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NEL 2019 AUMENTO DELL’1,1% PER LA NASPI

La perequazione automatica, il meccanismo con cui si protegge il potere di acquisto della pensione nei confronti dell’inflazione, ha effetto non solo sulla rendita pensionistica, ma anche sugli importi dalla Naspi, l’indennità di disoccupazione. Ma vediamo quanto e come, partendo da una breve illustrazione della prestazione sociale.

Requisiti. Per avere diritto alla Naspi è necessario che si verifichino in maniera congiunta i seguenti requisiti:

1) essere in stato di disoccupazione involontaria (in seguito a licenziamento);

2) 13 settimane di anzianità contributiva da ricercarsi nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione;

3) 30 giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.

Durata. La durata del trattamento è pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni: in pratica, la durata massima della prestazione è pari a due anni.

Misura. Il valore della prestazione  è determinato individuando inizialmente la retribuzione mensile alla base del calcolo. Quest’ultima è data dalla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni, divisa per il numero delle settimane di contribuzione e moltiplicata per 4,33. La Naspi equivale al 75% dell’imponibile medio, con una riduzione del 3%, a partire dal quarto mese, per ogni mese di percezione dell’indennità.

Questo calcolo, però, si utilizza solo quando l’importo dello stipendio medio è pari o inferiore a una certa soglia. Se è superiore, dell’importo eccedente la suddetta cifra-soglia, si prende un ulteriore 25% che si va ad aggiungere all’indennità di disoccupazione precedentemente calcolata. Complessivamente, però, l’importo della Naspi non può superare un determinato limite.

Nuovi importi nel 2019.  La perequazione delle pensioni, come detto, avrà quindi conseguenze sull’importo massimo della Naspi e sulla soglia utile per il calcolo. Stando a un decreto ministeriale (pubblicato nei giorni scorsi sulla Gazzetta), l’incremento è stato stabilito in un più 1,1%.

Di conseguenza, nel 2019 il calcolo della Naspi rispetterà le seguenti regole:

1) si prende il 75% dello stipendio medio percepito dal lavoratore negli ultimi quattro anni per la parte che non supera i 1.221,44  euro  (anziché i 1.208,15 euro del 2018);

2) della parte di stipendio che eccede il suddetto limite si prende il 25%, fino al raggiungimento di un importo mensile non superiore ai 1.328,76euro (piuttosto che 1,314,30 euro).

Nessuna novità invece per quanto riguarda la riduzione del 3% che si applica ogni mese sull’assegno a partire dal quarto mese di fruizione della Naspi.

La richiesta. La domanda di Naspi può essere presentata unicamente seguendo il canale telematico (collegandosi al sito web dell’Istituto), ed entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro a pena di decadenza. La prestazione decorre dal giorno successivo alla data di presentazione della domanda e comunque non prima dell’ottavo giorno successivo

Si può lavorare. L'iscrizione a un Albo professionale e il solo possesso di una partita Iva, non produttiva di reddito, non bloccano (come avveniva in un primo tempo) l'erogazione dell’indennità di disoccupazione. Se il professionista svolge attività lavorativa, la Naspi è compatibile fino a 4.800 euro di reddito professionale. Lo ha precisato l'Inps che, al fine di evitare disparità di trattamento, ha riconsiderato le situazioni di svolgimento da parte di percettori di Naspi di diverse attività, per spiegare quando il reddito sia da ritenere compatibile oppure incompatibile con la percezione dell'indennità di disoccupazione.

La disposizione presa in considerazione dall'ente di previdenza è quella che obbliga il percettore di Naspi, in caso di avvio di una nuova attività di lavoro, a comunicarlo entro 30 giorni. Il reddito annuo previsto per conservare il diritto alla Naspi, seppure in una misura ridotta all'80%. Invece, in caso di mancata comunicazione, il percettore decade dal diritto alla Naspi. Nelle ipotesi di nuova attività di lavoro subordinato l’indennità è compatibile fino a un reddito di 8mila euro; se di lavoro autonomo fino a 4.800 euro.

Naspi anticipata. Trasformare la Naspi da sussidio a incentivo per l’autoimprenditorialità, è possibile. Il lavoratore che percepisce la prestazione assistenziale e decide di avviare un’attività in proprio (aprire una pizzeria, per esempio) può richiedere all’Inps la corresponsione in un’unica soluzione dell’indennità residua.  Con una apposita nota (circolare n. 174/2017) l’Inps ha specificato quali sono le posizioni individuali per le quali può essere accolta la domanda di anticipazione. Si tratta, in sintesi, di:

1) attività professionale esercitata da liberi professionisti anche iscritti a specifiche casse, in quanto attività di lavoro autonomo;

2) attività di impresa individuale commerciale, artigiana, agricola;

3) sottoscrizione di una quota del capitale sociale di una cooperativa nella quale il rapporto mutualistico ha come oggetto la prestazione di attività lavorative da parte del socio;

3) costituzione di società unipersonale (come una Srl) caratterizzata dalla presenza di un unico socio;

4) costituzione o ingresso in società di persone (Società in nome collettivo, società in accomandita semplice) in quanto il reddito derivante dall’attività svolta dal socio nell’ambito della società è fiscalmente qualificato reddito di impresa.

La domanda di anticipazione dev’essere presentata entro e non oltre 30 giorni dalla data dell’apertura effettiva dell’attività autonoma. Alla richiesta occorre allegare tutta la documentazione comprovante l’avvio dell’attività di impresa o lavoro autonomo considerata.

Attenzione. Mentre percepire la Naspi mese per mese, consente l’accredito dei corrispondenti contributi figurativi utili per la pensione, l’erogazione anticipata non lo prevede.

www.inps.it

Leonardo Comegna