AL VIA IL CONFRONTO SUL RISCATTO DELLA LAUREA GRATUITO PER I GIOVANI
Riscatto della laurea gratuito, finalizzato a una pensione sempre più lontana e incerta, soprattutto per i più giovani. L'ipotesi, richiesta da tempo dalle organizzazioni sindacali e recentemente rilanciata da Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia, ora potrebbe davvero concretizzarsi. La proposta, formulata dal rappresentante del Governo nel corso del Forum sulla previdenza organizzato dalla Cassa dei commercialisti, è quella di fiscalizzare il periodo contributivo legato agli studi universitari.
Valorizzare sostanzialmente gli anni di università a fini pensionistici, soprattutto per quanto riguarda i giovani, senza però richiedere il corrispettivo, sempre molto oneroso e che molte volte ha disincentivato gli interessati a concludere l'operazione. Oggi, infatti, riscattare gli anni di laurea è una soluzione in alcuni casi inevitabile (per avere un assegno pensione dignitoso), ma anche un’operazione molto onerosa. Gli importi da versare sono molto cospicui e variano in base a alcuni parametri, tra cui gli anni da riscattare e i tempi della richiesta. Prima viene presentata la domanda, minore sarà la somma da pagare. In tutti i casi, i costi corrispondono più o meno a quelli degli interessi di un mutuo.
Più laureati. L’idea, come detto, è quella di far in modo che gli anni di studio valgano per la pensione senza dover sborsare quattrini. Insomma, la ratio del riscatto gratis è di agevolare le nuove generazioni, considerato che, tra crisi e disoccupazione, rischiano di non avere i contributi necessari a permettere di avere un futuro sereno durante la vecchiaia. Con questa misura, quindi, da un lato i giovani potrebbero trovarsi ad accumulare qualche anno contributivo senza interruzioni, e dall’altro potrebbero essere incentivati a laurearsi. Va ricordato, infatti, che con il 25,3% di cittadini italiani laureati siamo ultimi in Europa, dove la media è del 38,7%,
Occhio ai giovani. La gratuità del riscatto non riguarderà tutti, ma sarà rivolta alla generazione cosiddetta “Millennials”, ovvero i contribuenti nati tra il 1980 e il 2000, in modo da assicurare una continuità contributiva, visto che i loro percorsi professionali sono costellati da grandi vuoti. Ne potranno beneficiare coloro che al momento dell'entrata in vigore della norma risulteranno essere studenti, e la contribuzione figurativa sarà legata al conseguimento obbligatorio della laurea. La proposta, che ha trovato grandi aperture nel sindacato, ora deve essere definita nel tavolo di confronto tra Governo e organizzazioni. A quanto è dato sapere, la base sarà costituita da una proposta complessiva, capace di valorizzare i periodi di disoccupazione, bassi salari legati a contratti precari e assenza dal lavoro, con un occhio di riguardo alle donne, per ragioni di cura di figli piccoli o di anziani. Ma poniamo un freno ai facili entusiasmi facili. Al momento si tratta solamente di un’idea che, peraltro, deve fare i conti con le risorse a disposizione per dare il via alla cosiddetta “fase 2”, concordata tra Governo e sindacati lo scorso autunno (dove si è deciso l’Ape, che ha poi trovato spazio nella Legge di Bilancio).