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"OPZIONE DONNA" VERSO L'ADDIO

Opzione Donna è forse giunta al capolinea. L’operazione che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 57 anni (58 se autonome) con 35 anni di versamenti, scegliendo il calcolo contributivo, con un taglio a volte anche consistente dell'importo della propria pensione, non è infatti tra i temi all’ordine del giorno dell’incontro governo- sindacati che si terrà domani, 27 luglio.

In cambio della soppressione di Opzione Donna, l'accordo dovrebbe invece recepire la possibilità di uno sconto di tre anni dell’anzianità minima richiesta per l’accesso all’Ape sociale (si veda News del 19 luglio). Al posto dei 30 (36 anni per i lavori gravosi), verrebbero richiesti rispettivamente 27 e 33 anni. Vanificata dunque la richiesta delle lavoratrici appartenenti all’agguerrito gruppo Opzione Donna Proroga al 2018 (oltre 2mila aderenti), che continua a chiedere lo slittamento a tutto il prossimo anno e un intervento per renderla da regime sperimentale a strutturale.

A tal proposito, va ricordato che le donne state sicuramente le più penalizzate dall’ultima riforma, principalmente a causa dell’abolizione delle pensioni di anzianità e l’introduzione del pensionamento anticipato, per il quale la soglia del requisito contributivo parte da 41 anni e 10 mesi. Una soglia che è destinata ad aumentare nei prossimi anni per effetto dell’allungamento delle speranze di vita.

 

Sostegno agli anziani e minori

La legge che ha istituito Opzione Donna (n. 243/2004, confermata dalla riforma Fornero), ha permesso a molte lavoratrici di poter conciliare famiglia e lavoro. Donne che ancora oggi nel nostro Paese rivestono un ruolo di assistenza, come unico ammortizzatore sociale in un welfare poco consistente. Potersi quindi dedicare ai nipoti, familiari disabili, genitori anziani, uscendo anticipatamente dal lavoro con la certezza di un reddito fisso, rimane tuttora un’esigenza prettamente femminile. A una certa età, 57/58 anni, diventa difficile poter continuare a svolgere bene entrambe le mansioni dentro e fuori casa. Peraltro, Opzione Donna consentirebbe a chi non ha più un lavoro certo, di preservare la propria dignità e non dover diventare un peso per la società. Concedendo la pensione a 57 anni, si eviterebbero sussidi di disoccupazione o ammortizzatori sociali, con notevoli risparmi per lo Stato.

 

I soldi ci sono

La speranza di Opzione Donna Proroga al 2018 è che il governo e il parlamento raccolgano l'invito ed estendano ulteriormente questo canale di uscita anche in favore delle lavoratrici nate dopo il 1958, su base volontaria. Lo strumento legislativo è già disponibile e utilizzabile senza ulteriori risorse. La legge di Bilancio dell’anno scorso ha, infatti, istituito un contatore per tenere sotto controllo i risparmi derivanti dall'utilizzo delle somme messe a disposizione per la sperimentazione, 2,5 miliardi di euro, una cifra verosimilmente superiore al reale utilizzo. Entro il 30 settembre di ogni anno il ministero del Lavoro deve, quindi, inviare i risultati del monitoraggio al parlamento , al quale spetta l'ultima parola circa la possibilità di stabilire una proroga della sperimentazione oltre il 31 dicembre 2015.

 

Uno sguardo ai giovani

Inoltre, Opzione Donna darebbe il via a un ricambio generazionale, quel turnover tra anziani e giovani adesso più che mai indispensabile. Uno Stato lungimirante, a detta dei comitati che si battono per la proroga, ha il dovere di pensare anche e soprattutto alle nuove generazioni, che continuando a lavorare con contratti sempre più flessibili, non potranno mai crearsi un progetto di vita.

 

www.lavoro.gov.it