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MAGGIORAZIONI SOCIALI: CHI NE HA DIRITTO

La maggiorazione sociale è una forma di incremento delle prestazioni previdenziali in favore di anziani economicamente svantaggiati. E si applica sull'importo delle pensioni, tutte, compresi i trattamenti assistenziali come l’assegno sociale e gli assegni previsti per gli invalidi civili. L’importo è normalmente condizionato dall’età e dal reddito dei richiedenti.

Assegno sociale. Nel 2018 l’assegno sociale è di 453 euro al mese, che sono equivalenti a 5.889 euro l’anno. Il denaro viene corrisposto interamente a chi non ha alcun reddito, e spetta in misura proporzionalmente ridotta a chi ne ha, ma inferiore a 5.889 euro. In altre parole, l’assoluta mancanza di guadagni dà diritto a un assegno mensile di 453 euro. Chi percepisce un'entrata - per esempio – di 1.000 euro annui, avrà un assegno mensile di 376 euro, pari alla differenza tra 5.889 (limite previsto) e 1.000 euro (reddito proprio), il tutto diviso per 13, cioè il numero delle rate pagate nell’anno. Mentre un reddito annuo superiore a 5.889 non dà diritto a nulla.

Se chi richiede l’assegno sociale è sposato, si considera anche la situazione del coniuge. In questo caso il limite raddoppia (11.778 euro). Con un reddito complessivo (di moglie e marito) superiore a quella cifra non è possibile ottenere l’assegno mensile; se invece le entrate (sempre di entrambi i coniugi) sono comprese tra 5.889 e 11.778 si ha diritto a un assegno proporzionalmente ridotto.

Ai più indigenti tra i titolari di assegno sociale viene riconosciuto un bonus mensile di 12,92 euro. La maggiorazione spetta a condizione che l’interessato (non sposato) abbia redditi (soggetti a Irpef e non) per un importo non superiore all’ammontare annuo complessivo dell’assegno sociale e della stessa maggiorazione (6.057 euro). Se invece il titolare è sposato, gli importi percepiti dalla coppia non devono superare 12.114 euro.

 

L’assegno sociale nel 2018

Pensionato solo

Pensionato sposato

Reddito proprio

Importo assegno

Reddito cumulato

Importo assegno

zero

€ 453 euro

meno di € 5.889

€ 453

Meno di € 5.889

Ridotto in proporzione

Da € 5.889 a € 11.778

Ridotto in proporzione

Più di € 5.889

Zero

Più di € 11.778

Zero

L’assegno sociale con la maggiorazione

Reddito proprio

Importo assegno

Reddito cumulato

Importo assegno

zero

€ 465,92 euro

meno di € 6.057

€ 465,92

Meno di € 6.057

Ridotto in proporzione

Da € 6.057 a € 12.114

Ridotto in proporzione

Più di € 6.057

Zero

Più di € 11.114

Zero

 

Pensioni minime. Il conteggio della pensione con il sistema retributivo (nel calcolo “contributivo” l’integrazione non è prevista), viene effettuato sulla base di due elementi: il numero degli anni di contributi e la cosiddetta “retribuzione pensionabile”, cioè la media degli stipendi percepiti nell’ultimo periodo di lavoro (o degli ultimi redditi dichiarati al fisco per i lavoratori autonomi). La rendita è pari al 2% della retribuzione pensionabile, per ogni anno di contributi.

Quando l’importo calcolato sulla base della contribuzione effettivamente versata risulta inferiore a una certa cifra (il minimo stabilito dalla legge) si procede all'integrazione, che rappresenta quindi la differenza, a carico della finanza pubblica, tra la quota effettivamente maturata e la soglia stabilita (l’integrazione al minimo non è invece prevista per la pensione calcolata interamente con il criterio contributivo).

Le condizioni stabilite perché scatti l’integrazione sono due:

il richiedente non deve avere altri redditi Irpef di importo superiore al doppio del minimo;

il reddito complessivo della coppia (pensionato e coniuge) non deve superare l’importo annuo di 4 volte il minimo.

Per il 2018, con un minimo stabilito in 507,42 euro mensili, la situazione si presenta così:

l’integrazione spetta nella misura totale se il reddito personale non supera 6.525 euro. Per chi è sposato il limite complessivo sale a 13.050 euro;

niente integrazione se il reddito personale supera i 13.050 euro (due volte il minimo). Né se quello della coppia sfonda il tetto di 26.099 euro (quattro volte il minimo).

Se il reddito personale o di coppia è compreso tra i due estremi, l’integrazione avviene in maniera parziale. Tutto dipende dall’importo della pensione a calcolo e dalla consistenza dell'importo percepito.

