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PENSIONI, TUTTE LE NOVITÀ DEL DECRETONE

La platea dei potenziali aderenti alla famosa “Quota 100” (38 anni di contributi più 62 di età) nel 2019 sarà di circa 300mila persone, di cui il 40% dipendenti pubblici. Questi sono i numeri stimati dai tecnici ministeriali, considerate le risorse messe a disposizione. La misura ha carattere sperimentale, varrà per il triennio 2019-2021. Poi si vedrà. Ecco tutte le novità sulle pensioni previste dal Decretone, il decreto legge varato giovedì scorso dal Governo, e che naturalmente dovrà essere convertito in legge entro sessanta giorni.

Sarà comunque garantito il diritto al pensionamento per chi lo matura entro il 2021: potrà aderire a quota 100 anche dopo che si esaurirà la fase sperimentale. Ci sono poi le famose “finestre”: trimestrali per i dipendenti del settore privato, la cui prima rendita decorrerà in aprile, e semestrali per i pubblici, i quali vedranno il primo assegno ad agosto. C’è anche il congelamento dei requisiti richiesti per la pensione anticipata e per i lavoratori precoci, la proroga dell’Ape sociale e dell’Opzione donna e maggiori agevolazioni fiscali per il riscatto degli anni di laurea.  Ma andiamo con ordine.

Un assegno più magro. Va subito detto che il provvedimento non prevede alcuna penalizzazione diretta.  Ovviamente, la normale applicazione dei metodi di calcolo della pensione darà luogo a un assegno più magro. È infatti evidente che uscendo prima dall’attività lavorativa, si abbiano meno anni di contribuzione. Non solo, il coefficiente di calcolo applicato, sarà più basso per le età più giovani, perché il montante accumulato dovrà appunto essere spalmato su più anni di erogazione.

Secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, il taglio dell’assegno cresce da circa il 5%, in caso di anticipo solo di un anno a valori oltre il 30% se l’anticipo supera i 4 anni. Tagli che però si riducono attualizzando la pensione con “Quota 100”, cioè tenendo conto del fatto che la si percepirà per più tempo. Per chi anticipa di un anno, per esempio, la riduzione è di appena lo 0,22%.

Niente cumuloIl decreto prevede che l’assegno con “quota 100” non sia cumulabile con redditi da lavoro superiori a 5 mila euro l’anno. Divieto che durerà fino alla data in cui il pensionato raggiungerà l’età per la pensione di vecchiaia, ossia i 67 anni. Condizione questa che dovrebbe scoraggiare una parte degli aventi diritto: soprattutto chi possiede un’elevata professionalità che, come si sa, una volta andato in pensione si dedica a prestare consulenze.

Pensione anticipata. Stop alla speranza di vita, almeno per la pensione anticipata. Il decreto legge dispone la cancellazione dell'adeguamento all'aspettativa di vita del requisito unico previsto per la pensione anticipata (ex pensione d'anzianità), cristallizzandolo a 41 anni e 10 mesi alle donne, a 42 anni e 10 mesi agli uomini e a 41 anni per i lavoratori precoci La novità avrà effetto dal primo gennaio, facendo così venir meno l'incremento che c'è appena stato di cinque mesi.

La porta d'accesso alla rendita, però, si aprirà trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti.  A differenza di quanto è previsto nella quota 100Il decreto non fa distinzioni tra dipendenti pubblici e privati. Anche i dipendenti del pubblico impiego dovranno quindi attendere tre mesi e non sei dalla maturazione del requisito. Questo discorso non vale per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018 perché non è coinvolto nel meccanismo dello slittamento, quindi mantiene la disciplina precedente (senza finestre).

Lavoratori precoci. I cosiddetti “precoci”, ossia coloro che possono far valere un anno di lavoro effettivo prima dei 19 anni di età, potranno uscire con 41 anni di contributi, ma con un posticipo di tre mesi. In sostanza si perdono solo due mesi rispetto alla normativa precedente. Tra i requisiti ci sono quelli di svolgere attività particolarmente faticose, oppure essere “care givers” (assistente un familiare inabile), invalido civile almeno al 74% o disoccupato che abbia esaurito la Naspi e passato un ulteriore trimestre di inoccupazione. L’assegno è calcolato con il sistema misto o retributivo ed è erogato dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti.

Ape sociale. Il provvedimento contiene anche la proroga per un anno dell’Ape sociale che è scaduta il 31 dicembre 2018: una sorta di pre-pensione assistenziale che si può ottenere a partire dai 63 anni per coloro che si trovano in condizioni di disagio o svolgono attività considerate gravose (15 categorie). Possono chiederla i disoccupati da oltre tre mesi, coloro che assistono familiari disabili, persone con invalidità pari almeno al 74% e chi svolge lavori gravosi: operai edili, autisti di gru e macchine per l’edilizia, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, autisti di mezzi pesanti, infermiere e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici. In proposito, va ricordato che nel 2018 sono state aggiunte altre figure professionali: operai siderurgici e del vetro, operai agricoli, marittimi e pescatori. Per accedere all’anticipo gratuito occorre avere un minimo di 30 anni di contributi, che diventano 36 per chi è impiegato in lavori gravosi.

