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LEGGE DI BILANCIO 2018, LE NOVITÀ SU PENSIONI E LAVORO

Si allarga la platea dell'Ape sociale, il sussidio (fino a un massimo di 1.500 euro  mensili) che accompagnerà alla pensione di vecchiaia gli ex lavoratori in situazioni economiche disagiate. Con l’anno nuovo, in seguito alla Legge di Bilancio 2018 (n.205/2017), saranno infatti 15 le categorie di lavori gravosi che potranno accedere all'anticipo pensionistico a carico dello Stato.

Undici già beneficiavano del trattamento di favore stabilito dalla Legge di Bilancio 2017, e cioè: 1) operai dell'industria estrattiva e dell'edilizia; 2) conduttori di gru e macchinari per la perforazione nelle costruzioni; 3) conciatori di pelli; 4) conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante; 5) conduttori di mezzi pesanti e camion; 6) professioni sanitarie infermieristiche con lavoro organizzato in turni; 7) addetti all'assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza; 8) insegnanti della scuola dell'infanzia; 9) facchini; 10) personale non qualificato addetto a servizi di pulizia; 11) operatori ecologici.

Dal 2018 si aggiungono altre 4 categorie (vedi la news del 20 ottobre): 1) braccianti agricoli; 2) pescatori; 3) marittimi; 4) lavoratori del settore siderurgico. Per tutti  è inoltre previsto lo stop all'adeguamento dell'età pensionabile previsto per il 2019. Dell’Ape sociale potranno inoltre beneficiare anche i lavoratori la cui disoccupazione deriva dalla scadenza naturale di un contratto a tempo determinato, a condizione che l’interessato, nei tre anni precedenti abbia avuto periodi di lavoro dipendente per almeno un anno e mezzo.

Queste le principali novità sulle pensioni presenti nella manovra economica 2018. Non mancano peraltro interventi in materia di lavoro. Nulla da fare, infine, per la tanto invocata riapertura dell’ “opzione donna, la possibilità concessa alle sole lavoratrici di pensionarsi  con 57 anni di età e 35 di contribuzione.

Per le donne viene ampliata da sei mesi a un anno per ogni figlio, sempre nel limite massimo di due anni, la riduzione dei requisiti contributivi per accedere all'anticipo pensionistico. Così la disoccupata con 2 figli potrà ottenere l’Ape con 28 anni anziché 30.

Buone notizie sul fronte del lavoro. Per dare una spinta all’occupazione giovanile stabile, a decorrere dal primo gennaio 2018, le imprese che assumono giovani “con contratti a tutele crescenti” (previsti dal famoso Job-act)  beneficeranno di uno sconto triennale sui contributi previdenziali dovuti all’Inps pari al 50%, nel limite massimo di 3mila euro. Il nuovo bonus  interesserà le assunzioni degli under 35 per il solo 2018. Lo sconto si applica anche nei casi di prosecuzione di un contratto di apprendistato in contratto a tempo indeterminato, qualunque sia l’età anagrafica del giovane e quando un’azienda assume, entro sei mesi dal conseguimento del titolo di studio, studenti che abbiano svolto percorsi di alternanza scuola-lavoro o di apprendistato per il conseguimento del titolo di studio.

Prorogato inoltre al 2018 lo sgravio contributivo già previsto lo scorso anno per i giovani agricoltori.  Cinque anni di contributi ridotti ai giovani di età fino a 40 anni  che quest’anno s’iscrivono alla previdenza agricola Inps, che fruiranno dell'esonero totale dal pagamento dei contributi per i primi 36 mesi e li pagheranno in misura ridotta del 66% e del 50% per i successivi due anni. Fermo restando l'accredito ai fini pensionistici; nessuna ripercussione negativa, quindi, sulla futura pensione.

Altra importante misura riguarda la cosiddetta Rita, la rendita integrativa temporanea anticipata che d’ora in poi diventa strutturale. Lo strumento, lo ricordiamo, consiste in un anticipo nell'erogazione del capitale accumulato nella forma pensionistica complementare  dal lavoratore sino al conseguimento della pensione nel regime obbligatorio. Attualmente tale strumento, introdotto con la manovra finanziaria del 2017, presenta molti problemi in quanto è stato agganciato all’Ape volontario e, dunque, sostanzialmente non è potuto partire. La nuova Legge  di Bilancio registra anzitutto la sua stabilizzazione oltre il 2018 e l’estende ai lavoratori che maturano l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio entro i 5 anni successivi (contro i 3 anni e 7 mesi previsti dalla normativa precedente) a condizione che risulti cessato il rapporto di lavoro. In alternativa, la Rita può essere attivata anche nei confronti di quei soggetti che risultino inoccupati per un periodo di tempo superiore a 24 mesi e che raggiungono l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 10  anni successivi.  Dal punto di vista fiscale è stata confermata l’assoggettabilità della rendita alla ritenuta a titolo d'imposta con l’aliquota del 15%, ridotta di una quota pari allo 0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo di partecipazione al fondo pensione.

www.inps.it