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PENSIONI, TRATTATIVE IN CORSO

Le lavoratrici con figli potranno andare in pensione prima. Lo ha riferito il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, nell’incontro con i sindacati per avviare il confronto sulla previdenza. Il tavolo è stato dedicato a donne e giovani, mentre gli altri temi saranno affrontati in successivi incontri.
 

Le regole di oggi. Già oggi, secondo la riforma Dini del 1995, le madri che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 (e quindi con pensione integralmente contributiva), godono di uno sconto sull’età di vecchiaia di quattro mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi. Con la riforma della previdenza, che dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno, il governo vorrebbe estendere questa possibilità alle lavoratrici che hanno cominciato prima del 1996 (e quindi ricadono nei sistemi misto e retributivo).

Secondo le prime stime servirebbero 700 milioni l’anno. Non pochi, considerando che questa è solo una delle misure allo studio.

 

Opzione donna. Resta da risolvere la questione di Opzione donna. Dopo la stretta sui requisiti, secondo le stime del governo, nel 2023 solo 2.900 lavoratrici potrebbero accedere a questo canale di pensionamento anticipato, contro le 21 mila del 2019 e le 14.500 del 2020. Il ministro del Lavoro, Elvira Calderone, aveva promesso che la stretta sarebbe stata allentata, ma finora non è riuscita a farlo proprio per mancanza di risorse.

 

Non ci sono i soldi. Tutte le misure allo studio per intervenire sulla previdenza, in coerenza con il programma elettorale del centrodestra, dalla maggiore flessibilità dell’età pensionabile alle misure per sostenere le pensioni dei giovani e delle donne, comporterebbero un aumento della spesa. Proprio in una fase in cui sta aumentando oltre le previsioni, soprattutto per via dell’inflazione che ha determinato una forte rivalutazione degli assegni.

La situazione si ripeterà anche con la prossima manovra, visto che le ultime previsioni Ue sull’inflazione in Italia per il 2023, parlano di un +6,1%.
 

Le reazioni dei sindacati. Per i giovani, secondo quanto ha riferito Ignazio Ganga, segretario della Cisl, il governo sarebbe disponibile a eliminare o ridurre il requisito dell’importo pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo. “E' l’inizio di un percorso, la nostra valutazione è positiva”, dice la Cisl.

Incontro “deludente", invece, per la Cgil. “Abbiamo chiesto di ripristinare Opzione donna com’era, per dare risposta alle circa 20 mila lavoratrici che mediamente ne fanno richiesta”, si legge in una nota. Inoltre, sempre secondo la Cgil, è necessario creare le condizioni per un’uscita flessibile a partire da 62 anni. E l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia per giovani, valorizzando i periodi di disoccupazione e formazione.

"Saremo soddisfatti", ha affermato invece la Uil, "quando il governo passerà dalle dichiarazioni ai fatti".

Positivi i commenti dell’Ugl (il sindacato che fa capo proprio al sottosegretario Durigon), sicura che a breve il governo riformulerà Opzione donna.