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ALLARME INPS, I NATI DOPO IL 1980 IN PENSIONE A 75 ANNI

I giovani nati dopo il 1980 e con carriera discontinua rischiano di dover lavorare sino a 75 anni. E il grido d’allarme lanciato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri: in questi giorni l’Istituto previdenziale sta cominciando a spedire, a ritmi di 150mila alla settimana, le prime Buste arancioni de La mia pensione Inps, che contiene una proiezione dell’età di pensionamento e dell’importo del vitalizio. E intanto, con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il Governo riapre il capitolo.

L’età pensionabile. Per andare in pensione di vecchiaia attualmente servono 66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 e 7 mesi per le donne: per queste ultime, dal primo gennaio 2018 il limite sarà equiparato a quello degli uomini. Dal primo gennaio 2019, i requisiti saranno adeguati ogni due anni alla speranza di vita, e nel 2049 dovrebbero arrivare a 70 anni. Per la pensione anticipata occorrono attualmente 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne): sempre nel 2049, l’asticella per la pensione di vecchiaia dovrebbe elevarsi a 46 anni e 3 mesi. I giovani che hanno cominciato a lavorare dopo il primo gennaio 1996 e avranno quindi la pensione calcolata interamente con il contributivo, potranno staccare tre anni prima (attualmente, quindi, 63 anni e 7 mesi), ma solo se la pensione sarà superiore a 2,8 volte l’assegno sociale, pari attualmente a 5.825 euro l’anno (448 per tredici mensilità). In pratica, dovranno avere un vitalizio di almeno 16.310 euro l’anno: se non raggiungeranno questo requisito dovranno lavorare più a lungo e, come ha detto il presidente dell’Inps, in alcuni casi potranno staccare solo a 75 anni.

La busta arancione. In questi giorni l’Inps sta cominciando a mandare a casa dei lavoratori italiani La mia pensione Inps, il documento che contiene un estratto conto contributivo e la proiezione con la prevista data di pensionamento e importo dell’assegno. Queste simulazioni, però, si basano su parametri di partenza decisamente ottimistici, che rischiano di sovrastimare l’importo della pensione: ipotizzano infatti una carriera continua, senza buchi contribuitivi, con una crescita annua della retribuzione pari all’1,5% lordo annuo in termini reali (cioè al netto dell’inflazione) e un incremento del Pil (il Prodotto interno lordo, cui i montanti pensionistici sono agganciati) anch’esso dell’1,5% annuo in termini reali. Da molti anni a questa parte, invece, l’economia italiana è afflitta da una pesante recessione. Per evitare una proiezione fuorviante, è necessario che il lavoratore non si fermi alla proiezione fornita di default dall’Inps ma accedendo con il proprio Pin o con lo Spid (Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale, in pratica le credenziali per accedere ai servizi on line della Pubblica amministrazione) effettui una simulazione personalizzata basata su criteri più realistici, per esempio ipotizzando una crescita del Pil dell’1% anziché dell’1,5% e una retribuzione che non aumenta nel corso degli anni. Il divario può essere molto ampio: così, per esempio, secondo La mia pensione Inps un dipendente trentenne con un reddito attuale di mille euro netti al mese andrà pensione di vecchiaia nel 2056 con una pensione lorda di 1.749 euro al mese, pari a millequattrocento al netto delle tasse. Secondo le elaborazioni realizzate per CorrierEconomia da Progetica, società indipendente di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale e basate su una retribuzione costante e un Pil in crescita dell'1% annuo, invece, la pensione sarà pari a 1.217 euro lordi al mese e 1.029 (cioè quattrocento in meno) al netto delle tasse.

www.inps.it

PENSIONE DI VECCHIAIA ETA'
  Uomini Donne
1° gennaio 2012 66 anni 62 anni
1° gennaio 2013 66 anni e 3 mesi 62 anni e 3 mesi
1° gennaio 2014 66 anni e 3 mesi 63 anni e 9 mesi
1° gennaio 2015 66 anni e 3 mesi 63 anni e 9 mesi
1° gennaio 2016 66 anni e 7 mesi 65 anni e 7 mesi
1° gennaio 2017 66 anni e 7 mesi 65 anni e 7 mesi
1° gennaio 2018 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi
1° gennaio 2019 66 anni e 11 mesi 66 anni e 11 mesi
1° gennaio 2020 66 anni e 11 mesi 66 anni e 11 mesi
1° gennaio 2021 67 anni e 2 mesi 67 anni e 2 mesi