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PENSIONI, IL GOVERNO APRE ALLE DONNE E AI GIOVANI

Come da copione, il punto centrale dell’ultimo vertice Governo-sindacati del 28 novembre ha riguardato l'innalzamento dell'età per la pensione, che arriverà a 67 anni dal 2019. Ad aprire il tavolo di confronto è stato il premier, Paolo Gentiloni, che presentando ai sindacati un nuovo documento del Governo ha sottolineato come "più sostegno il pacchetto avrà dalle forze sindacali, più sarà forte nel trovare spazio compiuto nella Legge di bilancio".
All'interno del testo hanno trovato spazio sezioni dedicate ai giovani e alle donne, novità sul fronte dei lavori gravosi, e il coinvolgimento delle parti sociali nelle due commissioni tecniche che dovranno da un lato innovare il calcolo dell'impatto delle aspettative di vita sull'età di pensionamento, e dall'altro studiare la separazione tra previdenza e assistenza.

Il "pacchetto" in 12 punti.  Un pacchetto previdenziale in 12 punti del valore di circa 300 milioni di euro: è questa dunque la proposta definitiva messa sul tavolo dall’esecutivo dopo mesi di confronto per trovare un accordo con Cgil, Cisl e Uil, sull'adeguamento dell'età pensionabile alle aspettative di vita. Il nuovo testo contiene aperture sulla previdenza dei giovani e delle donne e un piccolo ampliamento della platea dei lavoratori che svolgono attività usuranti, con l'inserimento dei siderurgici di "prima fusione". Vediamo il dettaglio.

1) Revisione del meccanismo di adeguamento. E’ la "revisione strutturale", con effetto dello scatto biennale del 2021, del meccanismo di calcolo dell'adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di accesso al pensionamento. Le modifiche prevedono che per il calcolo dell'adeguamento: a) si tenga conto della "media della speranza di vita nel biennio di riferimento rispetto a quello del biennio precedente"; b) si tenga conto di "un'eventuale riduzione della speranza di vita relativa al biennio di riferimento da portare in riduzione dell'adeguamento successivo; 3) venga fissato “un limite massimo di tre mesi per ciascun adeguamento futuro, da riassorbire nell'ambito dell'adeguamento successivo qualora sia registrato un incremento superiore".
2) Allargamento dei lavoratori esenti. L'immediata esenzione di 15 categorie di occupazioni particolarmente gravose dall'innalzamento, previsto per il 2019, del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia e del requisito contributivo per quella anticipata (di cui non si era fatto cenno nell’incontro precedente). Nella lista ci sono le 11 categorie già individuate ai fini dell'Ape sociale e 4 categorie aggiuntive con particolari indici d’infortunistica e di stress da lavoro correlato: 1) operai e braccianti agricoli; 2) marittimi, addetti alla pesca; 3) siderurgici di prima e seconda fusione; 4) lavoratori del vetro addetti ad alte temperature. La novità dell'ultima ora è l'inserimento dei lavoratori siderurgici di prima fusione, misura che interessa anche i lavoratori Ilva. In generale l'esenzione è "condizionata allo svolgimento di attività gravose da almeno 7 anni nei 10 precedenti il pensionamento", e al "possesso di una anzianità contributiva pari ad almeno  ad almeno 30 anni".
3) Commissione tecnica. Si prevede una l’istituzione di una Commissione tecnica di studio sui lavori gravosi e usuranti presieduta dal presidente dell'Istat e composta da rappresentanti dei ministeri dell'Economia, del Lavoro e della Salute, di Istat, Inps e Inail con la partecipazione di esperti provenienti dal mondo datoriale e sindacale. La Commissione dovrà concludere i lavori entro il 30 settembre del 2018, ed entro i dieci giorni successivi il governo presenterà al parlamento una relazione sugli esiti di questo lavoro.
4) Previdenza complementare. Sul tema della previdenza complementare il governo punta all'incentivazione, soprattutto per incrementare l'adesione dei lavoratori pubblici. Il quarto punto del pacchetto prevede, infatti, la parificazione della tassazione sulle prestazioni di previdenza complementare per i dipendenti pubblici al livello di quella dei privati.
5) Silenzio-assenso. Dovranno essere stabilite, con una specifica norma di legge, le "forme di adesione basate anche su sistemi di silenzio-assenso”, come definite dalle parti istitutive dei fondi pensione, destinate ai pubblici dipendenti che saranno assunti in futuro.
6) Occhio alla spesa. Al sesto punto è prevista l'istituzione di una Commissione tecnica di studio dedicata all'approfondimento della comparazione della spesa previdenziale a livello internazionale. Anche questa Commissione sarà presieduta dal numero uno dell'Istat e sarà composta da rappresentanti dei ministeri dell'Economia, del Lavoro e della Salute, di Istat, Inps e Inail con la partecipazione di esperti provenienti dal mondo datoriale e sindacale. I lavori della Commissione dovranno concludersi entro il 30 settembre 2018 ed entro i dieci giorni successivi il governo presenterà al parlamento una relazione sugli esiti del lavoro.
7) Ammortizzatori sociali. Il settimo punto riguarda l'accesso agli ammortizzatori sociali finanziati dal Fis (Fondo d'integrazione salariale) con l'impegno del governo d'incrementare "il limite normativo di erogabilità delle prestazioni da 4 a 10 volte l'ammontare dei contributi dovuti da ciascuna azienda che richiede la prestazione".
8) Ape sociale e precoci. Come promesso, l'esecutivo poi s'impegna a garantire, "alla luce dell'eventuale rideterminazione per il 2018 e gli anni successivi delle previsioni di spesa per l'Ape sociale e per i lavoratori precoci nell'ambito dei limiti di spesa programmati", l'ampliamento della platea alle "nuove categorie di attività gravose" che salgono a quota 15 dalle precedenti 11.

