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REDDITO DI CITTADINANZA, AL VIA I LAVORI SOCIALMENTE UTILI

Potranno dare una sistemata al verde urbano, spazzare le strade e dare una mano a chi si occupa di assistenza degli anziani. I più istruiti, ossia quanti hanno una preparazione scolastica superiore (un diploma, in altre parole) potrebbero andare casa per casa per spiegare come fare correttamente la raccolta differenziata.

Chi intasca il reddito di cittadinanza, deve ora affrontare la “fase 2”, quella in cui diventano obbligatori i lavori socialmente utili nel proprio comune di residenza. Nei prossimi giorni i Centri per l'impiego provvederanno alle convocazioni. I progetti utili per la collettività, che non devono superare le 8 ore settimanali, verranno svolti in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni. È quanto si legge nel decreto del Ministero del lavoro del 22 ottobre 2019 (pubblicato nei giorni scorsi sulla Gazzetta ufficiale), che impone ai beneficiari di dare la loro disponibilità per partecipare ai Puc, i Progetti di pubblica utilità. Chi si rifiuta perde il sussidio. Come chiarito dal citato provvedimento, il percettore del sussidio potrà scegliere se svolgere le 8 ore settimanali in un solo giorno o spalmate su più giornate. Ma con l'obbligo di completare le ore previste al mese, con la possibilità di recuperare, entro certi limiti, le ore perse. Chi si rifiuta, è bene ricordarlo, potrebbe perdere il contributo.

Casi di esonero. Non tutti coloro che beneficiano del reddito di cittadinanza sono obbligati a partecipare ai progetti di pubblica utilità. Per alcune fasce d’individui la legge prevede la possibilità di esonero:

1) chi è occupato e percepisce un reddito superiore a 8.145 euro a titolo di lavoro dipendente e superiore a 4.800 euro se svolge un’attività autonoma;

2) coloro che beneficiano della pensione di cittadinanza;

3) persone che frequentano corsi di formazione o di studio;

4) membri di un nucleo familiare tenuti ad occuparsi di minori o di persone affette da disabilità grave o non autosufficienti;

5) chi lavora per oltre 20 ore alla settimana; 6) tutti coloro che non si trovano in idonee condizioni di salute.

 

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