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PENSIONI: VIA QUOTA 100, APE SOCIALE PIÙ AMPIA

Allargamento dell’Ape sociale e proroga dell’Opzione donna. Sono le misure che potrebbero essere adottate in attesa di superare la sperimentazione di Quota 100, che dal 2022 cesserà i suoi effetti. È quanto emerge dall’ultimo confronto tra governo e sindacati che si è tenuto il 14 ottobre. La Legge di Bilancio 2021 dovrà confermare le misure di accesso flessibile alla pensione anticipata in scadenza entro la fine del prossimo anno. Ma al centro della discussione ci sono anche altre tematiche collegate, come la Quota 102, e la previdenza integrativa. Vediamo dunque quali sono le ipotesi in campo.

La Quota 102. Al momento, la soluzione più probabile sarebbe una Quota 102. In altre parole, si parla della possibilità di far subentrare alla Quota 100, la possibilità di andare in pensione, dal 2022, a 64 anni di età e con 38 di contributi, raggiungendo la cosiddetta Quota 102. In altri termini, si tratterebbe di un meccanismo simile a quello di Quota 100, con l’unica differenza dell’età anagrafica.

Una differenza non da poco sarebbe data invece dal taglio dell’assegnoQuota 102, infatti, potrà avvenire solo accettando una sforbiciata compresa tra il 2,8% e il 3% del montante contributivo per ciascun anno necessario al raggiungimento dei requisiti di età previsti per la pensione di vecchiaia. Una formula che aiuterebbe una fetta molto più ampia di profili, con l'eccezione dei più giovani che hanno iniziato a lavorare tardi o con molti buchi contributivi.

Ape sociale più larga. La possibilità di andare in pensione a 63 anni e a costo zero con la cosiddetta Ape sociale potrebbe essere estesa anche ai cosiddetti “lavoratori fragili a rischio Covid”. Si tratta di coloro che, pur non essendo invalidi al 74%, soffrono di gravi patologie, come tumori o malattie cardio-vascolari. Non solo, l’Ape sociale potrebbe essere estesa anche a disoccupati di lunga durata o a chi non ha diritto alla Naspi (l’indennità di disoccupazione). Peraltro, per l'Ape sociale riferita ai lavori gravosi, i sindacati vorrebbero la riduzione da 36 a 30 anni di contributi, in modo da far rientrare molte categorie di lavoratori oggi esclusi, come gli addetti all’edilizia, gli agricoli e i marittimi.

Quota 41. Un’altra possibilità sarebbe quella della pensione anticipata con Quota 41, oggi riservata ai soli lavoratori precoci, coloro che possiedono almeno 12 mesi di contributi da effettivo lavoro accreditati prima del diciannovesimo anno di età e che, per giunta, appartengono a una delle seguenti categorie tutelate: caregiver (coloro che assistono da almeno 6 mesi un familiare convivente, entro il primo grado - in casi specifici anche entro il secondo grado, portatore di handicap grave), invalidi civili dal 74%, disoccupati di lungo corso, addetti ai lavori gravosi, usuranti e notturni.

La richiesta dei sindacati è d’ inserire la possibilità di pensione anticipata con Quota 41 per i “lavoratori fragili”.  indentificandoli nei malati immuno-depressi, riceventi o in attesa di trapianto, diabetici, cardiopatici pazienti in dialisi. Nonché i soggetti che non possono prestare attività lavorativa perché giudicati inidonei al lavoro o che siano stati licenziati per superamento del periodo di comporto (6 mesi), e coloro che sono impegnati in settori con un più alto rischio di contagio come la sanità e i trasporti.

Fondi pensione.  Potrebbe inoltre essere previsto un nuovo semestre di silenzio-assenso per i fondi pensione, per fa decollare, una volta per tutte, la previdenza integrativa.

La conferma di quanto annunciato la si vedrà solo dopo la presentazione in Parlamento (attesa per i primi giorni di novembre), del testo ufficiale della Legge di Bilancio.

 

www.inps.it

www.lavoro.gov.it