 

L’integrazione al minimo

Anno

Integrazione intera

Integrazione ridotta

Nessuna integrazione

Pensionato single

2017

€ 6.525

€ 6.526

€ 13.050

€ 13.050

2018

€ 6.889

€ 6.889

€ 13.778

€ 13.778

Pensionato coniugato

2017

€ 19.574

€ 19.574

€ 26.099

€ 26.099

2018

€ 19.790

€ 19.790

€ 26.386

€ 26.386

 

 

Il limite di reddito personale e quello di coppia devono essere entrambi rispettati. Basta che uno dei due venga superato per escludere il pensionato dall’integrazione al minimo. Lo stesso discorso vale anche se le entrate personali o cumulate sono comprese tra le due soglie previste. In questo caso, per calcolare l’integrazione vengono messe a confronto la differenza tra limite e reddito personale e la differenza tra limite e reddito di coppia e viene messo in pagamento l’importo più basso tra i due.

La maggiorazione sociale per le pensioni al minimo si differenzia a seconda dell’età del pensionato. L’importo mensile aggiuntivo è pari a:

  • 25,83 euro per chi ha un'età tra 60 e 64 anni;

  • 82,64 euro per chi si trova tra i 65 e 69 anni;

  • 136,44 euro per chi ha 70 anni o più.

 

Limiti di reddito e importo comprensivo della maggiorazione

Età

Pensionato solo

Pensionato coniugato

Importo assegno

Da 60 a 64 anni

€ 6.932,25

€ 12.821,25

€ 478,83

Da 65 a 69 anni

€ 7.670,78

€ 13.559,78

€ 535,64

Da 70 anni in su

€ 8.370,18

€ 12.485,46

€ 589,44

 

 

Un milione a tutti. Un milione di lire (ora 639 euro) per tutti è stato uno dei principali obiettivi in campo previdenziale fissato alla sua entrata in carica, nel 2002, dal governo Berlusconi. Già da alcuni anni alle pensioni minime, a determinate condizioni di reddito, veniva riconosciuta una maggiorazione sociale in modo da portarle a un livello economico più adeguato. La legge finanziaria del 2002 ha così stabilito che l’importo della maggiorazione sociale fosse elevato fino a consentire ai beneficiari di riscuotere una somma mensile di 516,46 euro (appunto, un milione di lire). Il vecchio milione, successivamente innalzato a 580 euro nel 2008 (governo Prodi) lievita annualmente sulla base dell’aggiornamento del trattamento minimo in base all’aumento del costo della vita.

Nel 2018, l'importo composto da quota minima e maggiorazione ha raggiunto 639 euro al mese. Per ottenere il beneficio occorre rispettare due condizioni legate all’età anagrafica e al reddito.

 

L’età. L’aumento viene riconosciuto ai pensionati over 70 e agli invalidi totali o inabili con più di 60 anni. Per evitare disparità tra chi ha versato contributi per parecchi anni e chi ha raggiunto la pensione con pochi versamenti, la legge prevede che il limite dei 70 anni per ottenere l’aumento si riduca, fino al un massimo di 65, di un anno ogni cinque di contributi versati. In questo modo è possibile avere il beneficio a 69 anni se si possono far valere almeno cinque anni di contributi, a 68 se i contributi versati sono pari almeno a dieci anni, a 67 se si hanno 15 anni di contributi e così via.

 

Limiti di reddito. Se il pensionato è single, la soglia da non superare (per il 2018) è di 8.371 euro. Se è sposato, i limiti da rispettare sono due: i redditi propri non devono superare gli 8.371 euro, mentre l'importo cumulato con quello del coniuge non deve essere maggiore di 14.260 euro l'anno. Se non si sfonda nessuna di queste due soglie, l’incremento è concesso in misura tale da non comportare il superamento dei limiti.

 

A chi spetta il “vecchio milione”

Età pensionato

Reddito personale

Reddito cumulato

Anni di contribuzione

65 anni

€ 8. 371

€ 14.260

Minimo 25 anni

66 anni

€ 8. 371

€ 14.260

Minimo 20 anni

67 anni

€ 8. 371

€ 14.260

Minimo 15 anni

68 anni

€ 8. 371

€ 14.260

Minimo 10 anni

69 anni

€ 8. 371

€ 14.260

Minimo 5 anni

70 anni

€ 8. 371

€ 14.260

Ininfluente

Invalidi totali 60 anni

€ 8. 371

€ 14.260

Ininfluente

 

 

Quale reddito. Oltre ai redditi assoggettabili a Irpef per le maggiorazioni sociali, vanno presi in considerazione anche quelli esenti, come la pensione di invalidità civile, la rendita Inail, l'indennità di accompagnamento, e via dicendo. Occorre inoltre conteggiare i redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o a imposta sostitutiva, come gli interessi che derivano da depositi bancari e postali, da Bot e Cct, nonché quelli conseguiti all’estero. Sono escluse soltanto le entrate che derivano dalla casa di abitazione e quelle provenienti da trattamenti di famiglia (assegni familiari).

 

Leonardo Comegna

http://www.inps.it