CLOSE

This website uses cookies. By closing this banner or browsing the website, you agree to our use of cookies. CLOSE

LIBERI PROFESSIONISTI, UNA PENSIONE DA FAME

Il metodo di calcolo contributivo con aliquote basse penalizzerà in maniera pesante le pensioni dei professionisti. Il passaggio dal criterio “reddituale” (calcolo legato al reddito professionale) al metodo di calcolo “contributivo”, cui si sono adeguate la maggior parte delle Casse di previdenza,  garantisce l’equilibrio finanziario (anche di lungo periodo), ma non certo la congruità delle pensioni. L’allarme, in particolare, viene dalle Casse di nuova generazione, quelle istituite dal 1996 con la riforma Dini: biologi, psicologi, agronomi e forestali, attuari e chimici, periti industriali e infermieri. L’assegno medio erogato nel 2016 da questi enti è stato di 2.224,60 euro l’anno, addirittura, in calo del 2,2% rispetto al dato del 2014 (2.275,80 euro).

Meno di 200 euro. Basta prendere in mano una calcolatrice e spalmare queste cifre nell’arco dell’anno, per scoprire che stiamo parlando di pensioni inferiori ai 200 euro al mese, meno della metà della pensione sociale.  È vero che parliamo di Casse di previdenza che hanno solo vent’anni di vita, quindi gli assegni erogati fanno riferimento a un periodo di contribuzione al massimo ventennale. Ma anche facendo le proiezioni su periodi più lunghi, non c’è molto da stare allegri: il contributivo funziona così.

Gli effetti del contributivo. Inoltre i professionisti, soprattutto negli anni passati, hanno applicato aliquote piuttosto basse (generalmente il 10%), e questo non ha consentito la formazione di un montante contributivo in grado di garantire un trattamento dignitoso. Un professionista con trent’anni di versamenti, un reddito medio di 20 mila euro e un reddito nell’ultimo anno di lavoro di 31 mila euro, avrà maturato con questo sistema circa 10 mila euro. E questo vale sia per le cosiddette ” Casse del 103” (quelle nate dal 1996), sia per quelle più vecchie che applicano il contributivo pro-rata. L’assegno invece raddoppia se i contributi sono stati versati nella gestione separata Inps. In questo caso però sono più alti anche i contributi del lavoratore (attualmente l’aliquota è pari al 25%). Da una parte, quindi, la prospettiva di un assegno pensionistico miserevole, dall’altra quella di aliquote contributive più elevate che, sommate a quelle fiscali, rischiano di portar via buona parte del reddito del lavoratore. Non se ne esce.

Servono correzioni. Le Casse sono ben consapevoli del problema tanto che, negli ultimi anni, hanno escogitato numerose soluzioni per rendere meno drammatica la situazione dei loro iscritti. La maggior parte di loro ha previsto, accanto all’aliquota minima obbligatoria (10% del reddito professionale), un versamento facoltativo (sino al 20% del reddito) che contribuirà a rimpinguare l’assegno previdenziale. Oppure si sta cercando di aggiungere al montante contributivo parte somme che sarebbero destinate alla gestione dell’ente o alle riserve. Quasi tutte si stanno sforzando di fornire agli iscritti anche servizi aggiuntivi di welfare, sia durante l’attività lavorativa sia durante il godimento della pensione.

Da tempo c’è allo studio la gestione in comune tra più Casse di alcuni servizi amministrativi, o di strumenti di welfare. Un fatto è certo, con un andamento demografico negativo, in un sistema economico che non cresce o cresce dello zero virgola, un mercato dei servizi professionali vicino alla saturazione e mercati finanziari dove i rischi incombenti sono molto più imponenti rispetto alle opportunità, nemmeno la Cassa meglio gestita può fare miracoli. Per non parlare del legislatore, che spesso rema contro e ogni anno presenta il conto di qualche novità, che generalmente va nel senso di erodere l’autonomia delle Casse o il loro patrimonio. Insomma, bisognerà abituarsi all’idea di lavorare più a lungo e versare contributi (molto) più alti, oppure accontentarsi di pensioni (molto) povere.

 

Pensione, i sistemi di calcolo delle casse professionali

Cassa professionale

Sistema di calcolo della pensione

Avvocati e procuratori (Cassa forense)

Reddituale

Consulenti del lavoro (Enpacl)

Quote prefissate legate all'anzianità fino al 2012 - Contributivo per le anzianità maturate dal 2013

Dottori commercialisti (Cpadc)

Reddituale per anzianità fino al 2003 - Contributivo per le anzianità maturate dal 2004

Farmacisti (Enpaf)

Quote prefissate legate all'anzianità

Geometri (Cipag)

Reddituale per anzianità fino al 2006 - Contributivo per le anzianità maturate dal 2007

Ingegneri e Architetti (Inarcassa)

Reddituale per anzianità fino al 2012 - Contributivo per le anzianità maturate dal 2013

Medici (Enpam)

Reddituale per anzianità fino al 2012 - Contributivo per le anzianità maturate dal 2013

Notai (Cassa notariato)

Quote prefissate legate all'anzianità

Ragionieri e Periti commerciali (Cpnr)

Reddituale per anzianità fino al 2003 - Contributivo per le anzianità maturate dal 2004

Veterinari (Enpav)

Reddituale

Agrotecnici (Enpaia)

Contributivo

Biologi (Enpab)

Contributivo

Periti Agrari (Enpaia)

Contributivo

Periti Industriali (Eppi)

Contributivo

Psicologi (Enpap)

Contributivo

Agronomi, Dottori forestali, Attuari, Chimici e  Geologi, (Epap)

Contributivo

Infermieri professionali, Assistenti sanitari

e Vigilatrici d’infanzia,  (Enpapi)

Contributivo