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UNDICI MILIONI D’ITALIANI RINUNCIANO A CURARSI

 

Più sanità, ma solo per chi può permettersela. A dirlo è la ricerca Censis-Rbm assicurazione salute (società privata che vende polizze a copertura di spese sanitarie), presentata nei giorni scorsi a Roma al sesto “Welfare Day”.  I numeri sono in forte aumento: nel 2016 sono undici milioni (due milioni in più che nel 2012) gli italiani rinviano o rinunciano a prestazioni sanitarie per difficoltà economiche. Un problema che riguarda soprattutto anziani (2,4 milioni) e millennials, ovvero i nati tra gli anni Ottanta e il 2000 (2,2 milioni).

Peggiorato il Ssn.  In due anni, è aumentata di 80 euro a persona la spesa “out of pocket” destinata alla sanità, ovvero quella pagata dagli italiani di tasca propria e non rimborsata dal Servizio sanitario nazionale. Dal 2013 al 2015 si è passati infatti da 485 a 569 euro pro capite mentre, nello stesso arco di tempo, è salita a 34,5 miliardi di euro la spesa sanitaria privata, con un incremento del 3,2%: il doppio dell’aumento della spesa complessiva per i consumi delle famiglie, che nello stesso periodo è stata pari a +1,7%. Negli ultimi dodici mesi 7,1 milioni di italiani hanno fatto ricorso all’intramoenia (libera professione all’interno degli ospedali), il 66,4% per evitare le lunghe liste d’attesa. Il 30,2% si è invece rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Ma a pesare è anche lo scadimento della qualità del servizio sanitario pubblico. Per il 45,1% degli italiani , nella propria regione è peggiorata negli ultimi due anni (lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud), per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est). La lunghezza delle liste d'attesa è il paradigma delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d'attrazione della sanità a pagamento.

Lunghe liste d’attesa. Nella sanità pubblica il ticket è aumentato fino a superare il costo della stessa prestazione in una struttura privata: il 45,4% dei cittadini ha pagato nel privato tariffe uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico. Questo dato cresce di 5,6 punti percentuali rispetto al 2013. E non è solo un problema d’incremento dei ticket: il 72,6% delle persone che hanno dovuto scegliere la sanità privata l’ha fatto a causa delle liste d'attesa che nel servizio sanitario pubblico si allungano. Anche se 5,4 milioni di italiani nell’ultimo anno hanno ricevuto prescrizioni di farmaci, visite o accertamenti diagnostici che si sono rivelati inutili, oltre il 51,3% di loro si dichiara contrario alla ventilata  sanzione nei confronti dei medici per questo motivo. Il cosiddetto decreto “dell’appropriatezza” che vuole eliminare le prescrizioni inutili, si legge nel rapporto, incontra l’ostilità dei cittadini, che sostengono la piena autonomia decisionale del medico nello stabilire le terapie, anche come baluardo contro i tagli nel sistema pubblico. Infatti, il 64% è contrario alla norma: il 50,7% perché ritiene che solo il medico può decidere se la prestazione è effettivamente necessaria e il 13,3% perché giudica che le leggi sono motivate solo dalla logica dei tagli.

Una mano dal Fisco. Secondo il consigliere delegato di Rbm assicurazione salute, Marco Vecchietti, bisognerebbe ripensare le agevolazioni fiscali per le forme sanitarie integrative. E questo per assicurare tutte le prestazioni che oggi sono pagate di tasca propria dagli italiani e rimuovere le penalizzazioni di natura fiscale per i cittadini che decidono su base volontaria di assicurare la propria famiglia. Secondo Vecchietti la sanità integrativa è oramai un'esigenza per tutti gli italiani e non può più essere considerata un benefit per i lavoratori dipendenti o un lusso per i più abbienti.

www.censis.it

www.rbmsalute.it