9) Donne. Il Governo, inoltre, punta all'allargamento dei requisiti di accesso alle prestazioni, altra novità dell'ultima ora, "per le lavoratrici con figli, al fine di avviare il processo di superamento della disparità di genere e dare primo riconoscimento al valore sociale del lavoro di cura e maternità svolto dalle donne".
10) Ape sociale strutturale. Si tratta della la prospettiva di mettere a regime l'istituto dell'Ape sociale, attraverso "l'accantonamento in un apposito fondo dei risparmi di spesa".
11) Giovani. Con l'undicesimo punto il Governo apre sul fronte dei giovani e s'impegna a dare priorità alla "sostenibilità sociale dei trattamenti pensionistici destinati ai giovani, in modo da assicurare l'adeguatezza delle pensioni medio-basse nel regime contributivo, con riferimento sia alla pensione anticipata che a quella di vecchiaia". Il ripristino di una sorta di trattamento minimo, non previsto per le pensioni liquidate in regime contributivo.
12) Sviluppo della previdenza complementare. Infine, con il dodicesimo punto, l'esecutivo s'impegna a dare priorità allo sviluppo della previdenza complementare nel settore privato "nell'ambito di un confronto aperto anche alle rappresentanze delle organizzazioni dei datori di lavoro".

Le reazioni. Il responso dei sindacati sui contenuti della proposta è tutt'altro che omogeneo. La posizione più dura (com’era prevedibile) è quella del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha confermato "un giudizio di grande insufficienza sui temi proposti oggi dal Governo", e criticato le risorse messe a disposizione, il cui pacchetto previdenziale varrebbe solo "63 milioni" di euro e non 300. Leggermente più morbido è il commento della Uil, che giudica positivo quanto fatto rispetto alle risorse a disposizione. La trattativa è stata invece promossa dalla Cisl, che riconosce che "con questo pacchetto il Governo mette altri 300 milioni" sul tema della previdenza e che dall'aumento dell'età pensionabile che scatterà nel 2019 "vengono esclusi 30mila lavoratori".