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ANCHE NEL 2016 LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE HA STACCATO IL TFR

Anche nel 2016 la previdenza complementare ha fatto decisamente meglio della liquidazione. In base ai dati della Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (nella foto il presidente Mario Padula) l’anno scorso i rendimenti aggregati, al netto dei costi di gestione e delle tasse, sono stati in media positivi per tutte le tipologie di forma pensionistica e per i rispettivi comparti. I fondi negoziali e i fondi aperti hanno reso in media, rispettivamente, il 2,7% e il 2,2%; per i Pip “nuovi” di ramo III, il rendimento medio è stato del 3,6%. Nel 2016 il Tfr si è rivalutato, al netto dell’imposta sostitutiva, dell’1,5%. Il Tfr è pari al 6,91% della retribuzione lorda; presso il datore di lavoro si rivaluta a un tasso fisso dell’1,5%, più il 75% dell’inflazione, che l’anno scorso è stata appunto pari a zero.

Mentre i contributi ai fondi pensione cominciano a maturare rendimenti sin da quando vengono versati, la rivalutazione del Tfr mantenuto in azienda riguarda solo l’importo maturato al 31 dicembre dell’anno precedente. Questo meccanismo determina una differenza di circa lo 0,2% a sfavore del Tfr. All’interno di ciascuna delle diverse tipologie di forma pensionistica, nel 2016 i risultati migliori sono stati ottenuti dalle linee a maggior contenuto azionario, sospinte dall’apprezzamento delle Borse nell’ultimo trimestre dell’anno; nello stesso periodo, i rendimenti delle linee obbligazionarie e garantite hanno subito l’effetto della riduzione dei corsi dei titoli di debito, pur rimanendo nella media dell’anno in territorio positivo.

Adesioni e patrimonio in crescita. Il 2016 è stato un anno positivo anche sul piano delle adesioni e del patrimonio della previdenza complementare. Alla fine del 2016, le prime erano circa 7,8 milioni; al netto delle uscite, la crescita dall’inizio dell’anno è pari a 557mila (+7,7%).
Nei fondi negoziali, si è registrato un incremento di 177.000 iscrizioni (7,3%), per un totale a fine anno di 2,597 milioni; in tutto il corso dell’anno, le adesioni sono state ancora trainate dal meccanismo di adesione contrattuale ai fondi rivolti ai lavoratori del settore edile. L’andamento delle iscrizioni è stato marginalmente più dinamico nelle forme pensionistiche di mercato offerte da intermediari finanziari. Le adesioni sono aumentate di 108mila unità nei fondi aperti (9,5%) e di 271mila nei Pip “nuovi” (10,5%), portando il totale complessivo a fine anno, rispettivamente, a circa 1,259 milioni e 2,867 milioni.

Secondo stime preliminari che escludono la crescita dei fondi pensione preesistenti e dei Pip “vecchi”, a fine 2016 il patrimonio accumulato dalle forme pensionistiche complementari si è attestato a 149 miliardi di euro.
Le risorse dei fondi negoziali ammontano a 45,9 miliardi, in crescita dell’8%. I Pip “nuovi” dispongono di un patrimonio di 23,8 miliardi e i fondi aperti di 17 miliardi; l’incremento nell’anno è stato, rispettivamente, del 18,8% e del 10,8%. 

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