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CARTELLINO PRESENZE OBBLIGATORIO PER TUTTI I LAVORATORI

Cartellino per tutti i lavoratori. Le imprese, infatti, hanno l’obbligo d’istituire un sistema per misurare la durata dell'orario giornaliero svolto da ciascun dipendente. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue con una sentenza emessa nei giorni scorsi, interpretando in questi termini la direttiva Ue (n. 89/391/CE) sulle misure a favore della sicurezza e salute dei lavoratori.

La vicenda. La novità nasce da un contenzioso sorto in Spagna. Un sindacato ha fatto causa a un istituto bancario per vederlo condannato a istituire un sistema di registrazione dell'orario di lavoro giornaliero, in modo da consentire la verifica delle ore normali e straordinarie effettuate dai propri dipendenti. Nonostante le disposizioni del contratto collettivo di categoria, la banca non aveva ritenuto necessaria l'istituzione di un sistema di rilevazione dell'orario. In tal modo, secondo il sindacato, ai lavoratori (e al sindacato stesso) era negata la possibilità di controllare il rispetto dell'orario di lavoro pattuito, come pure di calcolare le ore di lavoro straordinario eventualmente prestate.

Cartellino per tutti. Nell'affrontare la questione, la Corte di giustizia rileva innanzitutto che la normativa Ue fissa delle prescrizioni minime per migliorare le condizioni di vita e lavoro, tra cui la previsione di limiti massimi di orario di lavoro, normale e straordinario, di permessi e riposi, ecc. Spetta ai singoli Stati garantirne la fruizione di questi diritti da parte ai lavoratori. Quindi, osserva la Corte, in assenza di un sistema di misurazione della durata dell'orario giornaliero, non c'è altra via per stabilire con oggettività e affidabilità il numero di ore di lavoro svolte, la loro ripartizione nel tempo e il numero di ore straordinario.

Rendendo di fatto difficile, se non impossibile, per i lavoratori far valere i loro diritti. I lavoratori sono quindi costretti a ricorrere a testimoni per provare in sede giudiziale le eventuali ore di lavoro prestate in più. Pertanto, conclude la sentenza, è necessario che gli Stati impongano per legge l’adozione di strumenti che consentano la determinazione effettiva e affidabile delle ore di lavoro. Solo un sistema di registrazione dell'orario, infatti, offre ai lavoratori uno strumento efficace che, tra l'altro, facilita sia la prova di violazioni dei loro diritti, sia il controllo da parte dei giudici.

Ci vuole una legge. La sentenza di Lussemburgo non ha efficacia “tout court”, in quanto spetta ora ai singoli Stati individuare le concrete modalità di attuazione del sistema di misurazione, tenendo conto delle specificità di ogni settore di attività e delle dimensioni delle imprese.

La novità potrebbe modificare il nostro attuale sistema di rilevazione delle presenze, in base a cui il datore di lavoro è tenuto a indicare nel “Libro unico del lavoro” (Lul), soltanto un calendario delle presenze dei lavoratori e per ciascun giorno il numero delle ore di lavoro effettuate.

Queste misure spesso si sono rivelatesi insufficienti a fissare l'effettiva “quantità” di lavoro, tanto da indurre gli ispettori ad adottare “prescrizioni” alle aziende, in sede di vigilanza, con l'obbligo di predisporre sistemi di registrazione giornaliera, cartacei o informatici, con orari di inizio e fine dei turni di servizio di ciascun lavoratore. D'altro lato, la novità dovrà fare i conti con la giurisprudenza e le norme in materia di privacy che, in più occasioni, hanno posto come limite, l'adozione di sistemi più particolareggiati di rilevazione delle presenze perché consentirebbero il “controllo” anche indiretto dei lavoratori.

 

www.curia.europa.eu

Leonardo Comegna