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UNIONCAMERE: IN ROSA IL 21,8% DELLE IMPRESE ITALIANE

A quanto pare la crisi non arresta le donne, che ora guidano il 21,8% delle imprese. I dati dell'Osservatorio dell'Imprenditoria femminile di Unioncamere indicano quasi 10mila imprese in più nel 2016, con una variazione del +0,7% rispetto al 2015. Insomma, l’universo delle donne imprenditrici, anche lo scorso anno, ha continuato a crescere, raggiungendo un milione e 321.862 imprese.  Lavorano nel commercio o guidano aziende agricole. Dirigono ristoranti o alberghi, si occupano della cura e del benessere della persona o interpretano al femminile l’Italian Style nel settore della moda.

I settori produttivi. Oltre il 70% dell’impresa femminile italiana si concentra in cinque  settori produttivi: commercio, agricoltura, servizi di alloggio e ristorazione, altre attività dei servizi e manifattura. Se mediamente il peso delle donne imprenditrici è pari a poco più di un quinto del totale, in alcuni ambiti la loro incidenza è assai più consistente. Caso emblematico è quello delle altre attività dei servizi, in cui le imprese femminili (circa 120mila) rappresentano oltre la metà delle attività di questo settore, primeggiando nei servizi alla persona. Le 15.200 imprese nella sanità raggiungono invece circa il 38% del totale e sono determinanti soprattutto nell’assistenza sociale residenziale. Poco più di un quarto (26%) delle imprese di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (50mila aziende) è  guidato da donne, grazie soprattutto all’elevata presenza tra le agenzie di viaggio e servizi per tour operator.  Se le 97mila imprese del settore manifatturiero rappresentano meno del 17% del totale, in alcuni segmenti fortemente legati al made in Italy, la creatività femminile trova modo di esprimersi al meglio. E’ il caso delle attività di confezione di articoli di abbigliamento, 43% del totale, così come tra le industrie tessili, quasi il 30%,  e nella fabbricazione di articoli in pelle (25%).

Artigianato. Su un totale di 97mila imprese registrate, ben 57mila sono artigiane. In pratica, il 58,6% delle donne che guida un’impresa manifatturiera ha scelto la forma dell’impresa artigiana, mentre, tra gli uomini, quest’incidenza è pari al 53,2%. Questo connubio “impresa femminile – artigianato” si esprime con forza nel settore tessile, del confezionamento di articoli di abbigliamento e nella fabbricazione di articoli in pelle, ma anche nel segmento alimentare e nella fabbricazione di carta e prodotti in carta. L’artigianato si afferma soprattutto nelle Marche, in Emilia Romagna, Lombardia e Friuli Giulia, dove circa 21% delle imprese è guidato da donne artigiane. Ma anche in Veneto, Toscana e Piemonte, dove rappresentano  mediamente il 20%.

In testa il Sud. Molise e Basilicata, insieme all’Abruzzo, sono le regioni in cui il tasso di femminilizzazione raggiunge i livelli massimi, mentre Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto quelle in cui l’incidenza delle imprese rosa sul totale è più bassa.  Se le imprese femminili continuano a concentrarsi, rispetto a quelle maschili, maggiormente nel Mezzogiorno, interessante è notare come la distribuzione geografica dell’impresa artigiana assuma caratteristiche tutte peculiari. Infatti, anche se l’artigianato femminile, con le sue 216.708 imprese registrate a fine 2016, rappresenta soltanto il 16% del tessuto imprenditoriale riferito al sesso debole, questo segmento è particolarmente significativo in tanti ambiti del fare impresa delle donne.  

www.unioncamere.it