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PENSIONE DI SCORTA

Rispetto a quella obbligatoria, la previdenza complementare (o integrativa) presenta alcune differenze sostanziali. In primo luogo è volontaria: puoi decidere di aderire, oppure no, e quando farlo. La prima, inoltre, funziona con un meccanismo a ripartizione, fondato su una sorta di solidarietà fra le diverse generazioni: i contributi versati dai lavoratori in attività, in pratica, finanziano le pensioni di chi ha già smesso di lavorare. Tutti gli strumenti di previdenza complementare si basano invece sul sistema a capitalizzazione, in cui i contributi versati da ogni iscritto sono accantonati su una sorta di conto corrente personale. Rivalutati nel tempo grazie alla gestione finanziaria, formano un montante individuale: quando il lavoratore raggiungerà i requisiti richiesti, quest’ammontare sarà convertito in una rendita vitalizia, cioè la pensione integrativa. Entro certi limiti, il montante potrà essere ritirato sotto forma di capitale. Gli strumenti di previdenza complementare funzionano secondo lo schema a  contribuzione definita, in cui l’importo dei versamenti è prestabilito, mentre la prestazione finale varia in base a questi fattori:

1) l’entità dei contributi versati;

2) la lunghezza del programma d’accumulazione, vale a dire il periodo durante il quale si versano i contributi;

3) il rendimento prodotto dalla gestione finanziaria;

4) i costi, che riducono l’ammontare investito e possono incidere in misura notevole sul risultato finale.

Nella previdenza integrativa il tempo rappresenta una variabile fondamentale: aderire appena possibile permette di formare montanti adeguati con un esborso sopportabile. Man mano che si aspetta, invece, sarà sempre più pesante il sacrificio necessario per ottenere lo stesso risultato.