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IL SISTEMA CONTRIBUTIVO

Il metodo contributivo di calcolo della pensione è il perno su cui ruota la riforma Dini del 1995. In questo regime la pensione cui si ha diritto è strettamente collegata alla contribuzione versata nell’arco dell’intera vita lavorativa e non agli stipendi dell’ultimo periodo, come avviene con il sistema retributivo: dato che gli ultimi stipendi sono, in genere, i più elevati è facile intuire come il criterio contributivo risulti assai meno conveniente. Il meccanismo era stato introdotto per riequilibrare la spesa previdenziale, che aveva raggiunto livelli insostenibili.

Come funziona. Il sistema contributivo funziona grosso modo come un libretto di risparmio. Il lavoratore provvede, con il concorso dell’azienda, ad accantonare annualmente il 33% del proprio stipendio, i lavoratori autonomi il 24% del reddito dichiarato al fisco. Il montante accantonato produce una sorta di interesse composto, a un tasso legato alla dinamica quinquennale del pil e all’inflazione. In pratica, quindi, più cresce la "azienda Italia", maggiori saranno le rendite su cui si potrà contare.

L’unica novità nell’anno 2024 riguarda tutti coloro che non possono vantare un’anzianità contributiva di almeno 18 anni alla data del 31 dicembre 1995, i quali avranno l’assegno interamente calcolato con il criterio contributivo.