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CALL CENTRE INPS, L'INTERNALIZZAZIONE DEI LAVORATORI NON CONVINCE ASSOCONTACT

Dal 1 dicembre, l'Inps internalizzerà i lavoratori del call centre, in seguito a una norma inserita nel Dl Aiuti. Secondo Pasquale Tridico, presidente dell'ente, questo progetto punta a stabilizzare i lavoratori, migliorandone le condizioni.

 

I dubbi di Assocontact. Ma non tutti condividono i termini di questo cambiamento. Davide Natale, vicepresidente di Assocontact, ha definito “incomprensibili i tempi e i modi di questa operazione, che stanno causando un vero terremoto occupazionale e rischiano di produrre effetti contrari alle intenzioni”.

In seguito a un concorso, Inps e Inps Servizi "hanno assunto un numero inferiore di professionalità", recita una nota di Assocontact, “lasciando a casa centinaia di operatori. Chi ha superato il concorso inoltre è assunto con una retribuzione inferiore a quella attuale (part time, senza scatti di anzianità, senza superminimi, senza una sede di lavoro – ossia pagando a spese proprie i costi di bollette e connettività). Inoltre, nel perimetro delle figure da internalizzare non sono incluse le figure più competenti per la gestione della commessa, gli esperti di aree tecnologiche e infrastrutturali chiave, gli informatici”.

L'associazione è preoccupata anche dal rischio di effetto domino: il settore dei contact centre, prosegue la nota, “ha equilibri di sostenibilità molto delicati; l’interruzione di una commessa pubblica senza la contemperazione di tutte le problematiche e gli interessi avrà tre effetti negativi”.

Il primo, sempre secondo Assocontact, è la “discriminazione tra lavoratori di serie A (i vincitori del concorso) e di serie B (che andranno incontro a cassa integrazione e licenziamenti) per effetto di un iter concorsuale a perimetro ristretto che ha di fatto annullato l’istituto della clausola sociale, creando un pericoloso cortocircuito: un’articolazione dello stato non rispetta i principi che il ministero impone per legge ai privati in tema di salvaguardia del diritto al lavoro”.  

Secondo, il già citato “effetto domino per le aziende coinvolte in Rti e in subappalto che si ripercuoteranno su altre centinaia di lavoratrici e lavoratori che nulla c’entrano con la commessa Inps”.

Infine, conclude la nota dell'associazione, “il rischio concreto di un’interruzione di servizio pubblico a partire dal primo dicembre, o perlomeno di gravi disservizi in grado di minarne la continuità operativa a discapito di tutti i cittadini, soprattutto dei più fragili”.

Ha concluso Natale: “Non c'è chiarezza su quasi tutti gli aspetti della vicenda nonostante le ripetute richieste di chiarimento pervenute a Inps anche dai sindacati. Sembra che manchino infatti non solo le professionalità di alto livello addette alla gestione della commessa, ma anche le infrastrutture e l’integrazione dei software necessari a garantire la continuità del servizio dopo il primo dicembre. Un potenziale disservizio che discrimina i più fragili e lede i diritti di tutti”.

 

La nota dei sindacati. A rispondere ai dubbi, una nota di Slc-Cgil, Fistel-CislUilcom-Uil: le forze sindacali comunicano che a pochi giorni dalla scadenza le questioni ancora aperte sono molte, ma che Tridico "ha fornito personale e preciso impegno", e sarà garante della correttezza di questa operazione.

In particolare, si legge nella nota, le sedi individuate saranno amministrative e temporanee e la scelta sarà effettuata dopo l'accordo con i sindacati. Mentre la stessa Inps verificherà la regolarità del passaggio.

Cgil, Cisl e Uil, in ogni caso, hanno assicurato un'attività di vigilanza, per evitare che l'operazione si riveli una "opportunità e non un salto nel buio per tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti".