CONGEDI PARENTALI, MIGLIORANO LE CONDIZIONI
Una maternità più tutelata sul lavoro. Lo stabilisce l'ultima legge di Bilancio (207/2024), che riduce la perdita di stipendio di chi resta a casa ad accudire il neonato. Tre mesi del congedo parentale, infatti, saranno indennizzati all’80% della retribuzione, al posto del precedente 30%. La misura conclude un percorso triennale di aumento della tutela iniziato nel 2023 e proseguito l'anno seguente.
L’indennità maggiorata spetta per il congedo utilizzato entro il sesto anno di vita del bambino.
Maggiorazione dell'indennità. Il congedo parentale (ex astensione facoltativa) dà diritto di assentarsi dal lavoro ai genitori dopo il congedo di maternità o paternità. Il diritto spetta finché il figlio compie 12 anni, con durate e modalità fissate dalla legge, nel limite totale di 11 mesi tra i genitori o al genitore single.
Stessa tutela vale per adozioni e affidamenti. Salvo condizioni di maggiore favore stabilite da leggi, regolamenti
e contratti collettivi, tutti gli 11 mesi sono indennizzati al 30% della retribuzione: nove senza condizioni, due se il reddito individuale del genitore che fruisce del congedo parentale non arriva a 2,5 volte il minimo di pensione Inps. Su questa “tutela minima”, come già detto, le leggi di bilancio 2023, 2024 e 2025 hanno inserito tre maggiorazioni dell’indennità.
Quanto spetta. Il limite massimo di congedo parentale, come detto, è di 11 mesi, per coppia di genitori, a
condizione che il padre si astenga dal lavoro per almeno tre mesi; in caso contrario è di dieci.
Nel dettaglio, alla madre spetta un periodo indennizzato di un trimestre non trasferibile all’altro genitore; il padre ha invece diritto a tre mesi, anch'essi non trasferibili; entrambi possono poi utilizzare tre mesi ulteriori, ripartiti tra i due.
Dal 1 gennaio 2025, spetta a prescindere dal congedo di maternità o paternità, purché sussista un rapporto di lavoro dipendente al momento della fruizione.