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PENSIONI, VERSO LA PROROGA DELL’OPZIONE DONNA

Proroga in vista per l’Opzione donna. Quasi certamente la Legge di bilancio per il 2019 estenderà il particolare regime pensionistico riconosciuto in via sperimentale sino al 31 dicembre 2015, che, in deroga ai requisiti pensionistici previsti dalla riforma Monti-Fornero, permette alle sole lavoratrici di accedere alla pensione anticipata con requisiti più favorevoli. Scontando però questa agevolazione con un calcolo interamente contributivo del trattamento di pensione. La proroga dovrebbe valere sino al 2021 con il sostanziale mantenimento dei requisiti anagrafici e contributivi sino ad ora vigenti.

Un anno in più.  Considerando il prossimo scatto della speranza di vita, nel 2019 potranno lasciare in anticipo le lavoratrici dipendenti (sia private che pubbliche), con 58 anni di età (59 le autonome) e 35 anni di contributi. In entrambi i casi per l'esercizio dell'opzione occorre risultare in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995. Resterebbe in vigore anche il sistema delle cosiddette “finestre mobili “, meccanismo che fa slittare concretamente la decorrenza della pensione dalla data di maturazione dei requisiti: 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.

Calcolo contributivo. Come detto, il calcolo della pensione avverrà con il metodo contributivo. Sistema decisamente meno vantaggioso di quello retributivo; si perde una quota di pensione tra il 25 ed il 30%. Peraltro, la riapertura della “pensione anticipata rosa” non dovrebbe presentare grossi problemi di spesa. Potrà infatti essere finanziata dai risparmi registratisi dalla differenza tra le risorse a suo tempo stanziate e quelle effettivamente utilizzate.

Da un monitoraggio dell’Inps, aggiornato ad aprile, emerge che dall’inizio del 2016 sono state erogate con i requisiti di opzione donna poco meno di 28mila pensioni per un onere complessivo di poco superiore ai 118 milioni di euro.

La fotografia scattata dall’Istituto evidenzia anche che dalla sola ultima proroga prevista dalla legge di bilancio 2017 sono emersi 1.035 assegni (per un onere di 5,3 milioni di euro). Insomma, una ripartenza sarebbe subito fattibile, visto anche il costo non proibitivo per le casse statali. Tutto ciò offrirebbe alle donne la possibilità di rientrare in famiglia per dedicarsi soprattutto alla tanto invocata cura e assistenza dei propri anziani. La decisione del governo (raggiunta all’unanimità) è anche giustificata dal fatto che per molte lavoratrici sarebbe impossibile raggiungere i requisiti della ormai famosa “Quota cento”, che prevedono un minimo contributivo di 38 anni. L'opzione donna si rivolgerebbe pertanto alle platee non coinvolte nella nuova flessibilità in uscita. La conferma di quanto annunciato la si vedrà solo dopo la presentazione in Parlamento (attesa per i primi giorni di novembre) del testo ufficiale della Legge di bilancio.

www.governo.it

Leonardo Comegna