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APE SOCIALE A MAGLIE PIÙ LARGHE, SI AMPLIA LA PLATEA

Si allentano le maglie per conseguire il pensionamento anticipato gratuito (l’Ape sociale). Come promesso dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dal Presidente dell’Inps Tito Boeri, la platea degli aventi diritto è stata infatti allargata, incorporando anche chi durante il periodo disoccupazione si sia reimpiegato per un breve periodo (meno di 6 mesi). Non solo. Ai fini del requisito minimo di 30 anni di contribuzione richiesto per l’accesso al beneficio, valgono anche i periodi di lavoro all’estero. Due paletti non di poco conto, finalizzati a far rientrare tra gli aventi diritto un maggior numero di lavoratori in stato di disagio, esclusi a causa di cavilli burocratici che a detta di molti avrebbero vanificato gran parte dell’operazione decisa dall’ultima Legge di Bilancio.

Cos’è l’Ape sociale.  E’ una misura che consente, per un periodo sperimentale dal primo maggio 2017 al 31 dicembre 2018, il pensionamento anticipato ad alcune categorie di lavoratori particolarmente disagiate. Tre le condizioni stabilite:

1) un’età di almeno 63 anni;

2) far valere un minimo di 30 anni di contributi (36 per i lavori gravosi);

3) maturare una pensione almeno pari a 703 euro lordi.

 A differenza dell'Ape “volontario”, che prevede un  prestito bancario che dovrà essere restituito nell’arco di vent’anni, la versione  sociale rappresenta un sussidio di accompagnamento alla pensione,  interamente a carico dello Stato. E’ pari all’importo del trattamento spettante al momento dell’accesso alla prestazione, nel limite mensile di 1.500 euro (non soggetto a rivalutazione Istat), pagato per 12 mensilità (e non 13 come avviene per la normale pensione).  L'Ape sociale è riservata solo ad alcune categorie, più precisamente:

1) i disoccupati (licenziati), che hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione (Naspi) da almeno 3 mesi;

2)  coloro che assistono, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge oppure  un parente di primo grado convivente portatore di handicap (legge n. 104/1992) in situazione di gravità;

3)  gli invalidi civili che presentino una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti Commissioni sanitarie, almeno  pari al 74%;

4) i dipendenti che, al momento della domanda svolgono da almeno 6 anni in via continuativa attività lavorative per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo (operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia, conciatori di pelli,  personale viaggiante, infermieri  con lavoro organizzato in turni, insegnanti di asilo e operatori ecologici), e siano in possesso di un'anzianità contributiva di almeno 36 anni.

Le novità. A far scattare l’allarme da parte di Cgil, Cisl e Uil sono stati i dati, riferiti al monitoraggio delle richieste alla data del 15 luglio, annunciati nei giorni scorsi dall’Inps: accolte solo 20.957 su un totale di 65.972 domande. Si è reso quindi necessario un confronto urgente con le organizzazioni sindacali (avvenuto il 25 ottobre), dove si è convenuto di far partire immediatamente le necessarie semplificazioni, in modo che quest’importante strumento introdotto con la scorsa Legge di bilancio possa essere pienamente applicato.

Il confronto ha quindi prodotto due correttivi piuttosto importanti, considerato quanto può essere fatto in via amministrativa senza passare per una norma di legge. Con l'ampliamento delle maglie di accesso e la revisione delle istanze in un primo tempo bocciate: la valorizzazione della contribuzione estera ai fini della maturazione dei requisiti (30 o 36 anni) e la compatibilità, per quanto riguarda il profilo dei lavoratori disoccupati, di una attività minima di durata non superiore a 6 mesi od occasionale (i cd. Voucher) dopo la scadenza dell’ammortizzatore sociale (Naspi/mobilità). Altre importanti indicazioni dovrebbero arrivare nei prossimi giorni, con riferimento ai “lavori gravosi” e con una decisa semplificazione della documentazione da produrre. 

www.inps.it