Opzione donna. Il decreto contiene anche la proroga di un anno per la cosiddetta “Opzione donna”, la possibilità di ottener la pensione prima, ma con il meno vantaggioso metodo di calcolo “contributivo”. Sono interessate le lavoratrici dipendenti nate entro il 31 dicembre 1960 e le autonome entro il 31 dicembre 1959, purché abbiano maturato almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2018. Continua a essere applicata la finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome. Dunque, se i 35 anni di contributi sono stati perfezionati nel giugno 2018 la prima finestra si aprirà il primo luglio 2019, se si tratta di lavoratrice dipendente, il primo gennaio 2020, se si tratta di autonoma. Come accennato, la scelta non è indolore poiché il calcolo “contributivo” genera spesso un’ importante riduzione dell'assegno che resterà poi per tutta la vita. L'entità della riduzione dipende da diversi fattori tra i cui l'età alla decorrenza della pensione (la riduzione è maggiore in corrispondenza di età di pensionamento più basse), la dinamica della carriera lavorativa, la tipologia di lavoro (dipendente o autonomo). Si stima che il taglio oscilli tra il 20 e il 30%. 

Più facile riscattare la laurea. Via libera al riscatto agevolato del periodo di laurea entro i 45 anni, ma anche alla facoltà di recuperare i periodi non coperti per mancanza di obbligo contributivo, con una detraibilità dell’onere del 50%.  Anche in questo caso si tratta di una misura sperimentale, valida per il triennio 2019-2021. Questi periodi possono essere riscattati nella misura massima di cinque anni, anche non continuativi.

La facoltà dev’essere esercitata a domanda del diretto interessato, o dei suoi parenti e affini entro il secondo grado. L’onere è determinato, in riferimento al livello minimo imponibile annuo degli iscritti alla gestione commercianti Inps (15.878 euro nel 2019). Per cui, per esempio, chi intende riscattare la laurea breve di tre anni, per sapere cosa dovrà sborsare, dovrà applicare il 33% a 15.878 e moltiplicarlo per tre: risultato, 15.720 euro.

L’onere così determinato è detraibile dall’imposta lorda nella misura del 50% con una ripartizione in cinque quote annuali costanti e di pari importo nell'anno di sostenimento e in quelli successivi. Per i lavoratori del settore privato l’onere per il riscatto può essere sostenuto dall’azienda dell’assicurato destinando, a tal fine, i premi di produzione spettanti al lavoratore stesso. Il versamento dell’onere può essere effettuato in unica soluzione, oppure in massimo 60 rate mensili, ciascuna di importo non inferiore a 30 euro.

Liquidazione dipendenti pubblici. I dipendenti pubblici che lasceranno in anticipo il lavoro, utilizzando “Quota 100”, rischiano di dover aspettare anche fino a otto anni per la liquidazione. Il decreto stabilisce che la buonuscita agli statali venga pagata soltanto al momento in cui matureranno i requisiti previsti dalla legge Fornero, ossia una volta raggiunti i 67 anni. La scelta del governo sarebbe dettata da motivazioni strettamente economiche: pagare subito il trattamento di fine servizio (Tfs) e di fine rapporto (Tfr) dei tanti dipendenti statali che andranno in pensione, rappresenterebbe un costo proibitivo per le casse dello Stato.

Oggi il Tfr e il Tfs vengono liquidati subito solo fino a 50 mila euro, mentre se l’importo supera i 50 mila euro ma è inferiore a 100 mila euro viene liquidato in due rate annuali (con un ritardo quindi di 12 mesi). Se l’importo supera i 100 mila euro, le rate annuali diventano tre. Insomma, se un dipendente pubblico lasciasse il lavoro a 62 anni di età avendo versato 38 anni di contributi (come previsto da Quota 100), e avesse maturato una liquidazione superiore a 100 mila euro, per avere l’intera cifra dovrebbe aspettare i 70 anni. Per attenuare l’operazione, è stato deciso che il pagamento sarà immediato, ma solo per una tranche di 30mila euro. Il resto sarà invece pagato a rate.

 

 

Cosa dice il decreto

Quota 100

La platea potenziale per la famosa “Quota 100” (38 anni di contributi più 62 di età) nel 2019 sarà di circa 290 mila persone, di cui il 40% dipendenti pubblici. La rendita verrà erogata con il sistema delle “finestre” dopo 3 mesi dal raggiungimento del requisito per i dipendenti privati, e 6 mesi per i pubblici

Divieto di cumulo

L’assegno con “Quota 100” non è cumulabile con redditi da lavoro superiori a 5 mila euro l’anno. Divieto che durerà fino alla data in cui il pensionato raggiungerà l’età di vecchiaia (67 anni).

Riscatto laurea

Per consentire di raggiungere la “Quota 100” da parte dei propri dipendenti, e imprese potranno versare, al posto degli interessati, anche i contributi utili per il riscatto della laurea.

Pensione di anzianità

Stop alla speranza di vita per la pensione anticipata, il cui requisito, viene cristallizzato a: 41 anni e 10 mesi per le donne e a 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni per i c.d. precoci (chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età). La porta d'accesso alla rendita, però, si aprirà trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti.

Opzione donna

Prorogata per un anno l’opzione donna. L’uscita anticipata è consentita alle donne dipendenti con almeno 58 anni e quelle autonome con almeno 59, purché abbiano almeno 35 anni di contributi entro il 2018 e optino per il meno vantaggioso calcolo “contributivo”. Continua a essere applicata una finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 per le autonome.

Ape sociale

Prorogata di un anno l’Ape sociale, scaduta il 31 dicembre 2018, la pre-pensione assistenziale che si può ottenere a partire dai 63 anni da parte di coloro che si trovano in condizioni di disagio o svolgono attività considerate gravose (15 categorie). Per accedere all’anticipo gratuito occorre avere un minimo di 30 anni di contributi, che diventano 36 per chi è impiegato in lavori gravosi.

Liquidazione dipendenti pubblici

I dipendenti pubblici che lasceranno in anticipo il lavoro, utilizzando “Quota 100” potranno riscuotere subito la liquidazione (Tfs) solo per una tranche di 30mila euro. Il resto invece sarà pagato a rate.

 

www.governo.it

www.inps.it

Leonardo Comegna