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PENSIONI, I CONTI IN TASCA DOPO QUOTA 100

Un anticipo di 3 anni e due mesi, in cambio di un taglio della pensione che può arrivare al 12%. Oppure, nell’ipotesi al momento più accreditata, la possibilità di staccare un anno e quattro mesi prima con un assegno più basso dell’8%. Le simulazioni nelle tabelle allegate mostrano che cosa potrebbe succedere dal 2022 con la scadenza di Quota 100, che non sarà rinnovata dopo la scadenza del 31 dicembre 2021. Sono state realizzate da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, in esclusiva per L’Economia, settimanale di finanza e risparmio del Corriere della Sera.

 

Lo scalone. In mancanza d’interventi, dal primo gennaio dell’anno prossimo si potrà andare in pensione di vecchiaia a 67 anni (lo stesso limite per uomini e donne), oppure in pensione anticipata, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 per le donne. Un salto molto brusco, un vero e proprio scalone che può arrivare a cinque anni.

E’ molto probabile che venga introdotto qualche correttivo per evitare questa conseguenza. Le ipotesi più accreditate sono Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi), meno costosa di Quota 100, oppure Quota 41, cioè un minimo di anni di contributi a prescindere dall’età. Ed è altrettanto probabile che si arrivi a una proroga di altre due misure, Ape sociale e Opzione donna, che arrivano anch’esse a scadenza il 31 dicembre 2021.

Queste due misure, però, operano solo determinate situazioni: in mancanza d’interventi nei prossimi mesi, per la stragrande maggioranza dei lavoratori dal primo gennaio 2022 vi sarà un brusco innalzamento dell’età di pensionamento. “L’emergenza dovuta alla pandemia”, sottolinea Andrea Carbone, partner di Progetica, “ha fatto sì che, a pochi mesi di distanza, non si sappia ancora cosa succederà con la scadenza di Quota 100. Le simulazioni presentano tre possibili scenari: il primo, il meno probabile, è il mantenimento delle regole attuali previste dalla riforma Fornero, varata quasi dieci anni fa, e inoltre Quota 102 e Quota 41. I profili che abbiamo simulato sono quelli dei primi soggetti esclusi da Quota 100: coloro che compiranno 62 anni nel 2022, 2023 e 2024, e che matureranno 38 anni di contribuzione nel 2022, 2023 e 2024, con inizi della stessa rispettivamente nel 1984, 1985 e 1986”.

Per questi profili di uomini e donne sono state stimate l'età di pensionamento e il valore della pensione netta, rispetto a un reddito netto attuale di 2mila euro al mese. Le differenze non sono dovute a una vera e propria penalizzazione (questa non verrebbe prevista né da Quota 102 né da Quota 41) ma, semplicemente, al fatto che andando prima in pensione si versano meno contributi.

 “Per Quota 102 e Quota 41 vengono evidenziate le differenze rispetto ai requisiti base”,  spiega Carbone, “Quota 102 consentirebbe agli uomini di anticipare fino a 3 anni e 2 mesi rispetto alle normali regole, ma rinunciando all'11% della pensione. Per le donne, che hanno già un requisito di pensione anticipata più basso di un anno, il beneficio di Quota 102 sarebbe leggermente inferiore. Quota 41 avrebbe invece un impatto leggermente minore in termini di anticipo, ed effetti maggiormente omogenei fra i vari profili. Si anticiperebbe leggermente di meno la pensione (fino a 1 anno e 11 mesi), con un calo dell'assegno fino all'8%”.

Per omogeneità di confronto, le elaborazioni di Progetica non tengono conto di Opzione Donna, anche se alcune delle lavoratrici dei casi considerati potrebbero andare con pensione con questa formula. Nelle simulazioni sono state ipotizzate una crescita media del Pil (Prodotto interno lordo) futuro pari allo 0,3% in termini reali (cioè al netto dell’inflazione) e la continuità di accumulo dei contributi sino all’età della pensione. Due ipotesi relativamente ottimistiche che, se non dovessero realizzarsi, porterebbero a un vitalizio più ridotto.

 

www.inps.it