CLOSE

This website uses cookies. By closing this banner or browsing the website, you agree to our use of cookies. CLOSE

INPS: TUTTI I NUMERI SULLE PENSIONI DEGLI ITALIANI

In Italia ogni mese, nel settore del lavoro privato, vengono pagate più di 18 milioni di pensioni (18.029.590): oltre il 63% sono sotto i 750 euro, ma è un indicatore molto parziale di situazioni di effettiva povertà. Lo rileva l'Inps nel periodico Osservatorio sulle pensioni, che non include i trattamenti pubblici (ex Inpdap), né quelle del settore dello spettacolo (ex Enpals). Nella stragrande maggioranza dei casi (14,114 milioni) sono di natura previdenziale, cioè prestazioni che hanno avuto origine dal versamento di contributi durante l’attività lavorativa del pensionato.  Le rimanenti sono prestazioni di natura assistenziale, erogate dalla gestione degli invalidi civili (comprensive delle indennità di accompagno) e da quella delle pensioni e assegni sociali. L’importo complessivo annuo è pari a 197,4 miliardi di euro di cui 176,8 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. Il Fondo pensioni lavoratori dipendenti gestisce il 48,6% del complesso delle pensioni erogate e il 61,4% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) elargiscono il 27,3% del trattamenti per un importo in pagamento del 23,7%, mentre le gestioni assistenziali erogano il 21,7% delle prestazioni con un importo in pagamento di poco superiore al 10% del totale. 

Categorie e genere. Il 66,3% del totale è rappresentato da pensioni di vecchiaia, di cui poco più della metà (55,7%) erogate a soggetti di sesso maschile. Il 7,1% sono trattamenti d’invalidità (previdenziale) e il 26,6% pensioni della categoria superstiti,  di cui l’88% pagate a soggetti di sesso femminile. E ancora, il 77,9% delle pensioni di anzianità/anticipate sono erogate a soggetti di sesso maschile. E’ la prova che le donne hanno carriere decisamente più brevi di quelle degli uomini. Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 21,8% da pensioni e assegni sociali, di cui il 36,4% erogate a soggetti di sesso maschile, il restante 78,2% delle prestazioni sono erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità (qui gli uomini sono rappresentanti da un 40,4%).

Effetto Fornero. Le differenze nella distribuzione delle categorie, rispetto a quella rilevata negli analoghi prospetti relativi alle pensioni vigenti al primo gennaio 2016, sono dovute fondamentalmente all’evoluzione delle modifiche normative (vedi riforma Fornero), nonché alla contestuale evoluzione della struttura per età della popolazione. Il documento, infatti, osserva che e negli anni in cui l’età pensionabile aumenta, il numero delle pensioni liquidate per  vecchiaia diminuisce. In particolare, nel 2016 le pensioni di vecchiaia sono diminuite del 18% rispetto a quelle liquidate nel 2015. Da notare, inoltre, che, in corrispondenza del suddetto fenomeno, il numero delle pensioni d’invalidità liquidate aumenta, passando da 56.526 nel 2015 a 57.773 nel 2016. L’età media alla decorrenza delle pensioni previdenziali liquidate presenta un andamento sostanzialmente crescente negli anni.

Nord in testa. L’Italia settentrionale usufruisce del maggior numero di prestazioni pensionistiche. Infatti, il 48% delle pensioni viene percepito da soggetti residenti in questa zona, il 19,2% viene erogato al Centro, il 30,6% in Italia meridionale e isole. Il restante 2,2% (401.570 pensioni) viene erogato a soggetti residenti all’estero. Il Nord continua a essere l’area con il maggior numero di pensioni ogni mille residenti (312), seguita dal Centro con 287 e dal Mezzogiorno con 265 per mille. La regione con minor numero di pensioni previdenziali per residente risulta la Sicilia (174 pensioni per mille residenti), seguita dal Lazio con 181 pensioni e dalla Campania (184). In Lombardia, dove viene liquidato il 18,5% del totale delle prestazioni previdenziali, il coefficiente standardizzato di pensionamento è pari a 263 pensioni per mille abitanti (un totale di 2.612.763).

La Liguria che presenta il secondo tasso grezzo più elevato, 281 pensioni per mille residenti, si trova all’ottavo posto di questa classifica, per effetto della distribuzione per età della popolazione; la Liguria ha la più alta concentrazione di ultrasessantacinquenni in Italia. Mentre la Campania che presenta il tasso grezzo di pensionamento più basso, 149 pensioni per mille residenti, si trova al terzo posto poiché, in questo caso, la concentrazione di ultrasessantacinquenni è la più bassa d’Italia. Passando alla distribuzione territoriale degli importi erogati, si osserva che il 55% delle somme stanziate a inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale, il 25% all’Italia meridionale e le isole e il 20% all’Italia centrale. L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.137 euro e presenta il valore più elevato nel settentrione con 1.216.

Per le donne pensioni più magre. Gli uomini percepiscono pensioni mediamente più elevate rispetto alle donne, arrivando a quasi il doppio (più 94%) nel settentrione per la categoria vecchiaia. L’età media dei pensionati è 73,7 anni con una differenza tra i due generi di 4,6 anni (71,1 per gli uomini e 75,7 anni per le donne). Il 21,8% delle pensioni di vecchiaia è erogato a persone di età compresa tra 65 e 69 anni, fascia che rappresenta la maggiore concentrazione; seguono la fascia 70-74, con il 21,4%, quella 75-79 con il 20,4% e quella 80-84 con il 14,7%.

Meno di 750 euro. Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile, si osserva una forte concentrazione nelle classi basse. Infatti, il 63,1% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Questa percentuale, che per le donne raggiunge il al 76,5%, costituisce solo una misura indicativa della “povertà”, dice l’Inps: molti pensionati, infatti, sono titolari di più prestazioni (le donne con pensione propria e di reversibilità) o comunque di altri redditi. 

www.inps.it