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FUGA ALL’ESTERO, L’ITALIA NON È UN PAESE PER PENSIONATI

Siamo quasi a giugno, il mese delle tasse. E’ questo il motivo che spinge sempre più pensionati italiani a trasferirsi all’estero per beneficiare di un regime fiscale agevolato. In alcune zone è prevista persino la totale detassazione delle pensioni. Ci sono paesi in cui la presenza di pensionati italiani è in forte crescita, specialmente dove il costo della vita è più basso. Insomma, chi si trasferisce in queste zone non solo riceve una pensione più alta, ma può persino vivere con meno soldi rispetto a quanto avrebbe fatto in Italia. Non a caso l'Inps registra una fuga massiccia, che cresce anno dopo anno con un'impennata (+65%) nel 2014. In percentuale l'aumento maggiore si è verificato verso Australia e Nuova Zelanda, ma anche l'Africa (soprattutto Tunisia) esercita un'attrattiva potente sugli italiani. Il grosso dei pensionati nostrani sceglie comunque di stabilirsi in Europa.

I più gettonati. Spagna (Canarie), Portogallo, Malta, Bulgaria sono le nazioni più gettonate in base a criteri semplici: livello dei prezzi, minori tasse, qualità della vita, possibilità di restare nell'Unione europea, lontananza non eccessiva dai parenti lasciati in patria. La Bulgaria, per esempio, è la nazione meno cara dell'Ue: la media dei prezzi è inferiore del 48% rispetto alla media dei 28 paesi. In Italia invece è superiore del 2%. Ciò significa che ai confini con Grecia e Turchia il potere d'acquisto è più che doppio rispetto al nostro. Tra i Paesi extra Ue, da segnalare in particolare la Tunisia: si paga solo il 25% delle tasse sul 20% del reddito. Se, come sappiamo, l'Italia non è un Paese per giovani, costretti a emigrare per trovare lavoro, ora non lo è nemmeno per i vecchi. Che dopo anni di sacrifici in molti casi non hanno nemmeno il minimo per sbarcare il lunario.

Le convenzioni. Attenzione, non tutti coloro che si trasferiscono in un altro Paese possono beneficiare delle agevolazioni fiscali, dal momento che queste valgono solo per le nazioni che hanno firmato una convenzione con l’Italia contro la doppia imposizione (si veda tabella in fondo pagina). Per percepire la pensione italiana tassata secondo le norme del regime fiscale del Paese in cui ci si trasferisce, occorre essere considerati residenti all’estero. In proposito l’Inps (messaggio n. 3830 dell’ottobre 2017) afferma che bisogna soddisfare i seguenti requisiti;

1) non essere iscritti nell’anagrafe delle persone residenti in Italia per più della metà dell’anno;

2) essere iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero);

3) non essere domiciliati in Italia per più della metà dell’anno;

4) vivere nel Paese estero per almeno 183 giorni l’anno  (184 se trattasi di anno bisestile)

A questo proposito l’Inps, in qualità di sostituto d’imposta, chiarisce che ai fini dell’accertamento della residenza fiscale, è tenuto a verificare la sussistenza del solo requisito formale (cancellazione dalle anagrafi comunali italiane per la maggior parte del periodo d’imposta).  Mentre il controllo del possesso degli ulteriori requisiti soggettivi previsti, quali il trasferimento della sede principale degli affari ed interessi, nonché della dimora abituale all’estero, rimane di stretta competenza dell’attività investigativa dell’Agenzia delle entrate.

Pertanto, il pensionato che intende chiedere la detassazione della pensione deve produrre all'Istituto esclusivamente l’attestazione in originale della residenza fiscale rilasciata al pensionato dalla competente Autorità estera (documento che non può essere autocertificato), nonché l’attestazione di cancellazione dall’anagrafe comunale italiana o iscrizione all’Aire, anche per il tramite di una autocertificazione.

L’avvenuta cancellazione dai registri della popolazione residente e la contestuale iscrizione all’Aire rientrano, infatti, nell’attività di verifica che gli uffici periferici dell’ente devono compiere per accertare che il soggetto non sia fiscalmente residente in Italia, in quanto cancellato dalle anagrafi comunali della popolazione residente in Italia per la maggior parte del periodo d’imposta, cioè per almeno 183 giorni all’anno (184 se si tratta di anno bisestile).

Domanda entro 3 mesi. La nota dell’Inps ricorda peraltro che per la verifica della cancellazione dalle anagrafi comunali, il cittadino italiano che trasferisce la propria residenza da un comune italiano all’estero (anche se in un paese dell’Unione europea), entro 90 giorni dal trasferimento deve procedere all'iscrizione all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) presso l’Ufficio consolare competente. Quest’iscrizione comporta la contestuale cancellazione dall’Anagrafe della popolazione residente (Apr) del Comune di provenienza. L'Istituto precisa, infine, che la detassazione della pensione a opera direttamente dell'Inps ha carattere facoltativo e non comporta, pertanto, un obbligo di adeguamento per l'Istituto in caso d’incertezza sulla sussistenza dei requisiti previsti dalle rispettive Convenzioni. In questi casi, alla pensione si continuerà ad applicare la tassazione italiana.

 

I Paesi convenzionati contro la doppia imposizione

Paesi dell’Unione europea (28)

Marocco

Argentina

Norvegia

Australia

Principato di Monaco

Brasile

Russia

Canada

San Marino

Cina

Svizzera

Emirati Arabi

Tunisia

Giappone

Usa

 

www.inps.it

Leonardo Comegna