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OPZIONE DONNA, INCLUSE ALTRE 4 MILA LAVORATRICI

Tutti soddisfatti, in primis l’ex Ministro del lavoro Cesare Damiano, per l’emendamento apportato dalla Commissione lavoro della Camera al disegno di Legge di Bilancio 2017, circa l’estensione di Opzione donna alle lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1957 e del 1958 (le autonome), che erano rimaste escluse dalla proroga varata lo scorso anno. Damiano (nella foto) presiede la stessa Commissione e da tempo sostiene con forza questa misura, per la quale misura sono stati stanziati circa 257 milioni di euro: se sarà varata, secondo la relazione tecnica (agli atti parlamentari) saranno coinvolte oltre 4mila signore. Attenzione, lo slittamento del termine non cancella gli incrementi delle speranze di vita ai fini dell'accesso alla pensione, nonché la famosa finestra mobile. Vediamo di spiegarci meglio.

Com’è nata. Introdotta dalla riforma Maroni (legge 243/2004) e riscoperta in massa dopo la Monti-Fornero (circa 88 mila donne nel 2015, secondo i dati Inps), l’opzione consente di anticipare l'uscita di diversi anni rispetto alle regole ordinarie, che richiedono in alternativa:

1) età pari a 66 anni e 7 mesi (per le donne del pubblico impiego; 65 anni e 7 mesi le dipendenti del settore privato; 66 anni e 1 mese le autonome), insieme a 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia);

2) almeno 41 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dalla carta d’identità (pensione anticipata).

Tutto ciò, a condizione che le interessate scelgano la liquidazione del meno vantaggioso metodo contributivo, subendo mediamente una decurtazione sull'assegno che oscilla intorno al 25-30%. Non solo Per questa tipologia di prestazione resta infatti in vigore la famosa “finestra mobile”, secondo cui l'assegno Inps viene pagato dopo dodici mesi per le dipendenti e diciotto per le autonome, dopo la maturazione dei requisiti.

La proroga.  Anche le lavoratrici nate nell'ultimo trimestre 1957-1958 potranno quindi fruire dell'opzione, a condizione che abbiano accumulato 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015. In pratica, questo significa che le nate dal primo ottobre al 31 dicembre del 1958 (o del 1957 se autonome) maturano il diritto all'opzione entro il 31 luglio 2016. Bisogna infatti tener conto degli effetti di un adeguamento (demografico) di tre mesi nel 2013 e di altri quattro nel 2016, per un totale appunto di sette mesi. Un esempio concreto: un’operaia o impiegata nata il 31 dicembre 1958 maturerà il diritto il 31 luglio 2016 e potrà ottenere la pensione dopo altri 12 mesi, vale a dire dal primo agosto 2017. 

 

Parole chiave

Speranze di vita. Numero di anni che mediamente una persona può sperare di vivere in base alle proiezioni demografiche.  Con una legge del 2010 è stato deciso che i requisiti anagrafici  richiesti  per la pensione di vecchiaia e quelli contributivi richiesti per la pensione anticipata, debbano nel tempo fare riferimento, con cadenza triennale (biennale a partire dal 2019), all’incremento della “speranza di vita”, elaborati dall’Istat.

Pensione di anzianità (anticipata). Trattamento che si ottiene prima del raggiungimento dell'età pensionabile in presenza di determinati requisiti contributivi: 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi, le donne).

Pensione di vecchiaia. Trattamento che si ottiene al verificarsi di due condizioni essenziali,  età e contribuzione minima: 65 anni e 7 mesi le donne dipendenti del settore privato; 66 anni e 1 mese le autonome,  insieme ad almeno 20 anni di contributi.