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PENSIONI, IL 63% È INFERIORE A 750 EURO

All'inizio del 2016 sono in corso 18,1 milioni di pensioni, con "una forte concentrazione nelle classi basse" di importo. L'importo complessivo annuo è pari a 192,6 miliardi di euro, di cui 173 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. Lo rileva l'Inps nelle statistiche in breve dell'Osservatorio delle pensioni, che non considera però i trattamenti pubblici ed ex Enpals (lavoratori dello spettacolo), sottolineando che il 63,4% degli assegni (11,5 mln) è inferiore a 750 euro. Nel 2015 l'Istituto di previdenza ha liquidato 1.120.638 pensioni, di cui oltre la metà (il 51%) di natura assistenziale (assegni di invalidità civile). 'Un numero così elevato rispetto alla consistenza delle pensioni in pagamento”, si legge nel documento, “è compensato da un ricambio molto più veloce rispetto alle prestazioni di tipo previdenziale. Gli importi annualizzati stanziati per le pensioni liquidate nel 2015 ammontano a 10,4 miliardi di euro”.
Le pensioni vere e proprie.Ogni mese in Italia vengono pagate più di 18 milioni di pensioni private (18.136.850), ma quelle di natura previdenziale, cioè che hanno dietro il versamento di contributi, sono 14.299.048. Di queste, 4,2 milioni sono pensioni d’anzianità, cioè liquidate prima del raggiungimento dei requisiti per la vecchiaia (nel 55,4% erogate a uomini), 272 mila sono veri e propri prepensionamenti, 4,9 milioni pensioni di vecchiaia, circa 3,8 milioni di reversibilità (l'88,1% erogate a donne) e un milione d’invalidità (il 48,8% erogate a maschi). Per le donne gli assegni inferiori a 750 euro sono oltre i tre quarti del totale (il 77,1%): è solo una misura indicativa della povertà, dato che molti pensionati (le donne con la reversibilità) hanno più di una prestazione o altri redditi. Nel 2015 la spesa complessiva annua è stata pari a 156,6 miliardi. L'età media dei pensionati è di 73,6 anni, con una differenza fra i due generi di 4,5 anni (71 anni gli uomini e 75,5 le donne). È da rilevare infine che, per effetto delle ultime riforme che hanno allungato i tempi, l'età media alla decorrenza del pensionamento è in aumento, passando, per la pensione di vecchiaia dai 62,9 del 2010 ai 65,4 anni dei primi due mesi del 2016 e, per le pensioni di anzianità, da 59,1 anni a 60,6 nello stesso periodo.
Il peso dell’assistenza. A inizio 2016 le pensioni di natura assistenziale erano 2.980.799, erogate per il 44% nel Sud. Al Nord è liquidato il 34,7% delle prestazioni (37,2 ogni 1.000 residenti), al Centro il 20,6% delle prestazioni (50,8 ogni 1.000 residenti) e al Sud il 44,8% (64,1 ogni 1.000 residenti). La distribuzione territoriale mostra che mentre le prestazioni previdenziali si concentrano nel Nord (190 pensioni di vecchiaia ogni mille residenti, contro le 102 nel Sud) per quelle assistenziali la situazione si rovescia. Di assegni sociali ve ne sono 7,8 ogni mille residenti al Nord e tre volte tanto al Sud: 22,6. Le sole prestazioni agli invalidi civili sono 37,2 ogni mille residenti al Nord, salgono a 50,8 al Centro e a 64,1 al Sud. La regione col minor numero di pensioni previdenziali è la Sicilia (177 per mille residenti), seguita da Lazio (184) e Campania (187). Quelle che ne hanno di più sono l’Emilia Romagna (266) e la Lombardia (265). Per le prestazioni assistenziali, invece, la classifica si inverte. In testa ci sono Calabria (101 per mille) seguite da Campania e Sicilia (97). In fondo troviamo Emilia Romagna (42), Piemonte (44), Veneto e Friuli (45) e Lombardia (46), tassi dimezzati rispetto alle regioni meridionali.
Più pensioni che pensionati. Il numero delle pensioni non coincide con quello dei pensionati. L’Inps, infatti, spiega che “la popolazione fra 75 e 79 anni ha in media più di una pensione a testa e quella con più di 90 anni quasi due. Questo succede perché, con l’avanzare dell’età, sussiste una maggiore probabilità di invalidarsi e/o di rimanere vedove/i”. Così è vero che l’importo degli assegni si concentra verso il basso, con il 63,4% delle pensioni sotto i 750 euro, percentuale che sale al 77,1% per le donne, ma questo dato «costituisce solo una misura indicativa della povertà, per il fatto che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi». Infatti, su 11,5 milioni di assegni inferiori a 750 euro, quelli che beneficiano di prestazioni legate ai redditi bassi (integrazioni al minimo, maggiorazioni e assegni sociali, pensioni d’invalidità civile) sono 5,2 milioni, il 45,4%. 

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