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NEL 2017 CALA IL SIPARIO SULLA MOBILITÀ

Addio all’indennità di mobilità. Dal 2017 a garantire il sostegno al reddito in favore dei lavoratori che perdono il posto in maniera involontaria, sarà soltanto la Naspi, la nuova indennità di disoccupazione. Il cambiamento, stabilito dalla riforma del lavoro targata Fornero (legge 92/2012), segnerà la fine di un’epoca. Soprattutto, per le imprese che, nei momenti di difficoltà, non potranno più utilizzare questa leva per gestire le eccedenze di personale. Perdendo, inoltre, le misure incentivanti a essa collegate: l’assunzione di un soggetto iscritto nelle liste di mobilità, consentiva infatti all’azienda di pagare i relativi contributi previdenziali nella misura scontata prevista per gli apprendisti.

Lavoratori interessati. Sono tutti i lavoratori (soprattutto) delle grandi aziende, licenziati dopo il 31 dicembre 2016, che non potranno più essere collocati in mobilità ordinaria. Dal primo gennaio 2017, potranno beneficiare esclusivamente della Naspi (la nuova indennità di disoccupazione). Attenzione.  Non cambia nulla per coloro che sono già in mobilità alla data del 31 dicembre 2016, i quali, pertanto, continueranno a fruire dell'indennità, secondo le vecchie regole,  fino all'esaurimento del periodo di assistenza. In proposito, va ricordato che la mobilità poteva garantire un sostegno, che sino al 2014 copriva un ultracinquantenne del Mezzogiorno,  sino a 48 mesi dalla perdita del posto di lavoro e un assegno pari all'80% della retribuzione teorica lorda spettante (le sole voci fisse che compongono la busta paga).

La Naspi. Dal 2017 chi entra nel regime Naspi (introdotto dal Jobs-Act), può contare su un sostegno diciamo così più “personale”,  pari  alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni. In sostanza, la durata massima del sussidio potrà arrivare al massimo a due anni e non sarà più ancorata all’età del lavoratore o alla zona di residenza. Per averne diritto, il lavoratore dovrà far valere un minimo di 13 settimane (3 mesi) di contribuzione negli ultimi quattro anni, e  almeno 30 giorni di lavoro effettivo nell'ultimo anno che precede lo stato di disoccupazione. L’importo mensile dell’assegno Naspi è dato dalla somma degli imponibili previdenziali (le retribuzioni lorde) degli ultimi quattro anni, diviso il numero delle settimane coperte di contribuzione e moltiplicando il risultato per 4,33 (numero di settimane contenute in un mese). Se l’importo ottenuto è pari o inferiore a 1.195 euro, se ne incassa il 75%, se è superiore, si aggiunge anche il 25% della differenza, il tutto entro un massimale di 1.300 euro mensili. L'importo si riduce del 3% al mese dal quarto mese di fruizione. Chi riscuote la Naspi deve, a pena di decadenza, partecipare alle iniziative di orientamento e riqualificazione, proposte dai Centri per l’impiego.

Come si è visto, il calcolo della nuova indennità è piuttosto complesso. Per avere un’idea di quanto s’incassa facciamo l’esempio di un lavoratore che negli ultimi quattro anni ha regolarmente prestato attività con una retribuzione lorda di 22.000 euro. Avrà diritto, per 2 anni (metà del periodo lavorato)  a un assegno mensile di 1.025 euro per i primi 3 mesi; dal quarto mese l’assegno scende via via, sino a ridursi a 540 euro nell’ ultimo mese (il ventiquattresimo). Ipotizziamo ora lo stesso soggetto che però negli ultimi quattro anni ha lavorato solo per due. Avrà diritto a un assegno di 1.015 euro per i primi tre mesi, che via via si riducono sino ai 771 dell’ultimo mese (il dodicesimo).

Parole chiave

Disoccupato. In “stato di disoccupazione” si definisce il dipendente licenziato, privo di una attività lavorativa che si rende immediatamente disponibile a cercare e a svolgere un lavoro, secondo modalità definite con i servizi per l’impiego.

Mobilità. L’indennità di mobilità è una prestazione di durata più lunga rispetto alle altre prestazioni a sostegno del reddito del lavoratore che perde il posto perché licenziato. Scatta alla fine della cassa integrazione, allorché l’azienda non riesce a reintegrare tutti i dipendenti momentaneamente sospesi. L’indennizzo è pari: al 100% del trattamento di cassa integrazione e all’80% per i periodi successivi.

Naspi. E' una prestazione economica che dal primo maggio 2015 sostituisce l’indennità di disoccupazione. L’assegno Naspi non può superare 1.300 euro mensili.