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INFLAZIONE A ZERO, NEL 2017 NESSUN AUMENTO PER LE PENSIONI

Com’e avvenuto nel 2015 e 2016, anche quest’anno i pensionati resteranno a bocca asciutta: i loro assegni non avranno aumenti. Il consueto decreto interministeriale (Economia-Lavoro) che tutti gli anni anticipa la cosiddetta perequazione automatica, fissando un indice provvisorio (da conguagliare all’inizio dell’anno dopo), indica l’inflazione 2016 pari a zero. Il dato è stato confermato definitivamente dall’Istat, seguito dall’Inps: con la circolare 8 del 17 gennaio, l’Istituto riepiloga tutti i valori utili per il 2017.

Assegni al palo. Gli importi che l’Inps ha messo in pagamento il primo gennaio scorso sono in pratica la fotocopia di quelli di dicembre (detratta, ovviamente, la tredicesima). In altri termini, l’importo che il pensionato si è ritrovato sul proprio conto corrente ai primi di gennaio, è lo stesso di quello che ha trovato a novembre. L’ammontare del trattamento minimo 2017 resta quindi pari a 501,89 euro mensili (6.524,57 euro annui). Anche l’assegno sociale, la rendita assistenziale corrisposta agli ultrasessantacinquenni privi di altri redditi, introdotta dalla riforma Dini in sostituzione della “vecchia” pensione sociale, rimane ferma a 448,07 euro al mese (5.824,91 annuo).

Dunque tutto fermo, ma con due eccezioni. La prima riguarda tutti, e consiste in un conguaglio negativo una tantum per recuperare quanto erogato in più nel 2015, anno in cui la perequazione provvisoria fu stimata allo 0,30%, mentre a fine anno fu accertato che il valore definitivo era pari allo 0,20%. Questo avrebbe causato un recupero negativo a gennaio 2016: per evitarlo, la legge di Stabilità 2016 ha introdotto una sospensione del recupero inflattivo (0,3%-0,2%), prevedendo che lo stesso fosse effettuato in sede di rivalutazione definitiva dei trattamenti pensionistici 2016. Le maggiori somme diverse da perequazione corrisposte nel 2015 sono state quindi recuperate, per la generalità dei pensionati, sulle mensilità di maggio e giugno 2016. Il recupero del differenziale negativo, relativamente ai ratei corrisposti nel 2015, dice la circolare dell’ente, verrà effettuato in un massimo di quattro rate, a partire dalla mensilità di aprile 2017. A quanto sembra, però questo non dovrebbe accadere: il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti (nella foto) ha annunciato infatti che il Governo inserirà nel decreto Milleproroghe,  (attualmente in discussione in Parlamento) un apposito emendamento che esclude il recupero.

Un meccanismo inceppato. Prima della grande riforma Monti-Fornero, l'adeguamento pieno all'inflazione riguardava solo le pensioni fino a tre volte il trattamento minimo. Si abbassava al:

1) 90% per gli importi compresi fra 3 e 5 volte il minimo;

2) 75% per gli assegni sopra 5 volte il minimo.

Le regole valide per il quadriennio 2015-2018 dicono che l’adeguamento venga attribuito al:

1) 100% per i trattamenti complessivi fino a tre volte il minimo (mille e 500 euro lordi  al mese);

2) 95% per quelli da 3 a 4 volte il minimo;

3) 75% per quelli da 4 e 5 volte;

4) 50% per quelli da 5 a 6 volte;

5) 45% per i trattamenti complessivi superiori a 6 volte il trattamento minimo.

Per farla breve, sulle indicizzazioni ci sono stati nel tempo parecchi interventi con l’unico scopo di produrre risparmi; con i blocchi, infatti, la prestazione si riduce in modo  strutturale e non è più recuperabile nel valore (il fermo immagine del triennio 2012-2013 valeva poco meno di 25 miliardi). Ma va bene così. Lo dice anche la Corte Costituzionale quando afferma (sentenza 173 del luglio 2016) che tagliare l’adeguamento annuale delle pensioni all’inflazione è possibile se l’intervento ha un carattere di progressività, se cioè penalizza di meno gli importi più bassi.

Ticket pensioni d’oro. Una buona notizia comunque c’è e riguarda l’applicazione del contributo di solidarietà, voluto dalla Legge finanziaria 2014, che per un triennio (2014-2016) ha cessato di taglieggiare le famose “pensioni d’oro”. Il ticket, lo ricordiamo, colpiva i pensionati con assegni superiori a 14 volte il minimo nella misura del 6% sulla parte eccedente  e sino a 20 volte il minimo; nella misura del 12% sulla parte eccedente e sino a 30 volte il  minimo; e con un’aliquota del 18% sulla parte eccedente quest’ultimo importo.

 

Così le pensioni 2017

Trattamento minimo

€  501,89

Assegno sociale

€  448,07

Pensione sociale

€  369,26

Trattamenti sopra al minimo

0%

 

www.inps.it