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PENSIONI, UNA RIFORMA IN ALTO MARE

A otto mesi dalla scadenza di Quota 100, la riforma delle pensioni è ancora in alto mare. Di concreto sul tavolo del Governo per adesso c'è ben poco, a eccezione delle richieste dei sindacati, che tuttavia difficilmente saranno accolte così come sono state formulate.

Il confronto si annuncia lungo e delicato. E se si esclude qualche dichiarazione di rito e un paio di incontri con le parti sociali, il cantiere previdenziale, di fatto, non è ancora partito. E proprio perché Quota 100 verrà definitivamente cancellata con il 31 dicembre 2021, urge trovare soluzioni alternative per consentire ai lavoratori prossimi alla pensione, di dover attendere i 67 anni. Oppure solo dopo aver accumulato quasi 43 anni di contribuzione.

 

Come funziona Quota 102. In queste settimane si parla tanto di Quota 102, individuata come la soluzione più probabile. La nuova formula non si differenzierebbe molto dalla precedente. Se non per qualche paletto che verrà fissato per abbassarne il costo.

Oggi si può andare in pensione una volta che la somma tra età anagrafica e anzianità contributiva dà come risultato 100. Ci sono comunque dei limiti: l’età anagrafica non può essere inferiore a 62 anni, mentre gli anni di contributi maturati devono essere almeno 38. Lo stesso modello potrebbe essere utilizzato per quota 102: in questo caso, la pensione si concretizzerebbe una volta che la somma di età e anni di contributi dà come risultato 102.

La cifra minima per gli anni di contributi richiesti dovrebbe restare pari a 38, mentre l’età anagrafica potrebbe salire a 64 anni. In questo modo lo scalone (età minima 67 anni) verrebbe ridotto, almeno per qualche anno, da cinque a due anni. Ma con alcune novità: per esempio, potrebbe esserci un limite per i contributi figurativi, cioè quelli accreditati dall’Inps per i periodi non lavorati, ma comunque coperti da contribuzione. Nel dettaglio, secondo le ultime anticipazioni, per i contributi figurativi potrebbe essere previsto un massimo di due anni. Con esclusione, però, di quelli riferiti a maternità e servizio militare.

 

Le possibili penalizzazioni. Resta tuttavia da capire se per abbassare il costo di Quota 102 verrà prevista una penalizzazione per coloro che ne usufruiscono. Oltre quella insita nel sistema: minor montante contributivo,  pensione più bassa.

Secondo alcune elaborazioni, l’anticipo di un anno di pensione porta a una riduzione dell’assegno di circa il 4%, che può arrivare fino al 15% per chi anticiperebbe di tre anni e otto mesi con Quota 102. Comunque, una formula che aiuterebbe una fetta molto più ampia di profili, con l’eccezione dei più giovani che hanno iniziato a lavorare tardi o con molti buchi contributivi. Chi avrebbe maggiori benefici sono coloro che hanno iniziato a lavorare intorno ai 25 anni, con anticipi di oltre tre anni.

 

Categorie protette. Con Quota 102 dovrebbero esserci delle tutele per alcune categorie di persone, andando ad intervenire dove sembra che Quota 100 abbia fallito. Per esempio, è stato fin da subito fatto notare che penalizzerebbe le donne, vista la loro difficoltà a maturare molti anni di contributi.

Per questo motivo, si parla di un’agevolazione, con un riconoscimento del lavoro di cura. Per queste, infatti, dovrebbe esserci uno “sconto” di otto mesi per ogni figlio, per un massimo però di 24. Per le donne con almeno tre figli, quindi, si tratterebbe a tutti gli effetti di una Quota 100, con 64 anni di età e 36 (anziché 38) anni di contributi.

Lo stesso varrebbe per coloro che assistono persone con disabilità, i cosiddetti caregiver (per i quali già oggi ci sono alcune  agevolazioni. Per loro si parla di uno sconto contributivo di un anno per chi assiste da almeno cinque anni un familiare con handicap grave.

Agevolazioni, infine, anche per chi ha iniziato a lavorare molto presto (i precoci), che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni. Ci sarebbe una maggiorazione del 25% degli anni di lavoro prestati tra i 17 e i 19 anni.

 

www.inps.it