anni. Non si tratterà di una prestazione elevata, in quanto calcolata interamente con le regole di calcolo contributive, ma sarà comunque uno stratagemma per non perdere i contributi versati.

 

I requisiti. I requisiti per l'esercizio del computo (15 anni di contributi) possono essere integrati anche sfruttando la nuova opzione di riscatto agevolato della laurea. Altro esempio, una lavoratrice classe 1950 ormai disoccupata con dieci anni di lavoro dipendente anteriori al 1996 e due anni di contribuzione nella gestione separata dell'Inps. Grazie a una laurea quadriennale conseguita nel 1983, la signora in questione può presentare domanda di computo nella gestione separata. Contestualmente alla domanda di riscatto della laurea con il criterio agevolato pagando un onere di circa 21.000 euro.

Così facendo, la stessa integra i requisiti contributivi per il computo nella gestione separata (15 anni di contributi). E può, pertanto, accedere alla pensione di vecchiaia all'età di 71 anni. Se i contributi fossero superiori, il riscatto consentirebbe, peraltro, anche l'uscita a 67 anni a condizione però di integrare il requisito di un rateo pensionistico di almeno 1,5 volte l'assegno sociale (cioè circa 700 euro lordi al mese).