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FONDI PENSIONE: AUMENTANO GLI ISCRITTI MA MOLTI NON VERSANO CONTRIBUTI

I fondi pensione continuano a incrementare il numero degli iscritti, che ormai sfiorano gli 8 milioni. Ma al tempo stesso crescono coloro che non versano più, in particolare tra gli autonomi: l'anno scorso quasi 2 milioni, più di uno su quattro, non ha effettuato versamenti contributivi. E il 2016 è stato un anno nel complesso positivo per il rendimento offerto dal secondo pilastro, superiore al Tfr. Inoltre, i fondi e le Casse professionali continuano a essere le cenerentole tra gli investitori istituzionali impegnati a finanziare le imprese nazionali. Nel 2016 la quota destinata a questo obiettivo s’è fermata a 7,2 miliardi di euro, pari al 3,7% del totale delle attività (115,7 miliardi). Sono alcuni dei tratti principali della fotografia della previdenza complementare offerta dalla “Relazione annuale della Covip (l’Autorità di vigilanza del settore), illustrata l’8 giugno a Montecitorio dal presidente Mario Padula. Il quale ha peraltro invocato maggiore attenzione alla sanità integrativa, sempre più importante in una società che invecchia.

Iscritti su, ma sempre di più non versano contributi. A fine 2016 gli aderenti alla previdenza integrativa hanno raggiunto i 7,8 milioni con un incremento del 7,6%. Gli iscritti ai Pip nuovi (piani individuali pensionistici) sfiorano i 3 milioni, 2,6 milioni gli iscritti ai fondi negoziali (aziendali o di categoria), 1,3 milioni agli aperti (promossi da compagnie d’assicurazione, banche, Sim e Sgr) e 650mila quelli ai fondi preesistenti. "Rispetto all'anno precedete gli iscritti ai fondi negoziali sono aumentati del 7,4%”, osserva Padula, “anche al netto delle adesioni contrattuali, l'incremento risulta positivo per la prima volta dal 2008". Tuttavia le adesioni multiple sono circa 620mila. Gli iscritti effettivi al secondo pilastro risultano quindi 7,2 milioni, pari al 27,8% dell'intera forza lavoro. Anche nel 2016, tuttavia, si è ampliato il fenomeno dei mancati versamenti. Quasi 2 milioni di soggetti, in prevalenza lavoratori autonomi, non ha fatto versamenti contributivi, neel 2015 erano circa 1,8 milioni. Il fenomeno è determinato soprattutto dagli effetti della crisi. 

Battuto il Tfr. Il Rapporto della Covip mostra che il comparto presenta ancora un’eccessiva frammentazione dell'offerta, che si riflette sul livello dei costi. Tuttavia il rendimento medio offerto dalla previdenza complementare, grazie alla buona performance dei mercati finanziari, ha battuto il Tfr. Infatti, i fondi negoziali e quelli aperti hanno reso in media rispettivamente il 2,7 e il 2,2%. Per i Pip "nuovi" di ramo III (di tipo unit linked, che investono cioè in fondi comuni d’investimento o Sicav), il rendimento medio è stato del 3,6%; le gestioni separate di ramo I (in pratica i fondi assicurativi tradizionali) hanno reso il 2,1%. Nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato, al netto delle tasse, dell`1,5%. Nel 2016 i comparti azionari hanno realizzato guadagni superiori: 4,4% nei negoziali, 3,2% negli aperti e 6% nei Pip di ramo III. Su un periodo di osservazione più ampio (2008-2016), comprensivo delle fasi di turbolenza dei mercati finanziari, il rendimento netto medio annuo dei negoziali è stato del 3,4%, quello degli aperti del 2,9%, nei Pip si è attestato sul 3% per le gestioni di ramo I e sul 2,2% per quelle di ramo III. La rivalutazione del Tfr è stata del 2,2%. 

Offerta in aumento. Nel corso del 2016 è proseguito il processo di consolidamento dell'offerta.  Il settore conta 452 forme pensionistiche: 36 negoziali, 43 aperti, 78 piani individuali pensionistici (Pip), 294 preesistenti e FondInps  (dove confluiscono i versamenti di coloro che aderiscono tacitamente e per i quali  non è attiva alcuna forma pensionistica collettiva di riferimento). Nell`anno il numero di forme operative si è ridotto di ulteriori 17 unità, interessando 10 fondi preesistenti e 7 aperti. "Permangono margini di ulteriore concentrazione”, ha affermato Padula, “è importante sfruttarli per tendere a una più elevata efficienza, rafforzando la struttura organizzativa e di governance, innalzando la qualità dei servizi offerti agli aderenti, contenendo i costi. Anche esperienze d’integrazione funzionale fra fondi pensione possono contribuire al conseguimento di tali obiettivi".

Nel corso degli ultimi dodici mesi, è rimasto sostanzialmente stabile il profilo degli investimenti realizzati da fondi pensione e Casse professionali. Padula ribadisce che essi possono "svolgere un ruolo di assoluta rilevanza nel finanziamento all'economia, quali investitori istituzionali”. Considerati nel loro insieme, investono in Italia circa 71 miliardi di euro, pari al 37% del totale degli attivi. Ma la quota destinata al finanziamento delle imprese italiane rimane ancora esigua: 7,2 miliardi di euro, pari al 3,7% delle attività totali, di cui 3,4 miliardi in obbligazioni e 3,8 miliardi in azioni. Sempre secondo Padula, possono poi contribuire a intensificare l'impegno nell’economia reale le disposizioni introdotte con la Legge di Bilancio per il 2017. Da una parte le norme per favorire investimenti nel capitale delle imprese da parte di fondi e Casse professionali “attraverso lo strumento della fiscalità e la semplificazione dei meccanismi amministrativi preordinati al conseguimento dei relativi benefici”. A queste disposizioni si affiancano le iniziative più recenti  “volte a estendere a fondi e casse la possibilità di investire nei Pir (Piani individuali di risparmio)”.

Sanità integrativa. La previdenza complementare, sottolinea il Presidente della Covip, rappresenta solo una tessera, seppur molto importante, del più ampio mosaico dei bisogni delle società che invecchiano, bisogni al cui soddisfacimento la vigilanza sociale può offrire il suo determinante contributo. Tra questi bisogni sociali, spiccano “quelli di cura e di assistenza, anche a lungo termine, che particolare importanza hanno nelle società anziane”, dove la riduzione della mortalità si accompagna spesso all’aumento della morbilità. Al soddisfacimento di tali bisogni, in una logica di sussidiarietà al primo pilastro,  “concorre anche la sanità integrativa, le cui esigenze di riordino e di maggiore efficienza continuano a costituire una priorità per il Paese”. Diversamente dalla previdenza complementare, il settore della sanità integrativa, seppur già largamente sviluppato (operano sul mercato oltre 500 fondi) non risulta tuttora adeguatamente regolato, né efficacemente vigilato. 

www.covip.it