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IN PENSIONE SEMPRE PIÙ TARDI, L’ITALIA SARÀ AL PRIMO POSTO IN EUROPA

Stando a quanto trapela dalla stanza dei bottoni, a breve il Governo emanerà un decreto per rivedere l’età minima necessaria per andare in pensione. In teoria il meccanismo, previsto per legge, non lascia margini di discrezionalità. L’età della pensione è legata alla speranza di vita a 65 anni, cioè il tempo che in media resta da vivere una volta superata la boa dei 65. E a parlare chiaro sono i numeri sul tavolo dei tecnici dei ministeri di Economia e Lavoro.

L’adeguamento demografico. La speranza di vita dopo i 65 anni si sta allungando: per gli uomini siamo passati dai 18,6 anni del 2013 ai 19,1 anni del 2016; per le donne da 22 a 22,4 anni. Per questo l’ipotesi è che venga spostata verso l’alto anche l’età della pensione, che potrebbe passare dai 66 anni e sette mesi di adesso a 67 anni: non subito, ma a partire dal 2019. Cosa che spingerebbe ancora più in alto quei requisiti previdenziali che già adesso fanno dell’Italia uno dei Paesi dove si va in pensione più tardi.

Ma si procederà davvero fino in fondo? L'aumento non è una novità, è previsto da una legge del 2011 che lega l'adeguamento dell'età del ritiro alle aspettative di vita: la scansione degli anni è nella legge. L'ultimo adeguamento c'è stato nel 2016, il prossimo sarà nel 2019 poi la cadenza diventerà biennale, 2021, 2023 e 2025. Gli adeguamenti vanno dai 4 mesi (come l'anno scorso) a due: quello previsto peri l 2019 è, appunto, di tre mesi. Ma c'è un particolare.

Nel 2015, anno di riferimento per l'adeguamento del 2019, non c'è stato il consueto aumento delle aspettative di vita che giustifica l'inasprimento dei requisiti per il ritiro. Per la prima volta dopo anni, complici una sanità sempre meno inclusiva e la crisi economica, in Italia si vive un po' meno. Secondo l'Istat la speranza di vita alla nascita per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85). Un'inversione di tendenza che ha una rilevanza statistica, e quindi anche degli effetti nelle scelte della politica.

Primi in Europa. Attualmente solo la Grecia prevede per la pensione di vecchiaia un’età più elevata di quella necessaria in Italia: 67 anni per uomini e donne, rispetto ai 67 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 e 7 per le donne che sono richiesti in Italia. Nel nostro paese, però, è previsto un meccanismo di adeguamento automatico alla speranza di vita: l'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia sarà quindi la più alta in Europa, e il divario si accrescerà nei prossimi anni con l'adeguamento demografico. In Germania è previsto il passaggio a 67 anni nel 2029, in Francia dopo il 2022 e nel Regno Unito nel 2028. Nella gran parte dei paesi europei l'età per la pensione di vecchiaia è fissata intorno ai 65 anni, con aumenti verso i 67 anni dopo il 2020 (in Danimarca nel 2022, in Spagna nel 2027, in Croazia nel 2038, in Austria 65 anni per le donne nel 2033).

Nel confronto aperto con i sindacati, il Governo ritiene impraticabile la possibilità che si torni indietro sugli aumenti dei requisiti di uscita dal 2019. Con l'allungamento della speranza di vita e, quindi, del godimento della pensione, il meccanismo tende a spostare in avanti anche l'età di maturazione della pensione di vecchiaia e della pensione anticipata. Si dovranno attendere i dati i definitivi dell'Istat, ma la sensazione è che dal 2019 verranno richiesti 5 mesi in più di lavoro, con uscita per la pensione anticipata a 64 anni e per la vecchiaia a 67. Lo spostamento dell’adeguamento produrrebbe un pesante passivo per l'Inps.

Tuttavia, la via d'uscita potrebbe essere trovata nell'allargamento delle categorie cui è riconosciuta un'uscita anticipata attraverso l'Ape sociale, meccanismo che non va a incidere direttamente sui canali previdenziali essendo configurati, dal punto di vita della contabilità, agli ammortizzatori sociali. Comunque, ferma restando l'uscita fissata a 63 anni, si dà (quasi) per certo un abbassamento dei requisiti contributivi. Pertanto, nel caso di pensionamento anticipato con Ape social, i 36 anni necessari per l'uscita delle lavoratrici che svolgano attività faticose (maestre d’asilo, infermiere con turni, etc.), diventerebbero 34, e i 30 previsti per tutte le altre categorie scenderebbero a 28: ma solo per le donne che abbiano avuto figli (6 mesi in meno per ognuno).

Tutti contro. Lavorare a un rinvio strutturale dell’adeguamento dell’età di pensionamento. E’ questo l’appello che i presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, girano a Governo e Parlamento, definendo  l’aumento automatico dell’età “inconcepibile oltre che irragionevole”.  Contrari, ma con diversa motivazione, anche la Ragioneria Generale dello Stato e il presidente dell’Inps, Tito Boeri, il quale ritiene che il superamento di questo adeguamento automatico non farebbe altro che far salire la spesa pensionistica (il costo per lo Stato sarebbe di 141 miliardi), a danno delle future generazioni. C’è poco da fare: entrare in tarda età nel mondo del lavoro con attività precarie e frammentarie non può far certamente sperare in una pensione decorosa. Le scelte finali avverranno a giorni in occasione del varo della manovra economica (Legge di Bilancio 2018).

 

Così l’età pensionabile in Europa

Paese

Uomini

Donne

Paese

Uomini

Donne

Austria

65

60

Lituania

63 e 4 mesi

61 e 8 mesi

Belgio

65

65

Lussemburgo

65

65

Bulgaria

63 e 10 mesi

60 e 10 mesi

Malta

62

62

Cipro

65

65

Paesi Bassi

65 e 3 mesi

65 e 3 mesi

Croazia

65

61 e 6 mesi

Polonia

65 e 11 mesi

60 e 11 mesi

Danimarca

65

65

Portogallo

66 e 2 mesi

66 e 2 mesi

Estonia

63

63

Regno Unito

65

62 e 4 mesi

Finlandia

63

63

Rep. Ceca

63

62 e 4 mesi

Francia

62

62

Romania

65

60 e 4 mesi

Germania

65 e 4 mesi

65 e 4 mesi

Slovacchia

62

62

Grecia

67

67

Slovenia

65

65

Irlanda

66

66

Spagna

65

65

Italia

66 e 7 mesi

65 e 7 mesi

Svezia

61

61

Lettonia

62 e 9 mesi

62 e 9 mesi

Ungheria

63

63

Paesi non aderenti all’UE

Islanda

65

65

Norvegia

62

62

Liechtenstein

64

64

Svizzera

65

64

Fonte: Ufficio studi Uil