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PENSIONI, COSÌ I TAGLI NEL 2019

Neanche nel 2019 si tornerà alla normale perequazione delle pensioni. Il 2018 avrebbe dovuto essere l'ultimo anno di operatività della deroga della Legge Finanziaria 2014 che per ben cinque anni (2014/2018), dopo il blocco totale per il biennio 2012/2013 (in parte recuperato grazie alla Corte Costituzionale), ha ridotto la rivalutazione per salvaguardare i conti pubblici. Dal 2019 si sarebbe dovuto tornare alle regole originarie risalenti al 2001. Non solo più favorevoli ai pensionati, ma che vedono anche applicare la rivalutazione con modalità più vantaggiose. Non per un singolo scaglione in base all'importo complessivo della rendita, ma per diversi scaglioni in base alle fasce d'importo della stessa. Un escamotage tecnico, questo, che ha consentito ulteriori risparmi di spesa.

Ebbene, in base a una norma della Legge di Bilancio 2019 il “trucchetto” e una ridotta rivalutazione saranno in vigore per altri tre anni: 2019-2021. Se tra il 2014 e il 2018 il "danno" è stato tutto sommato contenuto perché l'inflazione si è tenuta complessivamente bassa (in alcuni anni è stata addirittura negativa), ora che sta rialzando la testa, l'erosione del potere d'acquisto degli assegni dell’Inps si farà sentire maggiormente. Non va infatti dimenticato l’effetto trascinamento di cui risentono le pensioni superiori alla soglia di protezione di 1.523 euro. I futuri adeguamenti per tener conto dell’inflazione, infatti, si applicheranno a importi sterilizzati e quindi più bassi. La perdita, insomma, è destinata a crescere in modo esponenziale nel corso del tempo. Nella tabella che segue vengono messe a confronto la rivalutazione secondo le norme in vigore e quella in base alle norme previste dalla Legge di Bilancio 2019, sulla base del tasso Istat dell'1,1% già deliberato per il 2019. Più alto è l’importo della pensione, maggiori saranno i tagli: come si può vedere nella tabella, ne risentiranno i vitalizi dai 2.500 euro in su.

Che cos’è la perequazione. È l’automatismo che consente l'adeguamento delle pensioni al costo della vita, in modo da salvaguardarne il reale potere d'acquisto. Negli anni 2012 e 2013, la riforma Fornero ha attribuito la rivalutazione al 100% solo alle pensioni fino a tre volte il minimo; nulla a quelle d'importo superiore. Nel 2014 l'aumento è stato dell'1,2%. Nel 2016 e 2017 l'Istat è stato negativo, per cui non c'è stato aumento. Nel 2015, invece, ci sarebbe dovuto essere un recupero (a debito) sulle pensioni, perché l'indice di rivalutazione provvisorio (0,3%) risultò superiore a quello definitivo (0,2%). Pertanto, nel 2016 ci sarebbe dovuta essere una “trattenuta” dello 0,1% moltiplicato per le 13 mensilità erogate nel 2015.

Si trattava d'importi modesti: tra 16 e 20 euro per pensioni lorde mensili tra 1,4 mila e 3 mila euro. Ma prima la Legge di Stabilità 2016 e poi il provvedimento “Milleproroghe” del 2017 hanno rinviato il recupero al 2017 e poi al 2018, nella speranza che la ripresa dell'inflazione riuscisse a compensare l'effetto negativo sugli assegni. E così è stato. Il recupero è infatti avvenuto all’inizio di quest’anno, in unica soluzione sulla mensilità di gennaio per gli importi fino a 6 euro, in due rate di pari importo sulle mensilità di gennaio e febbraio per i conguagli di importo superiore a 6 euro.

 

 

Pensioni, come cambierà l’adeguamento all’inflazione

 

Importo della pensione al dicembre 2018

Come avrebbe dovuto essere

Come sarà

Fino a € 1.523

  + 1,10% (100% Istat)

+ 1,10% (100% Istat)

Da € 1.523 a € 2.030

+ 0,99% (90% Istat)

+ 1,067% (97% Istat)

Da 2.030 a € 2.538

+ 0,825% (75% Istat)

+ 0,847% (77% Istat)

Da 2.538 a € 3.046

+ 0,825% (75% Istat)

+ 0,572% (52% Istat)

Da 3.046 a € 3.553

+ 0,825% (75% Istat)

+ 0,5717 (47% Istat)

Da 3.046 a € 4.061

+ 0,825% (75% Istat)

+ 0,495 (45% Istat)

Da 3.046 a € 4.061

+ 0,825% (75% Istat)

+ 0,495 (45% Istat)

Oltre € 4.061

+ 0,825% (75% Istat)

+ 0,44 (40% Istat)

 

Chi perderà di più con il nuovo meccanismo

 

Importo dicembre 2018

Cosa avrebbe

dovuto incassare

Cosa incassa

effettivamente

Differenza mensile

Differenza annua

Fino a 1.523 euro

1.640

1.640

0

0

€ 2.000

€ 2.022

€ 2.022

0

0

€ 2.300

€ 2.325

€ 2.320

€ 5

€ 65

€ 2.500

€ 2.522

€ 2.509

€ 13

€ 169

€ 3.000

€ 3.018

€ 3.004

€ 14

€ 182

€ 3.300

€ 3.323

€ 3.308

€ 15

€ 195

€ 3.500

€ 3.535

€ 3.519

€ 16

€ 208

€ 3.800

€ 3.832

€ 3.815

€ 17

€ 221

€ 4.000

€ 4.079

€ 4.061

€ 18

€ 234

€ 4.200

€ 4.241

€ 4.221

€ 20

€ 260

€ 4.500

€ 4.536

€ 4.515

€ 21

€ 273

€ 4.700

€ 4.745

€ 4.721

€ 24

€ 312

 

 

Così le pensioni nel 2019

Trattamento minimo

513,01 euro

Assegno sociale

457,99 euro

Pensione sociale

377,44 euro

 

www.inps.it

Leonardo Comegna