PENSIONI, NESSUNA NOVITÀ PER IL 2023
Giorgia Meloni è stata esplicita: per il 2023 non si prevedono novità in materia di pensioni. Il presidente del consiglio ha infatti dichiarato che per ora saranno prorogate le misure di flessibilità in scadenza a fine anno. Si tratta di
- Opzione donna, per lavoratrici con 35 anni di contributi e 58 anni d’età (59 se autonome);
- Ape sociale, meccanismo che permette ad alcune categorie di “lavoratori svantaggiati” (disoccupati di lungo corso e invalidi almeno al 74%) il pensionamento a 63 anni d’età e 30 di contributi;
- Quota 102, che permette di andare in pensione con 64 anni d’età e 38 di contributi;
- la pensione anticipata (ex anzianità) che si consegue con 42 anni e dieci mesi di contribuzione (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica.
L'Ape sociale potrebbe essere resa più flessibile, magari prevedendo altre combinazioni di età e contributi (per esempio, 61 e 41). Ma tra le ipotesi c’è anche quella di premiare chi resta al lavoro pur potendo andare in pensione anticipata: chi facesse questa scelta avendo almeno 63 anni d’età sarebbe sgravato dei contributi all’Inps, ricevendo così una retribuzione netta più alta.
Le domande possibili. Quota 100 è scaduta lo scorso 31 dicembre e Quota 102, a meno di proroghe, cesserà il 31 dicembre 2022. Ma questo non significa che entrambe le misure non possano essere utilizzate anche nel 2023 e negli anni seguenti. La normativa fissa la scadenza solo per il raggiungimento dei requisiti, non per la presentazione della domanda. Per questo motivo, chi non ha chiesto l'accesso a Quota 100 lo scorso anno pur avendo raggiunto i 62 anni di età ed i 38 anni di contributi necessari entro la scadenza della misura, può farlo quest’anno e successivamente.
Incumulabilità. Quota 102 (come Quota 100) non è cumulabile con i redditi da lavoro, a parte quello autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui.
L'incumulabilità opera dal primo giorno di decorrenza della pensione e fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni).
Inoltre, sia per Quota 100, sia per Quota 102 la pensione è soggetta alla cosiddetta “finestra”, decorrenza fissata dopo tre mesi dal raggiungimento dei requisiti.
Poveri giovani. La generazione tra il 1985 e il 1987 (specie chi lavora in proprio) con questo sistema dovrà aspettare oltre i 70 anni. Studi della Ragioneria dello Stato ipotizzano tre anni e dieci mesi in più nel 2050.
Giovani e previdenza complementare sono le riforme strutturali su cui dovrà puntare il nuovo governo. Con particolare riguardo all’assetto del sistema, nel pieno rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici, della sostenibilità del debito e dell’impianto contributivo del sistema. Si dovranno quindi trovare soluzioni che consentano forme di flessibilità in uscita e un rafforzamento della previdenza complementare. Senza dimenticare le cattive prospettive pensionistiche dei giovani.