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PROFESSIONISTI: CUMULO GRATUITO, MA NON PER L’INPS

Si può definire una guerra da due soldi, quella dichiarata dall’Inps alle Casse professionali per gestire le richieste di pensionamento con il cumulo “gratuito” introdotto dalla Legge di Bilancio 2017. Chi ha avanzato la domanda (finora circa 8mila liberi professionisti) si trova ora senza reddito né pensione. Il 19 marzo scorso, le Casse che non lo avevano ancora fatto hanno sottoscritto le convenzioni sul cumulo, rimuovendo così l'ultimo ostacolo formale al pagamento degli assegni a chi ha già fatto domanda. Alla firma dell’accordo non è però seguito il pagamento della “una tantum” di 65,04 euro per ogni pratica richiesti dal presidente dell’Istituto Tito Boeri per la relativa l'istruttoria. Vediamo meglio di cosa parliamo.

Il cumulo gratuito. Si tratta praticamente della riedizione del “cumulo contributivo” già operativo dal 2013, introdotto dalla Legge di Stabilità di quell’anno (n. 228/2012). Cumulo di cui potevano fruire tutti i lavoratori: dipendenti e autonomi, compresi gli iscritti alla Gestione separata, con l’unica eccezione dei professionisti iscritti alle Casse private. La Legge di Bilancio 2017 non ha fatto altro che allargare il raggio d’azione sulla specifica materia, consentendo anche ai liberi professionisti di sommare i contributi versati in diverse gestioni per  sfruttare l’intero patrimonio contributivo, senza mettere mano al portafogli con la ricongiunzione, o aspettare l’apertura della c.d. finestra di 19 mesi prevista per la totalizzazione.

Oltre ad ammettere al beneficio pure i liberi professionisti, la nuova normativa presenta un’altra importante novità, e cioè la possibilità di utilizzare il cumulo, anche in caso di pensione anticipata (e non solo quella di vecchiaia, come previsto in precedenza) al raggiungimento dei previsti requisiti stabiliti dalla riforma Fornero, ossia 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne nel triennio 2016-2018 (43 anni e 3 mesi  e 42 anni e 3 mesi nel 2019-2020).

Calcolo pro-rata. Come a suo tempo ha sottolineato il presidente dell’Inps Tito Boeri, la norma “è scritta male perché non dice cosa si deve fare in caso di requisiti anagrafici diversi”. In mancanza di una copertura normativa, in accordo con le rappresentanze delle Casse autonome, l'Inps ha individuato una soluzione pro-rata, simile a quella utilizzata per la totalizzazione dei periodi lavorati all’estero, in regime di convenzione.

Ossia, si dà la possibilità di utilizzare subito il cumulo per il diritto alla pensione. Per quanto invece riguarda l'importo della stessa, l'Istituto versa (subito) la quota di sua competenza, mentre quella correlata ai contributi versati alla Cassa professionale sarà pagata al raggiungimento dei relativi requisiti. Un esempio per capirci. Un lavoratore con 25 anni di lavoro dipendente e 18 anni da professionista, potrà ottenere il pagamento immediato della quota di pensione Inps, avendo totalizzato oltre 42 anni e 10 mesi tra le due gestioni. Mentre per la liquidazione della quota di pensione nella gestione professionale, dovrà attendere il raggiungimento dei requisiti stabiliti dalla sua Cassa.

La guerra.  L’Inps da mesi sta ritardando l’adempimento di una legge”, ha precisato Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp (l’associazione delle Casse professionali), “e se l’Istituto continuerà a non pagare, d’ora in poi gli interessati potranno azionare eventuali rimedi giudiziari. L’ultimo documento prevede che le Casse si facciano carico delle quote di pensione di propria competenza e degli stessi oneri già previsti per le pensioni in totalizzazione: in pratica, sono le stesse di quelle previste dalla convenzione già esistente dal 2007. Quest’anno l’Inps ha invece avanzato la pretesa di addebitare un importo fino a un massimo di 65,04 euro per ogni pratica di cumulo. Non solo, l’Istituto chiede di mettere a pagamento anche le pratiche di totalizzazione, che sono state sempre gratuite”.

Secondo l’Adepp queste pretese non hanno alcun fondamento. “Infatti, in seguito all’estensione del cumulo alle Casse professionali, lo Stato ha riconosciuto all’Inps un maggior finanziamento che, a regime, raggiungerà l’importo di 89milioni di euro l’anno”, sottolinea Oliveti, “queste risorse sono finanziate con le tasse pagate da tutti i contribuenti italiani, compresi i professionisti e le loro Casse. Sarebbe una discriminazione inaccettabile imporre ai nostri iscritti di pagare due volte lo stesso costo”.

www.adepp.info

www.inps.it

Leonardo Comegna